La forza di una comunità si vede dalla sua compassione per i più deboli: è quanto ha detto Papa Francesco ai circa 3 mila partecipanti all’incontro promosso a Roma dall’Harvard World Model United Nations, ricevuti nell’Aula Paolo VI in Vaticano. Si tratta di una iniziativa che riunisce studenti universitari di 115 Paesi con l’obiettivo di far comprendere l’attività svolta dall’Onu e dagli organismi internazionali e formare i leader mondiali del futuro. Il servizio di Sergio Centofanti per Radio Vaticana:
I problemi del mondo hanno un volto
Le Nazioni Unite e ciascuno degli Stati membri siano sempre disposti “al servizio di quanti nel mondo sono più vulnerabili ed emarginati”. Così Papa Francesco si rivolge ai giovani, sottolineando “la necessità e l’importanza” delle “strutture di cooperazione e di solidarietà, che sono state forgiate dalla comunità internazionale nel corso di molti anni”. Al centro dell’attenzione ci sia sempre la persona – è l’invito del Papa – perché i problemi hanno sempre un volto e “dietro ogni difficoltà che il mondo affronta, ci sono uomini e donne, giovani e vecchi”, persone come noi:
“Ci sono famiglie e individui che vivono ogni giorno lottando, che cercano di prendersi cura dei loro figli e di provvedere ad essi non solo per il futuro, ma anche per le elementari necessità dell’oggi. Così pure, molti di coloro che sono colpiti dai problemi più gravi del mondo attuale, dalla violenza e dall’intolleranza, sono diventati rifugiati, tragicamente costretti ad abbandonare le loro case, privati della loro terra e della loro libertà”.
La compassione verso gli altri è la forza di una comunità
Queste persone hanno bisogno di aiuto – sottolinea il Papa – chiedono a gran voce di essere ascoltate e sono più che mai degne di ogni nostro sforzo per la giustizia, la pace e la solidarietà:
“La nostra forza come comunità, a qualsiasi livello di vita e di organizzazione sociale, poggia non tanto sulle nostre conoscenze e abilità personali, quanto sulla compassione che mostriamo gli uni verso gli altri, sulla cura che pratichiamo specialmente per quanti non possono avere cura di sé stessi”.
Prendersi cura degli altri, vocazione di tutta l’umanità
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Il Papa ricorda infine l’impegno della Chiesa Cattolica nel servire i poveri, i rifugiati, le famiglie e proteggere l’inalienabile dignità e i diritti di ogni essere umano:
“Noi cristiani crediamo che Gesù ci chiama a servire i nostri fratelli e sorelle, a prenderci cura degli altri, a prescindere dalla loro provenienza e dalle circostanze. Tuttavia, questo non è solo un distintivo dei cristiani, ma è una chiamata universale, radicata nella nostra comune umanità, una cosa che abbiamo dentro come persone!”.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)
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