Il fenomeno mafioso, “da osteggiare e da combattere”, è “espressione di una cultura di morte”, che “si oppone radicalmente alla fede e al Vangelo”. Così il Papa rivolto ai 40 membri della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, ricevuti stamane in Vaticano. Non vi scoraggiate, continuate a lottare contro la corruzione e la violenza, li ha sollecitati, sottolineando che il denaro insanguinato dei delitti mafiosi produce “un potere iniquo”.
Lottare contro mafia, camorra e ‘ndrangheta, che “sfruttando carenze economiche, sociali e politiche, trovano un terreno fertile per realizzare i loro deplorevoli progetti”, e lottare contro il terrorismo “sempre più cosmopolita e devastante”. Un’attività certo “difficile e rischiosa” – ha sottolineato Francesco – “quanto mai indispensabile per il riscatto e la liberazione dal potere delle associazioni criminali, che si rendono responsabili di violenze e sopraffazioni macchiate da sangue umano”.
Il pensiero del Papa è corso all’”encomiabile lavoro sul territorio” di tante parrocchie e associazioni cattoliche, per estirpare “dalla radice la mala pianta della criminalità organizzata e della corruzione” e alla vicinanza della Chiesa a quanti “hanno bisogno di aiuto per “uscire dalla spirale della violenza e rigenerarsi nella speranza”.
Francesco ha quindi rassicurato gli uomini e le donne della Direziona nazionale antimafia e anterrorismo:
“Vi sono tanto vicino, nel vostro lavoro, e prego per voi”.
Ha chiesto poi a Dio di dare loro “la forza di andar avanti, di non scoraggiarsi” nel loro lavoro, a rischio della vita e di altri pericoli anche per loro famiglie.
“Per questo esso richiede un supplemento di passione, di senso del dovere e di forza d’animo”.
Infine l’invocazione perché uomini e donne delle diverse mafie “si fermino, smettano di fare il male, si convertano e cambino vita”.
“Il denaro degli affari sporchi e dei delitti mafiosi è denaro insanguinato e produce un potere iniquo. E tutti sappiamo che il diavolo entra dalle tasche: è lì, la prima corruzione”.
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Fonte it.radiovaticana.va/Roberta Gisotti
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