L’appello lo rivolge nell’ampio videomessaggio trasmesso oggi durante un incontro virtuale
(Articolo di Debora Donnini – Tratto da Vatican News)
Papa Francesco rilancia il progetto di un patto globale per l’educazione come via fondamentale per costruire un mondo più fraterno e solidale, in pace e giustizia.
Il panorama odierno è quello di una “crisi complessiva”: una crisi che il Covid ha mostrato essere anche nel modo di relazionarsi.
E il Papa lo fa chiedendo l’impegno di ciascuno a cambiare mentalità per edificare davvero una società dell’armonia, perché educare è la strada per ogni cambiamento. Educare è l’antidoto all’individualismo e lì risiede la possibilità di dare speranza.
Il suo appello lo rivolge nell’ampio videomessaggio trasmesso oggi durante un incontro virtuale presso la Pontificia Università Lateranense. Un incontro, in diretta online, promosso dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica.
Era settembre del 2019 quando con un Messaggio Papa Francesco proponeva un comune patto educativo e lanciava per questo scopo un evento mondiale che avrebbe dovuto tenersi il 14 maggio di quest’anno, ma che è stato rimandato proprio a causa della situazione sanitaria.
Nel mettere a fuoco la questione educativa, il Papa ricorda nel videomessaggio che, secondo più dati, si parla di “catastrofe educativa” di fronte “ai circa dieci milioni di bambini che potrebbero essere costretti a lasciare la scuola a causa della crisi economica generata dal coronavirus, aumentando un divario educativo già allarmante (con oltre 250 milioni di bambini in età scolare esclusi da ogni attività formativa)”.
Dal punto di vista scolastico si è, infatti, cercato di reagire alla pandemia con l’accesso alle piattaforme educative e informatiche, che hanno però mostrato una “marcata disparità delle opportunità”.
“È tempo”, dunque, sottolinea il Papa, “di sottoscrivere un patto educativo globale per e con le giovani generazioni, che impegni le famiglie, le comunità, le scuole e le università, le istituzioni, le religioni, i governanti, l’umanità intera, nel formare persone mature”. E per non mancare all’appuntamento con questo momento storico, bisogna superare le semplificazioni eccessive appiattite sull’utilità, bisogna che gli spazi educativi non si conformino alla logica della ripetizione, dei risultati standardizzati, ma siano capaci di generare “processi creativi” in cui l’ospitalità, la solidarietà intergenerazionale e il valore della trascendenza fondino una nuova cultura:
Siamo anche consapevoli che un cammino di vita ha bisogno di una speranza fondata sulla solidarietà, e che ogni cambiamento richiede un percorso educativo, per costruire nuovi paradigmi capaci di rispondere alle sfide e alle emergenze del mondo contemporaneo, di capire e di trovare le soluzioni alle esigenze di ogni generazione e di far fiorire l’umanità di oggi e di domani.
Serve, dunque, un “nuovo modello culturale”. L’educazione, infatti, ha un potere di trasformazione. “Educare è sempre un atto di speranza”, evidenzia, che rompe i fatalismi, che trasforma la “logica sterile e paralizzante dell’indifferenza” in una diversa, capace “di accogliere la nostra comune appartenenza”.
Noi riteniamo che l’educazione è una delle vie più efficaci per umanizzare il mondo e la storia. L’educazione è soprattutto una questione di amore e di responsabilità che si trasmette nel tempo di generazione in generazione. L’educazione, quindi, si propone come il naturale antidoto alla cultura individualistica, che a volte degenera in vero e proprio culto dell’io e nel primato dell’indifferenza. Il nostro futuro non può essere la divisione, l’impoverimento delle facoltà di pensiero e d’immaginazione, di ascolto, di dialogo e di mutua comprensione. Il nostro futuro non può essere questo. Oggi c’è bisogno di una rinnovata stagione di impegno educativo, che coinvolga tutte le componenti della società.
Concretamente l’impegno che il Papa chiede si declina in diversi punti: prima di tutto, mettere al centro di ogni processo educativo la persona e la sua dignità e capacità di essere in relazione con gli altri. In secondo luogo, di ascoltare la voce di bambini e giovani per costruire insieme un futuro di giustizia e di pace. Di favorire, poi, la partecipazione di bambine e ragazze all’istruzione. Quarto punto: “vedere nella famiglia il primo e indispensabile soggetto educatore”. Ancora, l’educazione all’accoglienza verso gli emarginati. Il sesto punto sottolineato da Francesco si concentra sull’impegno a trovare altri modi per intendere economica, politica e progresso perché siano a servizio della famiglia umana nella prospettiva di un’ecologia integrale. Importante anche coltivare la casa comune con stili più sobri secondo principi di sussidiarietà, solidarietà e economia circolare.
Punto di riferimento di questo progetto educativo è la dottrina sociale che – rimarca – ispirata agli insegnamenti della Rivelazione e all’umanesimo cristiano, si offre come “solida base” per trovare strade da percorre nell’attuale situazione di emergenza. Bisogna, poi, assicurare a tutti l’accesso a un’educazione di qualità.
Riecheggia, poi, spesso, la nuova Enciclica “Fratelli tutti” come strada da percorrere per questo processo che chiede a tutti di essere parte attiva. Il coraggio di “generare processi” consiste infatti anche nell’assumere le contrapposizioni che portiamo e di ricreare “il tessuto di relazioni in favore di un’umanità capace di parlare la lingua della fraternità”. Bisogna esprimere il proprio essere “altri buoni samaritani” perché le diversità sappiano armonizzarsi per la ricerca del bene comune. In sintesi, si tratta di quella che il Papa chiama “la capacità di fare armonia” tanto importante oggi. “Un mondo diverso è possibile – afferma – e chiede che impariamo a costruirlo, e questo coinvolge tutta la nostra umanità, sia personale che comunitaria”. Quindi il suo appello si rivolge agli uomini e alle donne della cultura, della scienza e dello sport, agli artisti, agli operatori dei media, affinché anch’essi sottoscrivano questo patto facendosi promotori dei valori di cura, di pace, di giustizia, di bene, di bellezza, di accoglienza dell’altro e di fratellanza.
Ma si tratta anche di ascoltare il grido delle nuove generazioni per un cammino educativo rinnovato, che “non giri lo sguardo dall’altra parte” favorendo “pesanti ingiustizie sociali” e “violazioni dei diritti”. Il Papa indica, quindi, quelle realtà concrete in cui giovani rischiano di cadere: solitudine e sfiducia verso il futuro generano tra i giovani “depressione, dipendenze, aggressività, odio verbale, fenomeni di bullismo”. Bisogna, poi, non restare indifferenti di fronte alla “piaga delle violenze e degli abusi sui minori, ai fenomeni delle spose bambine e dei bambini-soldato, al dramma dei minori venduti e resi schiavi”. Nel videomessaggio risuona anche la sua preoccupazione per il creato, ferito dallo sfruttamento.
Nella storia, ricorda Papa Francesco, esistono momenti in cui bisogna prendere decisioni fondanti, specialmente tenendo in considerazione possibili scenari futuri. “Le grandi trasformazioni non si costruiscono a tavolino”, aggiunge. C’è una “architettura” della pace in cui intervengono le varie istituzioni e persone di una società, ciascuna secondo la propria competenza ma senza escludere nessuno”.
Così dobbiamo andare avanti noi: tutti insieme, ognuno come è, ma sempre guardando avanti insieme, verso questa costruzione di una civiltà dell’armonia, dell’unità, dove non ci sia posto per questa cattiva pandemia della cultura dello scarto.
L’importante intervento del Papa è stato trasmesso durante la riunione nel corso della quale vengono proposti a commento un videomessaggio della direttrice generale dell’UNESCO Audrey Azoulay, e nell’ateneo pontificio gli interventi dei responsabili della Congregazione per l’Educazione Cattolica: il cardinale Giuseppe Versaldi e l’arcivescovo Angelo Vincenzo Zani. E anche dei rettori della Lateranense e della Università Cattolica del Sacro Cuore, rispettivamente Vincenzo Buonomo e Franco Anelli, assieme alla sociologa Silvia Cataldi, docente all’Università “La Sapienza” di Roma. A introdurre e moderare l’incontro, Alessandro Gisotti, vice-direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione.
La pandemia, poi, in questi mesi, non ha interrotto la progettualità. Così il Villaggio dell’educazione, in cui presentare le migliori esperienze educative internazionali, si è trasformato in uno spazio virtuale: sono state più di 70 le esperienze educative realizzate nel mondo e variamente ispirate alle tematiche del Patto: dignità e diritti umani, pace e cittadinanza, ecologia integrale, fraternità e sviluppo. Un cammino, dunque, che non finisce qui.
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