“L’amore per il prossimo, che si chiama anche carità fraterna, è fatto di vicinanza, di ascolto, di condivisione, di cura per l’altro”, sono le parole centrali dell’Angelus di questa domenica in piazza San Pietro di Papa Francesco, prima della recita della preghiera mariana. Dopo la preghiera la nomina di 13 nuovi cardinali per il prossimo concistoro.
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Nell’odierna pagina evangelica (cfr Mt 22,34-40), un dottore della Legge domanda a Gesù quale sia «il grande comandamento» (v. 36), cioè il comandamento principale di tutta la Legge divina. Gesù risponde: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”» (v. 37). E subito aggiunge: «Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”» (v. 39). La risposta di Gesù riprende e unisce due precetti fondamentali, che Dio ha dato al suo popolo mediante Mosè (cfr Dt 6,5; Lv 19,18). E così supera il trabocchetto che gli è stato teso «per metterlo alla prova» (v. 35). Il suo interlocutore, infatti, cerca di trascinarlo nella disputa tra gli esperti della Legge sulla gerarchia delle prescrizioni. Ma Gesù stabilisce due cardini essenziali per i credenti di tutti i tempi. Il primo è che la vita morale e religiosa non può ridursi a un’obbedienza ansiosa e forzata, ma deve avere come principio l’amore. Il secondo cardine è che l’amore deve tendere insieme e inseparabilmente verso Dio e verso il prossimo.
Questa è una delle principali novità dell’insegnamento di Gesù e ci fa capire che non è vero amore di Dio quello che non si esprime nell’amore del prossimo; e, allo stesso modo, non è vero amore del prossimo quello che non attinge dalla relazione con Dio.
Gesù conclude la sua risposta con queste parole: «Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» (v. 40). Ciò significa che tutti i precetti che il Signore ha dato al suo popolo devono essere messi in rapporto con l’amore di Dio e del prossimo. Infatti, tutti i comandamenti servono ad attuare ed esprimere quel duplice indivisibile amore. L’amore per Dio si esprime soprattutto nella preghiera, in particolare nell’adorazione.
E l’amore per il prossimo, che si chiama anche carità fraterna, è fatto di vicinanza, di ascolto, di condivisione, di cura per l’altro. Scrive l’apostolo Giovanni: «Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1 Gv 4,20). Nel Vangelo di oggi, ancora una volta, Gesù ci aiuta ad andare alla sorgente viva e zampillante dell’Amore. Tale sorgente è Dio stesso, da amare totalmente in una comunione che niente e nessuno può spezzare. Comunione che è dono da invocare ogni giorno, ma anche impegno personale perché la nostra vita non si lasci schiavizzare dagli idoli del mondo. E la verifica del nostro cammino di conversione e di santità è sempre nell’amore del prossimo.
Finché ci sarà un fratello o una sorella a cui chiudiamo il nostro cuore, saremo ancora lontani dall’essere discepoli come Gesù ci chiede. Ma la sua divina misericordia non ci permette di scoraggiarci, anzi ci chiama a ricominciare ogni giorno per vivere coerentemente il Vangelo. L’intercessione di Maria Santissima ci apra il cuore per accogliere il “grande comandamento”, il duplice comandamento dell’amore, che riassume tutta la legge di Dio e da cui dipende la nostra salvezza.
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