Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Contro le forme moderne di schiavitù, bisogna “strappare il velo di indifferenza che copre la sorte” delle vittime, creare per loro con “un’educazione di qualità” “nuove opportunità di crescita attraverso il lavoro”. E le Chiese sono chiamate ad un impegno comune in questa sfida, “per la costruzione di una società rinnovata”. Papa Francesco lo dice in un videomessaggio inviato ai partecipanti al secondo Forum sulle forme moderne di schiavitù dal titolo “Vecchi problemi nel nuovo mondo”, organizzato a Buenos Aires dall’arcidiocesi ortodossa, guidata dal “caro Metropolita Tarasios”, e dall’Istituto Ortodosso “Patriarca Atenagora” di Berkley in California, e con il patrocinio del Patriarcato ecumenico. Di seguito pubblichiamo la traduzione italiana del videomessaggio, dall’originale spagnolo.
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La schiavitù non è qualcosa di altri tempi. È una pratica che ha radici profonde e si manifesta ancora oggi e in tante forme diverse: traffico di esseri umani, sfruttamento del lavoro attraverso debiti, sfruttamento di bambini, sfruttamento sessuale, e lavori domestici forzati sono alcune delle tante forme. Ognuna è più grave e disumana delle altre. Malgrado la mancanza di informazione che abbiamo a disposizione su alcune regioni del mondo, le cifre sono drammaticamente elevate e, molto probabilmente, sottostimate. Secondo alcune statistiche recenti, ci sarebbero più di 40 milioni di persone, uomini, ma soprattutto donne e bambini, che soffrono la schiavitù. Solo per farci un’idea, possiamo pensare che se vivessero in un’unica città, sarebbe la più grande megalopoli del nostro pianeta e avrebbe più o meno la popolazione quattro volte più grande di tutta l’area urbana di Buenos Aires e di Gran Buenos Aires.
Davanti a questa tragica realtà, nessuno può lavarsi le mani se non vuole essere, in alcun modo, complice di questo crimine contro l’umanità. Un primo compito che si impone è quello di mettere in atto una strategia che permetta una conoscenza maggiore del tema, strappando questo velo di indifferenza che sembra coprire la sorte di questa porzione di umanità che soffre, che sta soffrendo. Sembrerebbe che molti non desiderino comprendere la portata del problema. Ci sono alcuni che, essendo coinvolti direttamente in organizzazioni criminali, non vogliono che si parli di questo, semplicemente perché traggono benefici elevati grazie alle nuove forme di schiavitù. C’è anche chi, pur conoscendo il problema, non vuole parlare perché si trova lì dove finisce la “catena di consumo”, come consumatore dei “servizi” che offrono uomini, donne e bambini divenuti schiavi. Non possiamo fare i distratti: tutti siamo chiamati ad uscire da ogni forma di ipocrisia, affrontando la realtà che siamo parte del problema. Il problema non sta sul marciapiede di fronte: mi coinvolge. Non ci è permesso guardare da un’altra parte e dichiarare la nostra ignoranza o la nostra innocenza.
Un secondo grande compito è quello di agire in favore di coloro che sono divenuti schiavi: difendere i loro diritti, impedire che i corrotti ed i criminali sfuggano alla giustizia e abbiano l’ultima parola sulle persone sfruttate. Non è abbastanza che alcuni Stati e organismi internazionali adottino una politica particolarmente dura nel voler punire lo sfruttamento degli esseri umani, se poi si non affrontano le cause, le radici più profonde del problema. Quando i Paesi soffrono la povertà estrema, soffrono violenza e corruzione, né l’economia, né il quadro legislativo, né le infrastrutture di base sono efficaci; non riescono a garantire la sicurezza, né i beni, né i diritti essenziali. In questo modo è più facile che gli autori di questi crimini continuino ad agire nella totale impunità. Inoltre, c’è un dato sociologico: la criminalità organizzata e il traffico illegale di esseri umani scelgono le loro vittime tra le persone che oggi hanno scarsi mezzi di sussistenza e ancor meno speranze per il futuro. Per essere più chiari: tra i più poveri, tra i più emarginati, i più scartati. La risposta di base risiede nel creare opportunità per uno sviluppo umano integrale, iniziando con un’educazione di qualità: questo è il punto chiave, educazione di qualità sin dalla prima infanzia, per continuare generando nuove opportunità di crescita attraverso il lavoro. Educazione e lavoro.
Questo immenso lavoro, che richiede coraggio, pazienza e perseveranza, necessita uno sforzo comune e globale da parte dei diversi attori che compongono la società. Anche le Chiese devono impegnarsi in questo compito. Mentre individui e gruppi speculano vergognosamente sulla schiavitù, noi cristiani, tutti insieme, siamo chiamati a sviluppare sempre più una maggiore collaborazione in modo che si superi ogni tipo di disuguaglianza, ogni tipo di discriminazione, che sono precisamente ciò che rende possibile il fatto che un uomo possa fare lo schiavo di un altro uomo. Un impegno comune per affrontare questa sfida sarà un valido aiuto per la costruzione di una società rinnovata e orientata alla libertà, alla giustizia e alla pace. Desidero che questo Forum abbia un buon successo, chiedo al Signore che vi benedica e benedica il lavoro che state facendo. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.
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