“Lo sviluppo integrale è la strada del bene che la famiglia umana è chiamata a percorrere”. Così il Papa, nell’Aula Nuova del Sinodo, ai partecipanti al Convegno promosso dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, nel 50° anniversario della “Popolorum Progressio”, del Beato Paolo VI.
Il Papa si è complimentato con il cardinale prefetto, Peter Kodwo Appiah Turkson, per l’avvio del nuovo dicastero, poi seguendo la scia di Paolo VI che precisò “in dettaglio” il significato di “sviluppo integrale”, proponendo la formula “sviluppo di ogni uomo e di tutto l’uomo”, Francesco ha declinato le sfide di oggi.
Integrare i diversi popoli
“Si tratta di integrare i diversi popoli della terra. Il dovere di solidarietà ci obbliga a cercare giuste modalità di condivisione, perché non vi sia quella drammatica sperequazione tra chi ha troppo e chi non ha niente, tra chi scarta e chi è scartato. Solo la strada dell’integrazione tra i popoli consente all’umanità un futuro di pace e di speranza”.
Integrazione sociale
Passando all’integrazione sociale, il Papa ha richiamato il principio di “sussidiarietà” ribadendo che tutti hanno “un contributo da dare all’insieme della società”. “Un diritto e un dovere” volti alla creazione di “una convivenza umana aperta a tutti”. Ha parlato di come l’economia, la finanza, il lavoro, la cultura, la vita familiare, la religione siano nel proprio specifico, un momento irrinunciabile di questa crescita:
“Nessuno di essi si può assolutizzare e nessuno di essi può essere escluso da una concezione di sviluppo umano integrale, che tenga cioè conto che la vita umana è come un’orchestra che suona bene se i diversi strumenti si accordano e seguono uno spartito condiviso da tutti”.
Integrazione individuale e comunitaria
Altra sfida quella di “integrare la dimensione individuale e quella comunitaria”. Si è riferito alla cultura occidentale che ha anche “esaltato l’individuo fino a farne come un’isola” e a “visioni ideologiche e poteri politici che hanno schiacciato la persona”, massificandola e privandola della “libertà”. Ha puntato il dito contro i poteri economici che trasformano la globalizzazione nel mercato del mero profitto, invece di “favorire una maggiore condivisione tra gli uomini”:
“L’io e la comunità non sono concorrenti tra loro, ma l’io può maturare solo in presenza di rapporti interpersonali autentici e la comunità è generatrice quando lo sono tutti e singolarmente i suoi componenti. Questo vale ancor più per la famiglia, che è la prima cellula della società e in cui si apprende il vivere insieme”.
Integrare corpo e anima
“Paolo VI scriveva che lo sviluppo non si riduce a una semplice crescita economica” – ha evidenziato Francesco – meditando su come integrare tra loro corpo e anima:
“Integrare corpo e anima significa pure che nessuna opera di sviluppo potrà raggiungere veramente il suo scopo se non rispetta quel luogo in cui Dio è presente a noi e parla al nostro cuore”.
La via di Gesù
La via è Gesù – ha spiegato – attraverso cui “Dio si è fatto conoscere pienamente”, “in Lui Dio e l’uomo non sono divisi e separati tra loro”. Una via “che la Chiesa intende offrire al mondo” fatta dai gesti di Cristo di “guarigione, liberazione, riconciliazione” che “oggi siamo chiamati a riproporre ai tanti feriti sul ciglio della strada”.
Cristianesimo e concetto di persona
“In questo senso proprio il concetto di persona, nato e maturato nel cristianesimo, aiuta a perseguire uno sviluppo pienamente umano. Perché persona dice sempre relazione, non individualismo, afferma l’inclusione e non l’esclusione, la dignità unica e inviolabile e non lo sfruttamento, la libertà e non la costrizione”.
“La Chiesa non si stanca di offrire questa sapienza e la sua opera al mondo – ha concluso – nella consapevolezza che lo sviluppo integrale è la strada del bene che la famiglia umana è chiamata a percorrere”.
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Il servizio è di Massimiliano Menichetti per la Radio Vaticana
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