Sancta Sedes

Papa Francesco: la rivoluzione cristiana è amare il proprio nemico

Questa domenica, nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e nella 50.ma Giornata Mondiale della Pace, Papa Francesco presiederà alle 10.00 la Messa nella Basilica Vaticana. Alle 12.00 il tradizionale Angelus festivo con i fedeli radunati in Piazza San Pietro.

Il Pontefice ha dedicato il suo Messaggio per la ricorrenza al tema: “La non violenza: stile di una politica per la pace”. Ce ne parla Sergio Centofanti:
La pace – afferma il Papa – è responsabilità di tutti, non solo dei grandi: si costruisce con i piccoli gesti quotidiani di attenzione, amore e perdono. Si costruisce a partire dalla famiglia, iniziando a bandire la violenza dai cuori e dalle parole. Chi ha fede in Gesù dovrebbe sapere che “l’amore del nemico costituisce il nucleo della rivoluzione cristiana”. Anche Gesù – rileva il Papa, è vissuto in tempi conflittuali tracciando “la via della nonviolenza, che ha percorso fino alla fine, fino alla croce, mediante la quale ha realizzato la pace e distrutto l’inimicizia”. Questo vuol dire che per “essere veri discepoli di Gesù oggi significa aderire anche alla sua proposta di nonviolenza” così come la leggiamo nel Vangelo. E’ una proposta che può raggiungere tutta l’umanità:


“La nonviolenza è un esempio tipico di valore universale, che trova nel Vangelo di Cristo il suo compimento ma che appartiene anche ad altre nobili e antiche tradizioni spirituali”. (Discorso a un gruppo di ambasciatori, 15 dicembre 2016)
Alcune popolazioni e anche intere nazioni – ricorda il Papa – “grazie all’impegno di leader nonviolenti, hanno conquistato traguardi di libertà e di giustizia in maniera pacifica”:
“Questa è la strada da seguire nel presente e nel futuro. Questa è la via della pace, non quella proclamata a parole ma di fatto negata perseguendo strategie di dominio, supportate da scandalose spese per gli armamenti, mentre tante persone sono prive del necessario per vivere”. (Discorso a un gruppo di ambasciatori, 15 dicembre 2016)
La non violenza – sottolinea Papa Francesco – “non è affatto sinonimo di debolezza o di passività, ma, al contrario” è “attiva e creativa”:
“Presuppone forza d’animo, coraggio e capacità di affrontare le questioni e i conflitti con onestà intellettuale, cercando veramente il bene comune prima e più di ogni interesse di parte sia ideologico, sia economico, sia politico”. (Discorso a un gruppo di ambasciatori, 15 dicembre 2016)
Nel nuovo anno, chiede il Papa, “impegniamoci con la preghiera e con l’azione a diventare persone che hanno bandito” la violenza cominciando dalle cose piccole di tutti i giorni. “Maria è la Regina della Pace” – conclude – e ogni volta che guardiamo a Lei “torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto”: chiediamo alla Madre di Dio “di farci da guida” sulla via della pace.
Bologna ospita questa sera la 49.ma Marcia nazionale per la pace, organizzata dalla Chiesa cattolica proprio dul tema del Messaggio del Papa sulla nonviolenza. Ascoltiamo il commento di mons. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, al microfono di Fabio Colagrande:

R. – Un messaggio molto importante, la scelta: sia per la nonviolenza, che sembra aver lasciato spazio – al contrario – a una certa legittimazione della violenza, una giustificazione, un’accettazione … sembra un tema di anni passati e di una qualche ingenuità … Riproporlo significa, invece, che è l’unica via per interrompere la catena terribile dell’occhio-per-occhio, per spezzare la logica della contrapposizione e del riarmo. Ma anche la seconda parte, cioè la politica, come politica di pace: cioè, la nonviolenza non è di animi buoni ma fuori dal mondo; è l’unica via per raggiungere davvero la pace. E’ chi è non violento, chi sceglie la via della nonviolenza che può sconfiggerla. Quindi, un impegno anche che la nonviolenza non sia ridotta a buoni sentimenti, ma che i buoni sentimenti diventino una visione e una politica.
D. – Citando il suo predecessore, Benedetto XVI, Francesco ci ricorda che il Vangelo dell’“amate i vostri nemici” è la Magna Charta della non violenza: c’è una forte radice evangelica in questo valore …
R. – Certamente. Lui, anzi, dice proprio che tutti dovrebbero impegnarsi a vivere nella logica delle Beatitudini ma, appunto, come un’unica via possibile – io credo. Perché quando si vive la logica della violenza poi se ne viene catturati e non la si governa più; tanto più in un mondo così complicato come il nostro, dove i conflitti sono tutti, i tanti pezzi sono tutti mondiali. Io credo che sia un’intuizione che speriamo possa trovare molto ascolto, anche tra i governanti; certamente, impegna tutti, perché la nonviolenza è una scelta che è richiesta a tutti e tutti possono viverla.




D. – Di fronte a un’Europa spaventata da un nuovo attacco terroristico, la scelta della non violenza sembra una scelta debole, per garantire la sicurezza …
R. – Al contrario, credo che sia una scelta forte. Perché non violenza significa disarmare, significa intelligenza, significa fermezza, anche, ma senza mai cadere nella logica terribile della violenza che chiama violenza. Sappiamo anche quanto questo abbia inciso anche paradossalmente proprio nel non combattere seriamente il terrorismo, perché il terrorismo non si combatte con le modalità tradizionali ma si combatte con molta intelligenza e anche, appunto, con la scelta di continuare a costruire ponti, continuare a investire nel dialogo e non nell’innalzare i muri.
D. – Anche la guerra in Siria, il dramma umanitario di Aleppo possono essere letti attraverso la lente di questo messaggio del Papa?
R. – Ma credo di sì, perché tutto il messaggio del Papa è realistico: i conflitti ci sono, il problema è: come vogliamo risolverli? Se pensiamo di risolverli con la logica del più forte, oppure al contrario, con la logica della nonviolenza che è quella di capire davvero le cause dei conflitti e trovare le soluzioni.



Fonte it.radiovaticana.va

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