“No alla logica del profitto, sì alla logica della giustizia e della solidarietà”: è un vero e proprio grido quello che Francesco lancia, rivolto alle duecento persone arrivate dalla provincia di Vibo Valentia per ascoltarlo all’udienza:
“Rivolgo un accorato appello, affinché non prevalga la logica del profitto, ma quella della solidarietà e della giustizia”.
“Al centro di ogni questione, specialmente quella lavorativa – afferma – va sempre posta la persona e la sua dignità e per questo avere lavoro è una questione di giustizia”:
“E’ una ingiustizia non poter avere lavoro. Quando non si guadagna il pane, si perde la dignità! Questo è il dramma del nostro tempo, specialmente per i giovani, i quali, senza il lavoro, non hanno prospettive per il futuro e possono diventare facile preda delle organizzazioni malavitose”.
Francesco chiede quindi di lottare per la giustizia del lavoro. Così come, in questi mesi, ha lottato accanto a chi il lavoro lo ha perso, o lo sta per perdere, mons. Luigi Renzo, vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, la cui diocesi comprende quasi per intero la provincia di Vibo Valentia, che ha accompagnato a Roma la delegazione di lavoratori:
R. – Certo, non ci aspettavamo tanto! Io ero venuto qui 15 giorni fa a portare la lettera di richiesta a mano al Santo Padre. Vedo che ha preso a cuore la posizione di queste persone della Provincia di Vibo, che hanno perso il lavoro o che non sono pagati o che son lì lì per essere licenziati. E’ stato un fatto molto, molto bello, sentito, e la gente lo ha apprezzato. Ho aspettato la fine dell’udienza e quando il Santo Padre stava per rientrare, mi sono fermato con un gruppo dei lavoratori, si è fermato anche lui, ha commentato ancora, dicendo che è una cosa gravissima ed ha ripreso un po’ il discorso che lui aveva fatto durante i saluti prima della benedizione.
D. – Queste parole così sentite saranno un incoraggiamento per persone che veramente, forse, hanno perso la speranza…
R. – Il commento che tanti hanno fatto è stato: “Meno male che c’è la Chiesa! Non speravamo di arrivare così in alto. Meno male che ci siete voi che ci date non solo un po’ di coraggio nell’andare avanti, ma allo stesso tempo ci scuotete anche per continuare a lottare e a battere su questo”. Nel saluto personale al Santo Padre, mentre lo ringraziavo per le sue parole, alla fine mi ha detto: ‘Coraggio, bisogna lottare. Bisogna lottare, perché dal lavoro dipende la dignità della persona umana ed è opportuno e necessario che noi ci siamo dentro’. Ed io volentieri accolgo questo invito del Santo Padre e così come li ho accompagnati, è chiaro che continuerò ad accompagnarli come vicinanza e come solidarietà. Certo è un momento difficile, come ha anche sottolineato il Santo Padre, ma dobbiamo tenere duro!
Nella provincia di Vibo Valentia, negli ultimi sei anni, sono andati persi 10mila posti di lavoro, inoltre, su circa 160mila abitanti il rapporto è di un lavoratore su cinque. Luigino Denardo, segretario provinciale della Cgil di Vibo, ha ascoltato a Piazza San Pietro le parole del Papa accanto agli altri lavoratori:
D. – Papa Francesco ha ripetuto: “No alla logica del profitto”. E ha richiamato alla necessità della solidarietà e della giustizia. Non avere lavoro, ha aggiunto, è una ingiustizia e soprattutto può favorire le organizzazioni malavitose. Le parole di Francesco sono state chiarissime…
R. – Forti e chiare! E ci stanno tutte, perché è una terra, purtroppo, ad alto indice di criminalità. E se togliamo sicurezza sociale, giustizia sociale, se indeboliamo quel territorio e togliamo attività produttive significa ovviamente che alimentiamo la criminalità e questo perimetro devastante dell’illegalità. Ha chiaramente compreso e descritto le criticità da questo punto di vista. C’è un problema irrefrenabile, perché è un territorio che come tanti altri sta soffrendo una crisi, ma la sta soffrendo molto di più dove chiudono industrie, dove chiudono aziende, dove continua il precariato, dove addirittura abbiamo in default una Provincia, che non solo non paga stipendi da mesi, ma che addirittura non eroga i servizi fondamentali, da quelli scolastici a quelli sulla viabilità e le strade, a quelli sulla sicurezza del territorio. Siamo stati completamente abbandonanti! Fortunatamente, almeno in tutta questa disperazione, c’è stata la straordinaria vicinanza di mons. Luigi Renzo, il vescovo del nostro territorio, che ha captato chiaramente le difficoltà che abbiamo. Cito dei dati: nel nostro territorio un bambino che nasce, una creatura che nasce, da questo momento in poi ha il 50 per cento matematico di probabilità di essere un povero, perché questi sono gli indici di povertà e di difficoltà che noi abbiamo. C’è una situazione che continua ad essere inascoltata dal governo centrale, dalla politica, dalle istituzioni. Qui c’è questo di importante: con un posto di lavoro riusciamo ovviamente ad alleviare il disagio sociale, la povertà e la miseria in cui vive il territorio, ma allo stesso tempo riusciamo anche a creare forza civile, democratica, di resistenza contro l’illegalità. E questo è il fatto ancora più importante.
D. – Chi è venuto con lei a Roma? Chi era in Piazza San Pietro ad ascoltare le parole del Papa?
R. – Erano 200 straordinarie persone, lavoratrici e lavoratori, disoccupati ed inoccupati. Anche perché, tra l’altro, tutta quella gente che nel corso di questi anni è finita fuori dal circuito lavorativo, oggi vive di tanto in tanto con qualche sussidio, che si chiama “ammortizzatore in deroga regionale”. Quindi, c’era veramente tutta quella gente che vive quotidianamente queste difficoltà e che sta lottando insieme a noi. Bisogna dire che c’era anche un altro pezzo importante di forza civile ed istituzionale: almeno una dozzina di sindaci che hanno voluto accompagnare le diverse realtà da cui questi lavoratori arrivano. E’ una forza, da un punto di vista della denuncia, che sta crescendo, ma chiaramente bisogna trovare qualcosa, esattamente come ha fatto stamattina il Santo Padre, per segnalare una gravità irreversibile del territorio.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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