La prima volta ad Amatrice di mons Konrad Krajewski risale allo scorso 30 agosto, quando Papa Francesco lo ha voluto al fianco del vescovo Domenico alla celebrazione del funerale delle vittime del terremoto.
E quel primo, tragico, contatto ha portato ad altri significativi momenti di solidarietà: tanto belli quanto inaspettati. Perché l’arcivescovo elemosiniere pontificio è tornato nel cuore del disastro, ma alla ricerca delle tipicità alimentari del luogo. Il Santo Padre, infatti, questa volta lo ha mandato a “fare la spesa” per rifornire le “sue” mense dei poveri.
E allora mons Krajewski, nuovamente accompagnato dal vescovo Domenico e dagli operatori della Caritas diocesana, il 20 febbraio si è recato a Pinaco, nell’Azienda Agricola di Antonio Aureli, al bivio di Santa Giusta da “Casale Nibbi”, e nello stabilimento del salumificio Sano di Accumoli, per rifornirsi di pasta, formaggi, vino, guanciale e prosciutto. Anche se poi “la spesa”, di fatto, è rimasta sullo sfondo, riuscendo come un pretesto per stare vicino alle persone, per parlare con chi sta affrontando i momenti più duri, per instaurare un rapporto di vicinanza con il tessuto economico compromesso dal sisma.
«Al momento non possiamo più produrre formaggi di alcun tipo, perché il caseificio è inagibile e la delocalizzazione va a rilento a causa della burocrazia – ci spiega Maria Grazia Nibi di “Casale Nibbi” – mentre il latte biologico siamo costretti a svenderlo a 0.35 centesimi al litro». Senza contare che l’azienda ha perso i suoi tre dipendenti: «Sono scappati via e di nuovi non ne vogliono venire, perché non ci sono case sicure dove possono dormire».
Un timore condiviso anche dai proprietari dell’azienda familiare, giunta alla quinta generazione, che però ad andar via non ci pensano nemmeno, anche se vorrebbere «mettere una casetta in legno nonostante la nostra casa sia agibile, per prevenire un’altra catastrofe», e si domandano quando potranno finalmente «sistemare le cose come sarebbe ideale per il futuro dell’azienda, e non semplicemente “com’era e dov’era”».
Il punto è che tanti interventi sarebbero già possibili ricorrendo ai contributi del Psr, previsti da prima del terremoto, insieme a quelli della ricostruzione, ma la macchina istituzionale sembra lenta, quasi inceppata.
Tante difficoltà, che però non tolgono la gioia di vivere, la voglia di farcela e il desiderio di un futuro tra le montagne di Amatrice: «Don Domenico mi ha promesso che mi sposa lui – ci dice scherzando Maria Grazia – e l’arcivescovo era così colpito dal mio taglio di capelli che gli ho promesso di farglielo uguale, se il Papa non obietta!».
Fonte www.frontierarieti.com/David Fabrizi
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