Durante la Messa celebrata a Santa Marta, il Pontefice commenta la Prima Lettura, tratta dal Libro dei Numeri (Nm 21,4-9), e parla dello “spirito di stanchezza” che “toglie la speranza”
A volte i cristiani “preferiscono il fallimento”, che lascia spazio alle lamentele, all’insoddisfazione, “campo perfetto per la semina del diavolo”. Nell’omelia della Messa celebrata nella cappella della Casa Santa Marta, Papa Francesco riflette sulla “stanchezza”, raccontata nel Libro dei Numeri (Nm 21,4-9). “Il popolo di Dio – si legge nella Prima Lettura – non sopportò il viaggio”: “l’entusiasmo” e la “speranza” della fuga dalla schiavitù in Egitto si erano sbiaditi poco alla volta sulla riva del mare e poi nel deserto, arrivando a mormorare contro Mosè. “Lo spirito di stanchezza ci toglie la speranza”, rimarca il Pontefice, “la stanchezza è selettiva: sempre ci fa vedere il brutto del momento che stiamo vivendo e dimenticare le cose buone che abbiamo ricevuto”.
E noi, quando siamo in desolazione, non sopportiamo il viaggio e cerchiamo rifugio o negli idoli o nella mormorazione, o tante cose … Questo è un modello per noi. E questo spirito di stanchezza in noi cristiani ci porta anche a un modo di vivere insoddisfatto: lo spirito di insoddisfazione. Tutto non ci piace, tutto va male … lo stesso Gesù ci ha insegnato questo quando dice di questo spirito di insoddisfazione che noi siamo come i bambini che giocano.
Alcuni cristiani cedono al “fallimento”, senza rendersi conto che questo è il “campo perfetto per la semina del diavolo”. A volte hanno “paura delle consolazioni”, prosegue Papa Bergoglio, “paura della speranza”, “paura delle carezze del Signore”, conducendo “una vita da prefiche mancate”.
Questa è la vita di tanti cristiani. Vivono lamentandosi, vivono criticando, vivono nella mormorazione, vivono insoddisfatti. “Il popolo non sopportò il viaggio”. Noi cristiani tante volte non sopportiamo il viaggio. E la nostra preferenza è l’attaccamento al fallimento, cioè la desolazione. E la desolazione è del serpente: il serpente antico, quello del Paradiso terrestre. E’ un simbolo, qui: lo stesso serpente che aveva sedotto Eva e questo è un modo di far vedere il serpente che hanno dentro, che morsica sempre nella desolazione.
Trascorrere la vita a lamentarsi: capita a quanti “preferiscono il fallimento”, “non sopportano la speranza”, “non sopportarono la risurrezione di Gesù”.
Fratelli e sorelle, ricordiamo questa frase soltanto: “Il popolo non sopportò il viaggio”. I cristiani non sopportano il viaggio. I cristiani non sopportano la speranza. I cristiani non sopportano la guarigione. I cristiani non sopportano la consolazione. Siamo più attaccati all’insoddisfazione, alla stanchezza, al fallimento. Il Signore ci liberi da questa malattia.
di Barbara Castelli – Città del Vaticano per Vaticannews.va
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