All’Angelus della prima domenica di Avvento, con l’inizio del nuovo Anno liturgico, Papa Francesco rivolge un forte invito a non seguire quelle strade di egoismo che provocano guerre e conflitti. Francesco ricorda anche che nel pomeriggio sarà a Greccio dove firmerà una Lettera sul significato del presepe
Debora Donnini – Città del Vaticano
Vegliare, essere pronti per la venuta di Gesù. Ricalcando la pagina del Vangelo di oggi, il Papa all’Angelus ricorda che l’Avvento è “il tempo propizio” per accogliere Cristo, messaggero di pace che indica le vie di Dio.
Vegliare non significa avere materialmente gli occhi aperti, ma avere il cuore libero e rivolto nella direzione giusta, cioè disposto al dono e al servizio. Questo è vegliare! Il sonno da cui dobbiamo svegliarci è costituito dall’indifferenza, dalla vanità, dall’incapacità di instaurare rapporti genuinamente umani, dell’incapacità di farsi carico del fratello solo, abbandonato o malato. L’attesa di Gesù che viene si deve tradurre, dunque, in un impegno di vigilanza.
Vigilanza – prosegue – significa prima di tutto “meravigliarsi” dinanzi alle sorprese di Dio, dare a Lui “il primato” e, concretamente, lasciarsi interpellare dalle necessità del prossimo, senza aspettare che ci chieda aiuto. Ma imparando ad “anticipare, come fa sempre Dio con noi”, sottolinea Francesco richiamandosi, come diverse volte ha fatto, a quell’anticipare di Dio nella nostra vita.
In queste quattro settimane che preparano al Natale, la liturgia – evidenzia il Papa – ricorda che il Signore viene ogni giorno nella nostra vita e che ritornerà: una certezza, questa, che induce a “guardare con fiducia al futuro” come il profeta Isaia invita a fare nella Prima Lettura della Messa di oggi. Isaia profetizza infatti che alla fine dei tempi le genti affluiranno al monte del tempio del Signore e, dopo l’Incarnazione, Gesù stesso si è rivelato come “vero tempio”, che attira a sé tutti i popoli. Pertanto la “visione meravigliosa” di Isaia spinge ad avere “un atteggiamento di pellegrinaggio”, di cammino verso Cristo, “senso e fine di tutta la storia”.
E Papa Francesco indica concretamente quale sia il cammino da percorrere:
Quanti hanno fame e sete di giustizia, la possono trovare soltanto percorrendo le vie del Signore; mentre il male e il peccato provengono dal fatto che gli individui e i gruppi sociali preferiscono seguire strade dettate da interessi egoistici, che provocano conflitti e guerre.
Il pensiero conclusivo dell’Angelus va a Maria, “Vergine vigilante e Madre della speranza” perché ci guidi aiutandoci a volgere lo sguardo verso Gesù.
Dopo la preghiera mariana il Papa invoca “pace e concordia” per l’Iraq dopo aver appreso con dolore delle decine di vittime in seguito alla dura reazione per le manifestazioni di protesta dei giorni scorsi. Ha anche esortato a pregare per il nuovo Organismo consultivo internazionale della gioventù, formato da venti giovani di diverse provenienze geografiche ed ecclesiali, istituito dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita con il compito di “aiutare a comprendere la visione dei giovani sulle priorità della pastorale giovanile e su altri temi”. Si tratta di una risposta concreta alle sollecitazioni del Sinodo dedicato ai giovani dello scorso anno.
Infine, chiede di accompagnarlo nella preghiera quando, oggi pomeriggio, andrà a Greccio e firmerà una Lettera sul significato del presepe, “segno semplice e mirabile della fede cristiana”. “È una Lettera breve – dice – che può far bene per prepararsi al Natale”.Argomenti
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