Avere speranza, ha soggiunto, è proprio questo: “essere in tensione verso questa rivelazione, verso questa gioia che riempirà la nostra bocca di sorrisi”. San Paolo, ha detto ancora, tiene a sottolineare che la speranza non è ottimismo, “è di più”. E’ “un’altra cosa differente”. I primi cristiani, ha rammentato il Papa, la “dipingevano come un’ancora: la speranza era un’ancora, un’ancora fissa nella riva” dell’Aldilà. E la nostra vita è proprio camminare verso quest’ancora: “Mi viene a me la domanda: dove siamo ancorati noi, ognuno di noi? Siamo ancorati proprio là nella riva di quell’oceano tanto lontano o siamo ancorati in una laguna artificiale che abbiamo fatto noi, con le nostre regole, i nostri comportamenti, i nostri orari, i nostri clericalismi, i nostri atteggiamenti ecclesiastici, non ecclesiali, eh? Siamo ancorati lì? Tutto comodo, tutto sicuro, eh? Quella non è speranza. Dove è ancorato il mio cuore, là in questa laguna artificiale, con comportamento ineccepibile davvero…”
San Paolo, ha aggiunto, indica poi un’altra icona della speranza, quella del parto. “Siamo in attesa – ha osservato – questo è un parto. E la speranza è in questa dinamica”, di “dare vita”. Ma, ha aggiunto, “la primizia dello Spirito non si vede”. Eppure so che “lo Spirito lavora”. Lavora in noi “come se fosse un granello di senape piccolino, ma dentro è pieno di vita, di forza, che va avanti” fino a diventare albero. Lo Spirito lavora come il lievito. Così, ha aggiunto, “lavora lo Spirito: non si vede, ma c’è. E’ una grazia da chiedere”:
“Una cosa è vivere nella speranza, perché nella speranza siamo salvati e un’altra cosa è vivere come buoni cristiani, non di più. Vivere in attesa della rivelazione o vivere bene con i comandamenti, essere ancorati nella riva di là o parcheggiati nella laguna artificiale. Penso a Maria, una ragazza giovane, quando, dopo che lei ha sentito che era mamma è cambiato il suo atteggiamento e va, aiuta e canta quel cantico di lode. Quando una donna rimane incinta è donna, ma non è mai (solo) donna: è mamma. E la speranza ha qualcosa di questo. Ci cambia l’atteggiamento: siamo noi, ma non siamo noi; siamo noi, cercando là, ancorati là”. Il Papa ha, quindi, concluso l’omelia rivolgendosi ad un gruppo di sacerdoti messicani presenti alla Messa, in occasione del 25.mo di ordinazione. Chiedete alla Madonna, Madre della speranza, ha detto, che i vostri anni “siano anni di speranza, di vivere come preti di speranza”, “donando speranza”.
Il servizio è di Alessandro Gisotti per la Radio Vaticana (anche in audio)
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