Sospesi tra il passato che è la memoria dei nostri cari e il futuro che è rappresentato dalla speranza della Gerusalemme Celeste, nella strada del presente abbiamo un “navigatore” che ci è stato dato da Dio, e che ci aiuta a non sbagliare strada: le Beatitudini. Papa Francesco lo spiega al Cimitero Laurentino, in una omelia pronunciata a braccio durante la celebrazione dei defunti.
È una giornata parzialmente grigia, con uno squarcio di luce che cade sul cimitero Laurentino, con molto vento. In lontananza si sente il rumore degli aerei che vanno ad atterrare o partono da Ciampino, che non è distante. Papa Francesco percorre da solo il Giardino degli Angeli, mette dei fiori da un lato e dall’altro, e si ferma davanti ad alcune delle tombe dei bambini che non hanno mai visto la luce, ma che c’erano già per i loro genitori, che impreziosiscono le tombe con peluche e ricordi. Prima, i feti erano considerati rifiuti. Oggi, hanno una casa, un luogo dove i genitori possano ricordarli.
E questi dieci minuti di passeggiata con il passo stanco sotto la supervisione di monsignor Leonardo Sapienza, Reggente della Casa Pontificia, sono il momento più toccante della visita di Papa Francesco al Cimitero Laurentino, il terzo cimitero di Roma che visita dopo essere stato al Verano per tre anni consecutivi e al Cimitero di Prima Porta nel 2016.
Quindi, la Messa. Celebrano con Papa Francesco il Cardinale Angelo de Donatis, vicario del Papa per la diocesi di Roma, il vescovo ausiliare per il Settore Sud Paolo Lojudice e monsignor Claudio Palma, cappellano della Chiesa di Gesù Risorto.
Papa Francesco sottolinea la concretezza delle letture, perché ci inquadrano nelle “tre dimensioni della vita”, il passato, il futuro e il presente.
Il passato è dato dallo stesso giorno della Commemorazione dei Defunti. “Oggi – dice Papa Francesco – è un giorno di memoria (passato), un giorno per ricordare coloro che hanno camminato prima di noi, ci hanno accompagnato, ci hanno dato la vita”.
Continua Papa Francesco: “La memoria è quello che fa forte un popolo, perché si sente radicato in un cammino, radicato in una storia, radicato in un popolo”.
È grazie alla memoria che capiamo di non essere soli, ma di essere “un popolo”, dice Papa Francesco.
Il futuro è la speranza della vita eterna, l’attesa dalla Gerusalemme Celeste che è descritta come – ricorda Papa Francesco – “scendere dal cielo pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Si aspetta la bellezza”.
La speranza è dunque quella di “incontrarci, di arrivare dove c’è l’amore che ci ha creato, dove c’è l’amore che ci aspetta, l’amore di padre”.
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Il presente è invece è la “strada che noi dobbiamo fare, che facciamo”. Nel farla, abbiamo bisogno di un navigatore, delle luci che “Dio ci ha dato per non sbagliare strada”, e queste luci sono le Beatitudini, che Papa Francesco elenca: la mitezza, la povertà di spirito, la giustizia, la misericordia, la purezza di cuore.
Papa Francesco sottolinea dunque che nel cimitero Laurentino ci sono dunque le tre dimensioni della vita, e invita a pregare Dio per avere la grazia “di mai perdere la memoria, mai nascondere la memoria”, ma anche di avere “la grazia della speranza”, e di avere “la grazia di capire quali sono le luci che ci accompagneranno sulla strada per non sbagliare e così arrivare dove ci aspettano con tanto amore”.
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di Andrea Gagliarducci per AciStampa
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