Adriana Masotti – Città del Vaticano per Vaticannews.va
Settimo Concistoro ordinario pubblico per Papa Francesco, il primo caratterizzato da severe misure di precauzione a causa della pandemia. Un centinaio le persone nella Basilica vaticana e due dei novelli porporati assenti per l’impossibilità di arrivare a Roma: il filippino Jose Fuerte Advincula, arcivescovo di Capiz, e Cornelius Sim, vicario apostolico del Brunei, che saranno ugualmente creati cardinali.
Dei tredici nuovi cardinali creati dal Papa, 9 sono elettori e 4 non elettori perchè ultraottentenni. Nella cerimonia, presieduta da Francesco all’altare della Cattedra, non c’è stato questa volta l’abbraccio di pace tra i cardinali, mentre i riti di imposizione della berretta, la consegna dell’anello e l’assegnazione del titolo si sono svolti secondo il rito consueto. Molti cardinali del Sacro collegio hanno seguito la celebrazione collegati via web, mentre per le nuove porpore, come noto, sono state annullate le visite di cortesia.
Dopo il saluto rivolto al Papa, all’inizio della celebrazione, a nome di tutti i neo cardinali da monsignor Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi, Francesco ha preso la parola. La lettura scelta per questo Concistoro è stata un brano tratto dal Vangelo di Marco: il Maestro è con i discepoli e per la terza volta annuncia loro la sua prossima morte e resurrezione. Stanno andando a Gerusalemme ed è lungo la strada che avviene il dialogo fra Gesù e i 12. Gesù ha appena finito di parlare quando gli si avvicinano Giacomo e Giovanni. Gli vogliono chiedere un favore che appare decisamente fuori luogo: fare in modo che loro possano sedersi a fianco di Gesù Risorto, una a destra e l’altro alla sua sinistra. “Non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato”, la risposta del Signore.
La strada “è l’ambiente in cui sempre si svolge il cammino della Chiesa”, ha affermato Papa Francesco nella sua omelia. “Gerusalemme è sempre davanti a noi. La Croce e la Risurrezione appartengono alla nostra storia”. E osserva:
Questa Parola evangelica ha accompagnato spesso i Concistori per la creazione di nuovi Cardinali. Non è solo uno “sfondo”, è una “indicazione di percorso” per noi che, oggi, siamo in cammino insieme con Gesù, che procede sulla strada davanti a noi. Lui è la forza e il senso della nostra vita e del nostro ministero.
Oggi, ha proseguito Francesco, tocca a chi vuol seguire Gesù misurarsi con questa Parola. Allora i discepoli avevano provato sgomento e timore alle parole di Gesù, pensando a quel che li attendeva a Gerusalemme. Gesù li capisce:
Il Signore conosce lo stato d’animo di quelli che lo seguono, e questo non lo lascia indifferente. Gesù non abbandona mai i suoi amici; non li trascura mai. Anche quando sembra che vada dritto per la sua strada, Lui sempre lo fa per noi. Tutto quello che fa, lo fa per noi, per la nostra salvezza. E, nel caso specifico dei Dodici, lo fa per prepararli alla prova.
Gesù vuole che i suoi “siano sempre con Lui sulla sua strada”. E la sua strada è quella della passione, morte e resurrezione. E’, ha detto il Papa, “la strada del Servo del Signore. Gesù si identifica con questa strada”. Dice infatti ‘Io sono la via’. Francesco sottolinea: “Questa via, non un’altra”. In questo contesto, ha notato Francesco, accade il “colpo di scena”, il manifestarsi cioè del desiderio dei due fratelli. ‘Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra’:
Questa è un’altra strada. Non è la strada di Gesù, è un’altra. È la strada di chi, magari senza nemmeno rendersene conto, “usa” il Signore per promuovere sé stesso; di chi – come dice San Paolo – cerca i propri interessi e non quelli di Cristo.
Se Gesù non si altera nei confronti di Giacomo e Giovanni, saranno poi gli altri discepoli a scandalizzarsi per quella richiesta, ma li accusa dicendo che così dimostrano di essere ‘fuori strada’. Ed è una tentazione, ha osservato il Papa, che può capitare a tutti:
Cari Fratelli, tutti noi vogliamo bene a Gesù, tutti vogliamo seguirlo, ma dobbiamo essere sempre vigilanti per rimanere sulla sua strada. Perché con i piedi, con il corpo possiamo essere con Lui, ma il nostro cuore può essere lontano, e portarci fuori strada. Pensiamo a tanti generi di corruzione nella vita sacerdotale. Così, ad esempio, il rosso porpora dell’abito cardinalizio, che è il colore del sangue, può diventare, per lo spirito mondano, quello di una eminente distinzione. E tu non sarai più il pastore vicino al popolo. Sentirai di essere soltanto l’eminenza. Quando tu sentirai quello, sarai fuori strada.
Il Papa ha sottolineato il “netto contrasto tra Gesù e i discepoli”. Lui sulla strada, loro fuori. “Due percorsi inconciliabili”. Per i suoi discepoli a rischio di sbandamento e per tutti, ha proseguito Francesco, Lui vivrà la passione e poi risorgerà. “Li metterà finalmente in cammino sulla sua strada”. Il racconto di questo dialogo che troviamo nel Vangelo, non solo di Marco, “è una Parola che salva, necessaria alla Chiesa di tutti i tempi”, ha affermato Papa Francesco che ha concluso:
Anche se i Dodici vi fanno una brutta figura, questo testo è entrato nel Canone perché mostra la verità su Gesù e su di noi. È una Parola salutare anche per noi oggi. Anche noi, Papa e Cardinali, dobbiamo sempre rispecchiarci in questa Parola di verità. È una spada affilata, ci taglia, è dolorosa, ma nello stesso tempo ci guarisce, ci libera, ci converte. Conversione è proprio questo: da fuori strada, andare sulla strada di Dio. Che lo Spirito Santo ci doni, oggi e sempre, questa grazia.
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