Rinnovo “un accorato appello alla responsabilità e alla solidarietà” di fronte ad un’emergenza drammatica. E’ uno dei passaggi del discorso che Papa Francesco ha rivolto alla cittadinanza e alla comunità di Lesbo, incontrata al porto dell’isola. Dal Pontefice un sentito ringraziamento a quanti stanno compiendo ogni sforzo per accogliere i migranti, quindi l’esortazione a costruire la pace dove la guerra ha portato distruzione. Per essere veramente solidali, ha avvertito, bisogna rimuovere le cause e adottare politiche non unilaterali.
“Quando Lesbo è diventata un approdo per tanti migranti in cerca di pace e di dignità, ho sentito il desiderio di venire qui”. Incontrando la cittadinanza dell’isola greca, Francesco confida subito i suoi sentimenti ed esprime gratitudine, ammirazione per come il popolo greco, “nonostante le gravi difficoltà da affrontare” ha saputo “tenere aperti i cuori e le porte”.
Mai dimenticare che migranti sono persone
Il Papa rinnova, dunque, un “accorato appello alla responsabilità e alla solidarietà di fronte a una situazione tanto drammatica”, migranti che vivono la disperazione “per i disagi materiali e per l’incertezza del futuro”:
“Le preoccupazioni delle istituzioni e della gente, qui in Grecia come in altri Paesi d’Europa, sono comprensibili e legittime. E tuttavia non bisogna mai dimenticare che i migranti, prima di essere numeri, sono persone, sono volti, nomi, storie. L’Europa è la patria dei diritti umani, e chiunque metta piede in terra europea dovrebbe poterlo sperimentare, così si renderà più consapevole di doverli a sua volta rispettare e difendere”.
Le barriere creano divisioni, non aiutano progresso dei popoli
Purtroppo, è il rammarico del Papa, “molti bambini non sono riusciti nemmeno ad arrivare: hanno perso la vita in mare, vittime di viaggi disumani e sottoposti alle angherie di vili aguzzini”:
“Voi, abitanti di Lesbo, dimostrate che in queste terre, culla di civiltà, pulsa ancora il cuore di un’umanità che sa riconoscere prima di tutto il fratello e la sorella, un’umanità che vuole costruire ponti e rifugge dall’illusione di innalzare recinti per sentirsi più sicura. Infatti le barriere creano divisioni, anziché aiutare il vero progresso dei popoli, e le divisioni prima o poi provocano scontri”.
“Per essere veramente solidali con chi è costretto a fuggire dalla propria terra – ha proseguito il Papa – bisogna lavorare per rimuovere le cause di questa drammatica realtà: non basta limitarsi a inseguire l’emergenza del momento, ma occorre sviluppare politiche di ampio respiro, non unilaterali”.
Impedire che il cancro della guerra si diffonda, basta traffico di armi
Quindi, ancora una volta, Francesco ha chiesto di “costruire la pace là dove la guerra ha portato distruzione e morte, e impedire che questo cancro si diffonda altrove”:
“Per questo bisogna contrastare con fermezza la proliferazione e il traffico delle armi e le loro trame spesso occulte; vanno privati di ogni sostegno quanti perseguono progetti di odio e di violenza. Va invece promossa senza stancarsi la collaborazione tra i Paesi, le Organizzazioni internazionali e le istituzioni umanitarie, non isolando ma sostenendo chi fronteggia l’emergenza”.
Di qui l’auspicio che abbia successo il Primo Vertice Umanitario Mondiale che si terrà a Istanbul il mese prossimo. Francesco ha rinnovato l’appello a “cercare soluzioni degne dell’uomo alla complessa questione dei profughi”.
Dio non è indifferente alle tragedie che feriscono l’umanità
Ancora, ha evidenziato che la sua presenza a Lesbo “insieme al Patriarca Bartolomeo e all’Arcivescovo Ieronymos sta a testimoniare la nostra volontà di continuare a collaborare perché questa sfida epocale diventi occasione non di scontro, ma di crescita della civiltà dell’amore”:
“Cari fratelli e sorelle, di fronte alle tragedie che feriscono l’umanità, Dio non è indifferente, non è distante. Egli è il nostro Padre, che ci sostiene nel costruire il bene e respingere il male. Non solo ci sostiene, ma in Gesù ci ha mostrato la via della pace. Di fronte al male del mondo, Egli si è fatto nostro servo, e col suo servizio di amore ha salvato il mondo”.
Questo, ha ripreso, “è il vero potere che genera la pace. Solo chi serve con amore costruisce la pace”, “superando la spessa coltre dell’indifferenza che annebbia le menti e i cuori”.
Preghiera per i migranti di Bartolomeo e Ieronymos
“Grazie a voi – ha concluso il Papa – perché siete custodi di umanità, perché vi prendete teneramente cura della carne di Cristo, che soffre nel più piccolo fratello affamato e forestiero, e che voi avete accolto”. Dal canto loro, il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo e l’arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Ieronymos hanno rivolto una preghiera composta per l’occasione affinché il Signore dia conforto a quanti sono così duramente provati nella crisi umanitaria dei migranti.
Il servizio è di Alessandro Gisotti per la Radio Vaticana
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