Sancta Sedes

Papa Francesco: le donne sono più coraggiose degli uomini! La speranza vinca i nostri timori

Cari fratelli e sorelle, non mettiamo mai condizioni a Dio e lasciamo invece che la speranza vinca i nostri timori. Fidarsi di Dio vuol dire entrare nei suoi disegni senza nulla pretendere, anche accettando che la sua salvezza e il suo aiuto giungano a noi in modo diverso dalle nostre aspettative. Noi chiediamo al Signore vita, salute, affetti, felicità; ed è giusto farlo, ma nella consapevolezza che Dio sa trarre vita anche dalla morte, che si può sperimentare la pace anche nella malattia, e che ci può essere serenità anche nella solitudine e beatitudine anche nel pianto. Non siamo noi che possiamo insegnare a Dio quello che deve fare, ciò di cui noi abbiamo bisogno. Lui lo sa meglio di noi, e dobbiamo fidarci, perché le sue vie e i suoi pensieri sono diversi dai nostri.: questa l’esortazione di Papa Francesco nella catechesi tenuta durante l’udienza generale del mercoledì in Aula Paolo VI.

Le parole della Catechesi di Papa Francesco

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Tra le figure di donne che l’Antico Testamento ci presenta, risalta quella di una grande eroina del popolo: Giuditta. Il Libro biblico che porta il suo nome narra l’imponente campagna militare del re Nabucodonosor, il quale, regnando in Ninive, allarga i confini dell’impero sconfiggendo e asservendo tutti i popoli intorno. Il lettore capisce di trovarsi davanti ad un grande, invincibile nemico che sta seminando morte e distruzione e che arriva fino alla Terra Promessa, mettendo in pericolo la vita dei figli di Israele.
L’esercito di Nabucodonosor, infatti, sotto la guida del generale Oloferne, pone l’assedio a una città della Giudea, Betulia, tagliando il rifornimento dell’acqua e fiaccando così la resistenza della popolazione.

La situazione si fa drammatica, al punto che gli abitanti della città si rivolgono agli anziani chiedendo di arrendersi ai nemici. Le loro sono parole disperate: «Non c’è più nessuno che ci possa aiutare, perché Dio ci ha venduti nelle loro mani per essere abbattuti davanti a loro dalla sete e da terribili mali, sono arrivati a dire per la disperazione che “Dio ci ha venduti”. Ormai chiamateli e consegnate l’intera città al popolo di Oloferne e a tutto il suo esercito perché la saccheggino» (Gdt 7,25-26). La fine sembra ormai ineluttabile, la capacità di fidarsi di Dio si è esaurita, la capacità di fidarsi di Dio si è esaurita, quante volte arriviamo a situazioni limite in cui sentiamo di non poterci fidare più di Dio, è una sensazione brutta e, paradossalmente, sembra che, per sfuggire alla morte, non resti che consegnarsi nelle mani di chi uccide, loro sanno che entraranno i nemici e faranno strage, prendendo schiave le loro donne.

Davanti a tanta disperazione, il capo del popolo tenta di proporre un appiglio di speranza: resistere ancora cinque giorni, aspettando l’intervento salvifico di Dio. Ma è una speranza debole, che gli fa concludere: «E se proprio passeranno questi giorni e non ci arriverà alcun aiuto, farò come avete detto voi» (7,31). Povero uomo, era senza uscita. Cinque giorni vengono concessi a Dio per intervenire, qui è il peccato; cinque giorni di attesa, ma già con la prospettiva della fine.Concendo conque giorni a Dio per salvarli ma non hanno fiducia, attendono il peggio. In realtà, nessuno più, tra il popolo, è ancora capace di sperare.



È in tale situazione che compare sulla scena Giuditta. Vedova, donna di grande bellezza e saggezza, ella parla al popolo con il linguaggio della fede, coraggiosa, timprovera in faccia il popolo: «Voi volete mettere alla prova il Signore onnipotente, […]. No, fratelli, non provocate l’ira del Signore, nostro Dio. Se non vorrà aiutarci in questi cinque giorni, egli ha pieno potere di difenderci nei giorni che vuole o anche di farci distruggere dai nostri nemici. […] Perciò attendiamo fiduciosi la salvezza che viene da lui, supplichiamolo che venga in nostro aiuto e ascolterà il nostro grido, se a lui piacerà» (8,13.14-15.17). E’ il linguaggio della speranza, bussiamo alla porta del cuore di Dio, lui è padre, qui sta la forza di Giuditta.
Le donne sono più coraggiose degli uomini, questa è un’opinione mia.
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Con la forza di un profeta, Giuditta richiama gli uomini del suo popolo per riportarli alla fiducia in Dio; con lo sguardo di un profeta, ella vede al di là dello stretto orizzonte proposto dai capi e che la paura rende ancora più limitato. Dio agirà di certo – ella afferma –, mentre la proposta dei cinque giorni di attesa è un modo per tentarlo e per sottrarsi alla sua volontà. Il Signore è Dio di salvezza, e lei, Giuditta, ci crede, qualunque forma essa prenda. È salvezza liberare dai nemici e far vivere, ma, nei suoi piani impenetrabili, può essere salvezza anche consegnare alla morte, conosciamo poi la fine e Dio salva.
Cari fratelli e sorelle, non mettiamo mai condizioni a Dio e lasciamo invece che la speranza vinca i nostri timori. Fidarsi di Dio vuol dire entrare nei suoi disegni senza nulla pretendere, anche accettando che la sua salvezza e il suo aiuto giungano a noi in modo diverso dalle nostre aspettative. Noi chiediamo al Signore vita, salute, affetti, felicità; ed è giusto farlo, ma nella consapevolezza che Dio sa trarre vita anche dalla morte, che si può sperimentare la pace anche nella malattia, e che ci può essere serenità anche nella solitudine e beatitudine anche nel pianto. Non siamo noi che possiamo insegnare a Dio quello che deve fare, ciò di cui noi abbiamo bisogno. Lui lo sa meglio di noi, e dobbiamo fidarci, perché le sue vie e i suoi pensieri sono diversi dai nostri.



Il cammino che Giuditta ci indica è quello della fiducia, dell’attesa nella pace, della preghiera e dell’obbedienza, è il cammino della speranza. Senza facili rassegnazioni, facendo tutto quanto è nelle nostre possibilità, ma sempre rimanendo nel solco della volontà del Signore, perché Giuditta, di fatto, ha un suo piano, cerca di avvicinare il capo dei nemici e riesce a tagliarli la testa lo attua con successo e porta il popolo alla vittoria, ma sempre nell’atteggiamento di fede di chi tutto accetta dalla mano di Dio, sicura della sua bontà.
Così, una donna piena di fede e di coraggio ridà forza al suo popolo in pericolo mortale e lo conduce sulle vie della speranza, indicandole anche a noi. E noi se pensiamo a quante volte abbiamo sntitto consigli coraggiosi, parole sagge, da donne e persone umili e noi magari li abbiamo ignorati e invece sono parole delle persone sagge, le parole delle nonne ad esempio; e andando per quelle vie, sarà gioia e luce pasquale affidarsi al Signore con le parole di Gesù: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice. Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Lc 22,42). E questa è la preghiera della saggezza, della fiducia e della speranza, grazie!

 
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+++ Il video servizio a cura del Centro Televisivo Vaticano +++
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Servizio a cura di Daniele Venturi per la Redazione Papaboys

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