Nell’odierna commemorazione di tutti i fedeli defunti, nuovo tweet del Pontefice: “Gesù ha tolto alla morte l’ultima parola: chi crede in Lui sarà trasfigurato dall’amore misericordioso del Padre per una vita eterna e beata”
“La fede che professiamo nella risurrezione ci porta ad essere uomini di speranza e non di disperazione, uomini della vita e non della morte, perché ci consola la promessa della vita eterna radicata nell’unione a Cristo risorto”. In diverse occasioni, Papa Francesco si è pronunciato sull’odierna commemorazione di tutti i fedeli defunti, ricordando che Gesù “con il suo amore ha spezzato il giogo della morte e ci ha aperto le porte della vita”. Lo scorso 3 novembre, durante la Santa Messa in suffragio dei cardinali e dei vescovi defunti nel corso dell’anno, ha chiarito che “la morte rende definitivo il ‘bivio’ che già qui, in questo mondo ci sta dinanzi: la via della vita, cioè quella che conduce alla comunione con Dio, o la via della morte, cioè che conduce lontano da Lui”.
Questa speranza, riaccesa in noi dalla Parola di Dio, ci aiuta ad assumere un atteggiamento di fiducia di fronte alla morte: infatti Gesù ci ha dimostrato che essa non è l’ultima parola, ma l’amore misericordioso del Padre ci trasfigura e ci fa vivere la comunione eterna con Lui.
La commemorazione dei fedeli defunti segue la Solennità di tutti i Santi, proprio perché queste due “ricorrenze sono intimamente legate fra di loro”. Da una parte, infatti, ha ricordato Papa Bergoglio, durante l’Angelus del 2 novembre 2014, “la Chiesa, pellegrina nella storia, si rallegra per l’intercessione dei Santi e dei Beati che la sostengono nella missione di annunciare il Vangelo”; dall’altra, “condivide il pianto di chi soffre il distacco dalle persone care”, e come Gesù e grazie a Lui “fa risuonare il ringraziamento al Padre che ci ha liberato dal dominio del peccato e della morte”.
Il ricordo dei defunti, la cura dei sepolcri e i suffragi sono testimonianza di fiduciosa speranza, radicata nella certezza che la morte non è l’ultima parola sulla sorte umana, poiché l’uomo è destinato ad una vita senza limiti, che ha la sua radice e il suo compimento in Dio.
In questa giornata sono tante le persone che si recano al cimitero, il “luogo del riposo”, per ricordare i propri cari, ma la Chiesa invita a “ricordare tutti, anche quelli che nessuno ricorda”: come “le vittime delle guerre e delle violenze”, i “tanti piccoli del mondo schiacciati dalla fame e della miseria”, “gli anonimi che riposano nell’ossario comune”.
Alle tante vittime di inutili conflitti, Papa Francesco ha dedicato il proprio pensiero il 2 novembre 2017, durante la Messa celebrata al Cimitero Americano di Nettuno.
Quando tante volte nella storia gli uomini pensano di fare una guerra, sono convinti di portare un mondo nuovo, sono convinti di fare una “primavera”. E finisce in un inverno, brutto, crudele, con il regno del terrore e la morte. Oggi preghiamo per tutti i defunti, tutti, ma in modo speciale per questi giovani, in un momento in cui tanti muoiono nelle battaglie di ogni giorno di questa guerra a pezzetti.
L’odierna commemorazione dei defunti ha, inoltre, un duplice senso: da una parte, “un senso di tristezza”, ma dall’altra anche “un segno di speranza”, rappresentato dai tanti fiori che si portano sulle tombe. Un gesto di vicinanza e di amore: ha ricordato il Pontefice il 2 novembre 2016, durante la Messa celebrata nel piazzale antistante l’ossario del Cimitero Flaminio, noto anche come Cimitero di Prima Porta.
Tutti noi faremo questo cammino. Prima o dopo, ma tutti. Col dolore, più o meno dolore, ma tutti. Però con il fiore della speranza, con quel filo forte che è ancorato aldilà. Ecco, quest’ancora non delude: la speranza della risurrezione. E chi ha fatto per primo questo cammino è Gesù. Noi percorriamo il cammino che Lui ha fatto.
Barbara Castelli – Città del Vaticano per Vaticannews.va
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