Si allarghino “gli spazi della presenza delle donne e si intensifichi la loro opera nel ricercare occasioni di incontro, di conoscenza e di dialogo e il comune impegno per la edificazione di un futuro di prosperità e di pace”. E’ quanto auspica Papa Francesco in un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, indirizzato ai partecipanti alla Seconda Conferenza con le donne del Medio Oriente e del Mediterraneo sul tema “Donne operatrici di pace per una cultura dell’incontro e del dialogo”, in corso a Bari, promossa dall’Unione Mondiale Organizzazioni Femminili Cattoliche insieme al Forum Internazionale di Azione Cattolica e all’Azione Cattolica Italiana, nel contesto del Giubileo Straordinario della Misericordia.
Il Papa, si legge ancora nel telegramma, invita tutti “al generoso esercizio delle opere di misericordia corporali e spirituali” e “saluta cordialmente tutte le donne presenti, particolarmente quelle provenienti dal Medio Oriente e dai Paesi segnati da conflitti sociali, dalla povertà e dalle discriminazioni”.
Obiettivo della Conferenza, che si chiuderà domenica, è dunque l’ascolto di donne che, in contesti particolarmente difficili, sono impegnate nella costruzione di una convivenza sociale pacifica.
Previsto anche un momento di preghiera ecumenica nella Cripta della Basilica di San Nicola, per elevare una supplica per la pace in Siria e in tutto il Medioriente.
Questa Conferenza – dice alla Radio Vaticana Maria Giovanna Ruggieri, presidente dell’Umofc – segue quella che è stata fatta qualche anno fa ad Amman, in Giordania. Quell’occasione fu un primo approccio con le donne cristiane del Medio Oriente perché avevamo allungato il nostro sguardo verso questa parte del mondo dove i cristiani fanno un lavoro di riconciliazione tra le parti, in un certo senso. Quindi ci sembrava interessante ascoltare le donne che, magari in maniera molto silenziosa, portano avanti questo impegno quotidiano di dialogo, di confronto, di reciproca attenzione, di rispetto e di riconciliazione, anche tenendo conto che noi, come europei, siamo un po’ disorientati di fronte a questi arrivi: a volte alziamo dei muri, delle paure. E quindi è importante ascoltare da loro come lavorare con persone che vengono magari da religioni o culture diverse per una convivialità delle diversità e non un’opposizione.
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