Papa Francesco è arrivato qualche minuto prima delle 9.30 in piazza San Pietro, e subito le prime soste della “papamobile” sono state dedicate ai saluti e agli abbracci con i bimbi, come sempre ospiti privilegiati dell’appuntamento del mercoledì in piazza San Pietro.
Presenti 15mila fedeli. Tra i vari dono offerti a Francesco, anche un suo grande ritratto a olio, incorniciato con una cornice dorata. Molti gli striscioni variopinti e “artigianali”, scritti dai ragazzi delle scuole. Prima di compiere il tratto a piedi che lo separa dalla sua postazione al centro del sagrato, Francesco è tornato indietro per stringere le mani dei fedeli in prima fila nelle transenne anteriori, richiamato da loro a gran voce.
Francesco ringrazia per l’accoglienza calorosa e generosa del popolo dell’Egitto
Una visita che ha avuto “un doppio orizzonte: quello del dialogo tra cristiani e musulmani e, al tempo stesso, quello della promozione della pace nel mondo”. Così il Papa ha sintetizzato, partendo dalla visita all’Università Al-Azhar, la più antica università islamica e massima istituzione accademica dell’Islam sunnita, il suo recente viaggio in Egitto, di cui ha ripercorso idealmente le tappe durante l’udienza generale di oggi, a cui partecipano 15mila persone. “Mi sono recato in quel Paese in seguito a un quadruplice invito”, ha esordito Francesco: “Del presidente della Repubblica, di Sua Santità il Patriarca Copto ortodosso, del Grande Imam di Al-Azhar e del Patriarca Copto cattolico”. “Ringrazio ciascuno di loro per l’accoglienza che mi hanno riservato, veramente calorosa”, il tributo del Papa: “E ringrazio l’intero popolo egiziano per la partecipazione e l’affetto con cui ha vissuto questa visita del Successore di San Pietro”. “Il presidente e le autorità civili hanno posto un impegno straordinario perché questo evento potesse svolgersi nel migliore dei modi”, l’altro ringraziamento di Francesco, “perché potesse essere un segno di pace, per l’Egitto e per tutta quella regione, che purtroppo soffre per i conflitti e il terrorismo”.
LE PAROLE DI PAPA FRANCESCO
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi desidero parlarvi del Viaggio apostolico che, con l’aiuto di Dio, ho compiuto nei giorni scorsi in Egitto. Mi sono recato in quel Paese in seguito a un quadruplice invito: del Presidente della Repubblica, di Sua Santità il Patriarca Copto ortodosso, del Grande Imam di Al-Azhar e del Patriarca Copto cattolico. Ringrazio ciascuno di loro per l’accoglienza che mi hanno riservato, veramente calorosa. E ringrazio l’intero popolo egiziano per la partecipazione e l’affetto con cui ha vissuto questa visita del Successore di San Pietro.
Il Presidente e le Autorità civili hanno posto un impegno straordinario perché questo evento potesse svolgersi nel migliore dei modi; perché potesse essere un segno di pace, per l’Egitto e per tutta quella regione, che purtroppo soffre per i conflitti e il terrorismo. Infatti il motto del Viaggio era “Il Papa della pace in un Egitto di pace”.
La mia visita all’Università Al-Azhar, la più antica università islamica e massima istituzione accademica dell’Islam sunnita, ha avuto un doppio orizzonte: quello del dialogo tra cristiani e musulmani e, al tempo stesso, quello della promozione della pace nel mondo. Ad Al-Azhar è avvenuto l’incontro con il Grande Imam, incontro che si è poi allargato alla Conferenza Internazionale per la Pace. In tale contesto ho offerto una riflessione che ha valorizzato la storia dell’Egitto come terra di civiltà e terra di alleanze. Per tutta l’umanità l’Egitto è sinonimo di antica civiltà, di tesori d’arte e di conoscenza; e questo ci ricorda che la pace si costruisce mediante l’educazione, la formazione della sapienza, di un umanesimo che comprende come parte integrante la dimensione religiosa, il rapporto con Dio, come ha ricordato il Grande Imam nel suo discorso. La pace si costruisce anche ripartendo dall’alleanza tra Dio e l’uomo, fondamento dell’alleanza tra tutti gli uomini, basata sul Decalogo scritto sulle tavole di pietra del Sinai, ma molto più profondamente nel cuore di ogni uomo di ogni tempo e luogo, legge che si riassume nei due comandamenti dell’amore di Dio e del prossimo.
Questo medesimo fondamento sta anche alla base della costruzione dell’ordine sociale e civile, in cui sono chiamati a collaborare tutti i cittadini, di ogni origine, cultura e religione. Tale visione di sana laicità è emersa nello scambio di discorsi con il Presidente della Repubblica dell’Egitto, alla presenza delle autorità del Paese e del Corpo diplomatico. Il grande patrimonio storico e religioso dell’Egitto e il suo ruolo nella regione mediorientale gli conferiscono un compito peculiare nel cammino verso una pace stabile e duratura, che poggi non sul diritto della forza, ma sulla forza del diritto.
I cristiani, in Egitto come in ogni nazione della terra, sono chiamati ad essere lievito di fraternità. E questo è possibile se vivono in sé stessi la comunione in Cristo. Un forte segno di comunione, grazie a Dio, abbiamo potuto darlo insieme con il mio caro fratello Papa Tawadros II, Patriarca dei Copti ortodossi. Abbiamo rinnovato l’impegno, anche firmando una Dichiarazione Comune, di camminare insieme e di impegnarci per non ripetere il Battesimo amministrato nelle rispettive Chiese. Insieme abbiamo pregato per i martiri dei recenti attentati che hanno colpito tragicamente quella venerabile Chiesa; e il loro sangue ha fecondato quell’incontro ecumenico, a cui ha partecipato anche il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, il Patriarca ecumenico, mio caro fratello.
Il secondo giorno del viaggio è stato dedicato ai fedeli cattolici. La Santa Messa celebrata nello Stadio messo a disposizione dalle autorità egiziane è stata una festa di fede e di fraternità, in cui abbiamo sentito la presenza viva del Signore Risorto. Commentando il Vangelo, ho esortato la piccola comunità cattolica in Egitto a rivivere l’esperienza dei discepoli di Emmaus: a trovare sempre in Cristo, Parola e Pane di vita, la gioia della fede, l’ardore della speranza e la forza di testimoniare nell’amore che “abbiamo incontrato il Signore!”.
E l’ultimo momento l’ho vissuto insieme con i sacerdoti, i religiosi e le religiose e i seminaristi, nel Seminario Maggiore. Ci sono tanti seminaristi e questa è una consolazione. E’ stata una liturgia della Parola, in cui sono state rinnovate le promesse di vita consacrata. In questa comunità di uomini e donne che hanno scelto di donare la vita a Cristo per il Regno di Dio, ho visto la bellezza della Chiesa in Egitto, e ho pregato per tutti i cristiani nel Medio Oriente, perché, guidati dai loro pastori e accompagnati dai consacrati, siano sale e luce in quelle terre, in mezzo a quei popoli. L’Egitto per noi è stato segno di speranza, di rifugio e aiuto. Quando quella parte del mondo è affamata Guiacobee con i suoi figli se ne è andato là, poi Gesù amche vi ha trovato rifugio. Raccontare questo viaggio entra nella strada di raccontare la speranza, per noi l’Egitto ha il senso di raccontare la speranza, di ieri e di oggi.
Ringrazio nuovamente coloro che hanno reso possibile questo Viaggio e quanti in diversi modi hanno dato il loro contributo, specialmente tante persone che hanno offerto le loro preghiere e le loro sofferenze. La Santa Famiglia di Nazaret, che emigrò sulle rive del Nilo per scampare alla violenza di Erode, benedica e protegga sempre il popolo egiziano e lo guidi sulla via della prosperità, della fraternità e della pace. Grazie
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I saluti del Santo Padre ai fedeli e pellegrini di lingua italiana
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Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana. Sono lieto di accogliere gli studenti del Pontificio Collegio Missionario San Paolo di Roma e i partecipanti al Corso promosso dalla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium. Saluto la Rete civica dei sindaci per l’accoglienza della provincia di Varese; i fedeli di Albanella; i membri dell’Arsenale della pace di Torino e l’Associazione 24 luglio.
Nel giorno della Festa dei Santi Filippo e Giacomo auguro a ciascuno che il ricordo degli Apostoli, gioiosi annunciatori del Risorto, accresca la fede e incoraggi la testimonianza del Vangelo.
Porgo infine un saluto ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. All’inizio del mese di maggio invochiamo la celeste intercessione di Maria, la Madre di Gesù. Cari giovani, imparate a pregarla con la preghiera semplice ed efficace del Rosario; cari ammalati, la Madonna sia il vostro sostegno nella prova del dolore; cari sposi novelli, imitate il suo amore per Dio e per i fratelli!
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+++ Il video servizio a cura del Centro Televisivo Vaticano +++
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Fonte: Agenzia Sir / Il Sismografo