Nella memoria di Sant’Ignazio di loyola, a tre giorni dalla conclusione della Giornata mondiale della gioventù, Papa Francesco ha lanciato un nuovo tweet all’inizio della mattina dal suo account Twitter in 4 lingue. “Cari giovani vale la pena scommettere su Cristo e sul Vangelo, rischiare tutto per grandi ideali!”. Alle 8.30 di questo mercoledì il Papa ha presieduto la S. Messa nella chiesa romana del Gesù. Occasione della visita la festività odierna di sant’Ignazio di Loyola, fondatore dei gesuiti. Il pontefice ha voluto riconfermare, in questo modo, il legame con la sua famiglia religiosa, come aveva avuto già modo di dichiarare al ritorno da Rio: “Io mi sento gesuita nella mia spiritualità; nella spiritualità degli Esercizi, la spiritualità, quella che io ho nel cuore. Ma tanto mi sento così che fra tre giorni andrò a festeggiare con i gesuiti la festa di Sant’Ignazio: dirò la Messa al mattino. Non ho cambiato di spiritualità, no. Francesco, francescano: no. Mi sento gesuita e la penso come gesuita. Non ipocritamente, ma la penso come gesuita”.
Il Vescovo di Roma ha celebrato la S. Messa in forma privata, riservata ai membri della Compagnia operanti nella capitale ed a poche altre persone invitate. Nel corso dell’omelia Francesco ha invitato i suoi confratelli a mettere da parte sé stessi per servire gli altri ed ha poi ricordato le figure di due gesuiti che “hanno dato la vita” nel loro ministero quali san Francesco Saverio e padre Pedro Arrupe. “Penso a padre Paolo”, ha detto inoltre Francesco, ricordando così Padre Dall’Oglio, il religioso di cui si sono perse le tracce in Siria, che in un primo momento sembrava fosse caduto vittima di un rapimento, anche se la Santa Sede ha smentito questa notizia.
Alla fine della celebrazione Francesco si è recato processionalmente all’altare che custodisce le spoglie di sant’Ignazio per un momento di preghiera. Ad attenderlo all’esterno una folla festante che Francesco ha salutato sorridente mentre usciva dalla porta del collegio internazionale del Gesù. Al termine dei saluti il Papaè tornato in Vaticano a bordo della Ford Focus, che ormai sembra accompagnarlo in tutti gli spostamenti “romani”.
Una curiosità sui Gesuiti
: uno dei voti dei Gesuiti è quello di obbedienza totale al Pontefice e nella lettera ricevuta il giorno successivo alla sua elezione da padre Adolfo Nicolàs (Generale della Compagnia del Gesù) il “capo” dei gesuiti aveva espresso disponibilità per essere inviati alla vigna del Signore in conformità con lo spirito del nostro voto speciale di obbedienza che ci unisce al Santo Padre in maniera così specifica.,Francesco aveva risposto così: “La ringrazio di cuore per questo segno di stima e vicinanza, che ricambio con piacere, chiedendo al Signore che illumini e accompagni tutti i Gesuiti affinché, fedeli al carisma ricevuto e sulle orme dei santi del nostro amato Ordine, possano essere, con l’azione pastorale ma soprattutto con la testimonianza di una vita interamente consacrata al servizio della Chiesa, Sposa di Cristo, lievito evangelico nel mondo, alla ricerca incessante della gloria di Dio e del bene delle anime”.
Il testo integrale dell’Omelia pronunciata da Papa Francesco nella Celebrazione di questa mattina:
il testo dell’omelia:
In questa Eucaristia in cui celebriamo il nostro Padre Ignazio di Loyola, alla luce delle Letture che abbiamo ascoltato, vorrei proporre tre semplici pensieri guidati da tre espressioni: mettere al centro Cristo e la Chiesa; lasciarsi conquistare da Lui per servire; sentire la vergogna dei nostri limiti e peccati, per essere umili davanti a Lui e ai fratelli.
1. Lo stemma di noi Gesuiti è un monogramma, l’acronimo di “Iesus Hominum Salvator” (IHS). Ciascuno di voi potrà dirmi: lo sappiamo molto bene! Ma questo stemma ci ricorda continuamente una realtà che non dobbiamo mai dimenticare: la centralità di Cristo per ciascuno di noi e per l’intera Compagnia, che Sant’Ignazio volle proprio chiamare “di Gesù” per indicare il punto di riferimento. Del resto anche all’inizio degli Esercizi Spirituali, ci pone di fronte a nostro Signore Gesù Cristo, al nostro Creatore e Salvatore (cfr EE, 6). E questo porta noi Gesuiti e tutta la Compagnia ad essere “decentrati”, ad avere davanti il “Cristo sempre maggiore”, il “Deus semper maior”, l’”intimior intimo meo”, che ci porta continuamente fuori da noi stessi, ci porta ad una certa kenosis, ad “uscire dal proprio amore, volere e interesse” (EE, 189). Non è scontata la domanda per noi, per tutti noi: è Cristo il centro della mia vita? Metto veramente Cristo al centro della mia vita?. Perché c’è sempre la tentazione di pensare di essere noi al centro. E quando un Gesuita mette se stesso al centro e non Cristo, sbaglia. Nella prima Lettura, Mosè ripete con insistenza al popolo di amare il Signore, di camminare per le sue vie, “perché è Lui la tua vita” (cfr Dt 30, 16.20). Cristo è la nostra vita! Alla centralità di Cristo corrisponde anche la centralità della Chiesa: sono due fuochi che non si possono separare: io non posso seguire Cristo se non nella Chiesa e con la Chiesa. E anche in questo caso noi Gesuiti e l’intera Compagnia non siamo al centro, siamo, per così dire, “spostati”, siamo al servizio di Cristo e della Chiesa, la Sposa di Cristo nostro Signore, che è la nostra Santa Madre Chiesa Gerarchica (cfr EE, 353). Essere uomini radicati e fondati nella Chiesa: così ci vuole Gesù. Non ci possono essere cammini paralleli o isolati. Sì, cammini di ricerca, cammini creativi, sì, questo è importante: andare verso le periferie, le tante periferie. Per questo ci vuole creatività, ma sempre in comunità, nella Chiesa, con questa appartenenza che ci dà coraggio per andare avanti. Servire Cristo è amare questa Chiesa concreta, e servirla con generosità e spirito di obbedienza.
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