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Papa Francesco: la pedofilia è un ‘sacrificio diabolico’. Il suo grazie per ‘la lotta’ a Benedetto XVI

Papa Francesco ha concluso il suo viaggio in Messico. Poco prima delle 15.00 l’arrivo all’aeroporto di Roma-Ciampino, poi – prima del rientro in Vaticano – la consueta visita di ringraziamento nella Basilica di Santa Maria Maggiore davanti all’immagine della Salus Populi Romani. Ultimo atto, il tradizionale appuntamento con i giornalisti sul volo di ritorno: non si è parlato solo di Messico e dell’incontro con il Patriarca Kirill. Molte le domande, importanti le risposte del Pontefice che, infine, ha ringraziato l’organizzatore dei viaggi papali sin dal Pontificato di Giovanni Paolo II, Alberto Gasbarri, che con il viaggio del Messico, conclude il suo servizio. 

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“Un vescovo che cambia la parrocchia ad un sacerdote, quando si riconosce un caso di pedofilia, è un incosciente! E la cosa migliore che possa fare è la rinuncia”. E’ perentorio Francesco, sin dall’inizio del suo incontro con i giornalisti, quando – in spagnolo – gli si chiede della pedofilia in Messico, del caso Maciel, di un orrore che ancora oggi scuote molte delle vittime e che spesso però, è la domanda, vede come punizione lo spostamento del sacerdote colpevole.

Il Papa rende quindi apertamente omaggio al predecessore Benedetto XVI, colui che, da prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il caso Maciel lo “ha avuto tutto nelle sue mani, ha fatto l’indagine”. Fu l’allora cardinale Ratzinger che, ricorda Francesco, nella Via Crucis del Venerdì Santo, a dieci giorni dalla morte di Giovanni Paolo II, disse che “bisognava pulire le ‘porquerias’ della Chiesa, le sporcizie”. Fu Benedetto XVI, prosegue, “il coraggioso che aiutò tanti ad aprire questa porta”. Il lavoro va avanti, assicura Francesco, che ha deciso di nominare un terzo segretario aggiunto alla Dottrina della Fede “perché si occupi solamente di questi casi”. Francesco ringrazia poi il Signore che “sia stata scoperchiata questa pentola” che bisogna continuare a scoperchiare. “E’ una mostruosità, dice, perché un sacerdote” che “è consacrato per portare un bambino a Dio e là se lo ‘mangia’ in un sacrificio diabolico, lo distrugge”.

Il passaggio dalla lingua spagnola a quella italiana vede il Papa rispondere alla questione immigrazione, uno dei punti cardine della campagna elettorale negli Usa, con il candidato Donald Trump che, oltre a dare al Papa dell’uomo politico per le sue posizioni nei confronti dei migranti, ha annunciato pesantissime azioni contro di loro. Cita Aristotele il Papa, perché fu lui a definire l’uomo “animale politico” e spiega che “una persona che pensa soltanto di fare muri” e “non a fare ponti, non è cristiana”. Ma – dice – bisogna vedere se Trump “ha detto così le cose”.

Francesco parla poi dell’incontro e dall’abbraccio con Kirill a Cuba, di un colloquio che ha reso felici entrambi e aggiunge poi che sarà vicino al Concilio panortodosso di Creta con un messaggio e con le sue preghiere affinché “gli ortodossi vadano avanti”. Di qui poi la risposta forse più complessa di tutta la conferenza stampa, sulle reazioni nate tra i greco-cattolici in Ucraina alla Dichiarazione congiunta firmata dal Papa e dal Patriarca e ritenuta – dice il giornalista francese che fa la domanda – un “documento politico di appoggio alla politica russa”. Francesco esprime preoccupazione per le critiche nate in Ucraina da parte dei greco-cattolici che si sarebbero sentiti “profondamente delusi e traditi” dal documento e allo stesso tempo però aiuta nell’interpretazione dell’intervista con la quale l’arcivescovo maggiore ucrainoSviatoslav Shevchuk aveva denunciato i sentimenti del suo popolo. “Per capire una dichiarazione bisogna cercare l’ermeneutica di tutto”, dice: dunque, da una parte l’aspetto dogmatico delle dichiarazioni dell’arcivescovo, in piena comunione con il Vescovo di Roma, dall’altra l’espressione delle idee personali, diritto di ognuno, in merito alla Dichiarazione congiunta e non all’incontro con Kirill, precisa Francesco. Sul documento, è il messaggio del Papa, si può discutere, non dimenticando la guerra e la sofferenza in cui si trova l’Ucraina, ecco quindi che si capisce quello che sente un popolo in questa situazione. Gli accordi di Minsk vadano avanti, ripete quindi il Papa “e non si cancelli con il gomito quello che è stato scritto con le mani”.

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E’ perentorio poi Francesco quando ribadisce che “il Papa non si immischia nella politica italiana” rispondendo alle domande sulla legge sulle unioni civili in discussione al Parlamento italiano: “Perché il Papa è per tutti e non può mettersi in politica concreta, interna di un Paese: questo non è il ruolo del Papa! E quello che penso io è quello che pensa la Chiesa”. “Un parlamentare cattolico – aggiunge poi Francesco – deve votare secondo la propria coscienza ben formata”, ribadendo il “ben formata”, e come il suo pensiero sulle persone dello stesso sesso sia quello contenuto nel Catechismo della Chiesa cattolica.

Sul virus Zika e sul rischio per le donne in gravidanza che ha condotto alcune autorità a proporre l’aborto o di evitare la gravidanza, Francesco con forza ripete il perché la Chiesa non possa prendere in considerazione il concetto di “male minore”: “L’aborto non è un ‘male minore’, è un crimine. E’ fare fuori uno per salvare un altro. E’ quello che fa la mafia, eh? E’ un crimine. E’ un male assoluto”.

Non bisogna confondere, prosegue, “il male di evitare la gravidanza con l’aborto”. L’aborto “non è un problema teologico: è un problema umano, è un problema medico. Si uccide una persona per salvarne un’altra, nel migliore dei casi”: “E’ un male in se stesso, ma non è un male religioso, all’inizio, no è un male umano”. Evitare la gravidanza non è un “male assoluto”, prosegue, ricordando anche le indicazioni di Paolo VI per i casi di violenza, come fu per alcune suore in Africa autorizzate ad usare anticoncezionali.

Nel prendere spunto dalla domanda sul prestigioso premio Carlo Magno che gli verrà consegnato tra poche settimane, il Papa ha auspicato quella che definisce una ri-fondazione dell’Unione Europea: “Perché l’Europa non è unica, ma ha una forza, una cultura, una storia che non la si può sprecare e dobbiamo fare di tutto perché l’Unione Europea abbia la forza e anche l’ispirazione di farci andare avanti”.

Sulla famiglia, sul divorziati e risposati, Francesco ricorda che il documento post-sinodale di imminente uscita – forse prima di Pasqua – riporterà tutto ciò che il Sinodo ha detto e spiega inoltre come fondamentale siano sempre la preparazione al matrimonio e l’educazione dei figli, coloro che sono “le vittime dei problemi della famiglia”, anche quando questi problemi nascono da cause esterne, come dal bisogno di lavoro. Francesco rievoca poi l’incontro con le famiglie a Tuxtla per ribadire l’importanza di “integrare nella vita della Chiesa le famiglie ferite, le famiglie di risposati”, il che però non significa “fare la Comunione”: “questo sarebbe una ferita anche ai matrimoni, alla coppia” perché non permetterebbe loro di “compiere quella strada di integrazione”.

Un’amicizia con una donna non è un peccato, prosegue poi il Papa con i giornalisti, rispondendo ad una domanda sull’amicizia e sulla corrispondenza tra Giovanni Paolo II e la filosofa americana Anna Tymieniecka. “Un uomo che non sa avere un buon rapporto di amicizia con una donna, è un uomo che gli manca qualcosa”, sono le parole di Francesco: “Un’amicizia con una donna non è un peccato, un’amicizia. Un rapporto amoroso con una donna che non sia tua moglie è peccato. Il Papa è un uomo, il Papa ha bisogno anche del pensiero delle donne. E anche il Papa ha un cuore che può avere un’amicizia sana, santa con una donna”.

In conclusione, il Papa spiega il suo desiderio di incontrare l’Imam di al Azhar, di recarsi in Cina, e poi ripercorre la grande ricchezza, storia, gioia e anche fede del popolo messicano, da capire attraverso “il fatto Guadalupe”. La Madonna è lì, dice il Papa che molto l’ha pregata, per il mondo, per chiedere la pace: “Ho chiesto perdono, ho chiesto che la Chiesa cresca sana, ho chiesto per il popolo messicano anche; una cosa che ho chiesto tanto è che i preti siano veri preti e le suore vere suore e i vescovi veri vescovi, come il Signore ci vuole”.

E tutto il resto resta segreto, conclude Francesco, come “le cose che un figlio dice alla Mamma”.




di Francesca Sabatinelli per la Radio Vaticana

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