Chiediamo al Signore la grazia di non essere “cristiani a metà” , accontentandoci di una finta pace interiore che non porta frutti. Così Papa Francesco stamattina alla Messa a Casa Santa Marta. La conversione che il Signore ci chiede, ha detto ancora, non può essere rimandata a domani
Adriana Masotti – Città del Vaticano
Papa Francesco, nella sua omelia alla messa di oggi a Casa santa Marta, prende in considerazione la prima Lettura proposta dalla liturgia del giorno e cioè un brano tratto dal Libro di Aggèo. E’un testo duro, in cui attraverso il profeta, il Signore sollecita il popolo a riflettere sul suo comportamento e a cambiarlo dandosi da fare per ricostruire la Casa di Dio.
Aggèo, dice il Papa, cercava di smuovere il cuore del popolo pigro e rassegnato a vivere da sconfitto. Il Tempio era stato distrutto dai nemici, era tutto una rovina, ma quella gente aveva fatto passare gli anni così, fino a quando il Signore invia un suo eletto per “ri-costruire il Tempio”. Ma il loro cuore era amareggiato e non avevano voglia di mettersi al lavoro. Dicevano: “Non impegnamoci, forse è un’illusione, meglio non rischiare, rimaniamo così …”. Quella gente, prosegue, “non aveva voglia di rialzarsi, di ricominciare; non si lasciava aiutare dal Signore che voleva rialzarla”, con la scusa che il tempo giusto non era ancora arrivato.
E questo è il dramma di questa gente, anche di noi, quando ci prende lo spirito di tepore, quando viene quella tiepidezza della vita, quando diciamo: “Sì, sì, Signore, va bene … ma adagio, adagio, Signore, lasciamo così … domani lo farò!”, per dire lo stesso domani e rimandare al dopodomani e così rinviare le decisioni di conversione del cuore e di cambio di vita …
E’ un tepore, dice Francesco, che tante volte si nasconde dietro le incertezze e intanto rimanda. E così tanta gente spreca la sua vita e finisce “come uno straccio perché non ha fatto nulla, soltanto conservare la pace e la calma dentro di sé”. Ma quella “è la pace dei cimiteri”.
Quando noi entriamo in questo tepore, in questo atteggiamento di tiepidezza spirituale, trasformiamo la nostra vita in un cimitero: non c’è vita. C’è soltanto chiusura perché non entrino dei problemi come questa gente che “sì, sì, siamo nelle rovine ma non rischiamo: meglio così. Già siamo abituati a vivere così”.
Papa Francesco avverte che tutto questo succede anche a noi “con le piccole cose che non vanno bene, che il Signore vuole che noi cambiamo”. Lui ci chiede la conversione e noi gli rispondiamo: domani. Da qui l’invito alla preghiera:
Chiediamo al Signore la grazia di non cadere in questo spirito di “cristiani a metà” o, come dicono le vecchiette, “cristiani all’acqua di rose”, senza sostanza. Cristiani “buoni” che hanno seminato molto, ma raccolto poco. Vite che promettevano tanto, e alla fine non hanno fatto niente.
Che il Signore ci aiuti, conclude il Papa, a “risvegliarci dallo spirito del tepore”, a lottare contro “questa anestesia soave della vita spirituale”.
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