Nell’ultima tappa del viaggio nei Paesi Baltici, Papa Francesco ricorda l’importanza della libertà e la bellezza di sentirsi parte di un popolo
Cerimonia di congedo dall’Estonia all’Aeroporto Internazionale di Tallinn
Alle ore 17.45 locali (16.45 ora di Roma), all’Aeroporto Internazionale di Tallinn, ha avuto luogo la cerimonia di congedo dall’Estonia. Al Suo arrivo, il Santo Padre Francesco è stato accolto dal Primo Ministro, il Sig. Jüri Ratas, con il quale si è trattenuto per alcuni minuti. Quindi è salito a bordo di un CS300 dell’airBaltic. L’aereo con a bordo il Papa di ritorno dal Viaggio Apostolico in Lituania, Lettonia ed Estonia è decollato alle ore 18.15 locali (17.15 ora di Roma). L’arrivo all’Aeroporto di Roma-Ciampino previsto per le ore 20.50.
LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA
Essere il popolo eletto non significa essere “esclusivi, né settari”, così come la forza di un popolo non si misura con l’imposizione ma con l’”ascoltare” e il “cercare”. Papa Francesco nell’omelia della Santa Messa celebrata in piazza della libertà a Tallinn, paragona gli Ebrei fuggiti dall’Egitto che raggiungono il monte Sinai “all’intera nazione dell’Estonia e a tutti i Paesi Baltici”. “Voi conoscete le lotte per la libertà”, spiega il Papa, “potete identificarvi con quel popolo”.
Il popolo che arriva al Sinai è infatti un popolo che ha scelto liberamente di stringere un patto d’amore con Dio, un popolo che “non è obbligato” e che Dio “vuole libero”. Non è uno scambio “in cui noi facciamo qualcosa se Dio fa qualcosa”:
La proposta di Dio non ci toglie nulla, al contrario, porta alla pienezza, potenzia tutte le aspirazioni dell’uomo. Alcuni si considerano liberi quando vivono senza Dio o separati da Lui. Non si accorgono che in questo modo viaggiano attraverso questa vita come orfani, senza una casa dove tornare.
Come il popolo uscito dall’Egitto, continua il Papa, si deve quindi “ascoltare e cercare”: A volte alcuni pensano che la forza di un popolo si misuri oggi da altri parametri. C’è chi parla con un tono più alto, così che parlando sembra più sicuro – senza cedimenti o esitazioni –; c’è chi, alle urla, aggiunge minacce di armi, spiegamento di truppe, strategie… Questo è colui che sembra il più “forte”. Questo però non è cercare la volontà di Dio, ma un accumulare per imporsi sulla base dell’avere. Questo atteggiamento nasconde in sé un rifiuto dell’etica e, con essa, di Dio.
Una sfida etica che è al di fuori delle categorie del “mercato”:
Voi non avete conquistato la vostra libertà per finire schiavi del consumo, dell’individualismo o della sete di potere o di dominio.
In un Paese come l’Estonia in cui la maggior parte delle persone non si riconosce come credenti, Dio vuole il suo popolo “eletto, sacerdotale e santo”, “in uscita”, “audace nel suo volo e protetto solo da Lui”:
Eletti non significa esclusivi né settari. Siamo la piccola porzione che deve far fermentare tutta la massa, che non si nasconde né si separa, che non si considera migliore o più pura. L’aquila mette al riparo i suoi aquilotti, li porta in luoghi scoscesi finché non riescono a cavarsela da soli, ma deve spingerli a uscire da quel posto tranquillo. Scuote la sua nidiata, porta i suoi piccoli nel vuoto perché mettano alla prova le loro ali; e rimane sotto di loro per proteggerli, per impedire che si facciano male. Così è Dio, così è Dio col suo popolo eletto.
“Dobbiamo vincere la paura e lasciare gli spazi blindati”, afferma Papa Francesco. Uscire come sacerdoti, “per promuovere la relazione con Dio, per facilitarla, per favorire un incontro d’amore con Colui che sta gridando: “Venite a me”, e dare testimonianza di essere un popolo santo, “risanando i margini e le periferie delle nostre società, là dove il nostro fratello giace e patisce la sua esclusione”.
In conclusione dell’omelia, Papa Francesco, ringrazia il popolo estone e invoca il dono dello Spirito Santo:
Voi avete manifestato nella vostra storia l’orgoglio di essere estoni, lo cantate dicendo: «Sono estone, resterò estone, estone è una cosa bella, siamo estoni». Com’è bello sentirsi parte di un popolo! Com’è bello essere indipendenti e liberi! Andiamo al monte santo, a quello di Mosè, a quello di Gesù, e chiediamo a Lui – come dice il motto di questa visita – di risvegliare i nostri cuori, di darci il dono dello Spirito per discernere in ogni momento della storia come essere liberi, come abbracciare il bene e sentirsi eletti, come lasciare che Dio faccia crescere, qui Estonia e nel mondo intero, la sua nazione santa, il suo popolo sacerdotale.
Al termine della Santa Messa , ultima tappa del suo viaggio nei Paesi Baltici, Papa Francesco ringrazia anche i fedeli presenti, “un piccolo gregge dal cuore grande” e le autorità dell’Estonia. Uno speciale pensiero è andato poi “a tutti i fratelli cristiani, in modo particolare ai Luterani”, che “hanno ospitato gli incontri ecumenici” in Estonia e Lettonia.
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Michele Raviart – Città del Vaticano
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