Rivolgo il mio cordiale saluto a quanti prenderanno parte alla XIX Seduta Pubblica delle Pontificie Accademie, dedicata al tema “Maria icona dell’infinita bellezza di Dio. La Marialis cultus e il magistero mariologico-mariano del beato Paolo VI”. Questo vostro incontro, preparato dalla Pontificia Accademia Mariana Internazionale, ricorda l’indimenticabile figura del mio venerato predecessore, il Beato Paolo VI, e il suo grande amore per la Vergine Maria, espresso in tanti momenti del suo Pontificato come in numerosi Documenti.
Egli, infatti, dopo aver seguito attentamente l’iter della formulazione del Capitolo VIII della Costituzione Dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium, in cui si fissavano le riflessioni conciliari sulla Madonna, contemplata “in mysterio Christi et Ecclesiae”, volle dedicare alla Madre di Dio, e al culto a Lei rivolto anche come Mater Ecclesiae, due Lettere Encicliche, la Mense Maio e la Christi Matri. Come pure a Maria sono dedicate tre sue Esortazioni Apostoliche: Signum Magnum, Recurrens Mensis October e infine la Marialis Cultus, documento che viene opportunamente da voi ricordato a quarant’anni dalla pubblicazione.
Alla vigilia, poi, del cinquantesimo anniversario della chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II, fissata da Paolo VI, non casualmente, nella solennità dell’Immacolata Concezione di Maria (8 dicembre 1965), è veramente bello che vogliate far risentire la sua voce proponendo il filmato con l’omelia in cui egli affidava a Maria le sorti della Chiesa, profondamente rinnovatasi nell’assise conciliare. In quella solenne e storica occasione il beato Paolo VI volle additare Maria a tutta la Chiesa come «la Madre di Dio e la Madre nostra spirituale». E aggiungeva: «Non è forse fissando il nostro sguardo in questa Donna umile, nostra Sorella e insieme celeste nostra Madre e Regina, specchio nitido e sacro dell’infinita Bellezza, che può terminare la nostra spirituale ascensione conciliare e questo saluto finale? e che può cominciare il nostro lavoro post-conciliare? Questa bellezza di Maria Immacolata non diventa per noi un modello ispiratore? una speranza confortatrice?». Lo stesso Pontefice, dieci anni dopo, il 16 maggio 1975, intervenendo al Congresso mariologico-mariano indetto a Roma dalla Pontificia Accademia Mariana Internazionale in occasione dell’Anno Santo, volle farsi promotore, sia nell’ambito della ricerca mariologica sia nella pietà popolare, della via pulchritudinis, l’itinerario di ricerca che parte dalla scoperta e dall’ammirazione devota della bellezza di Maria, colta come riflesso dell’infinita bellezza di Dio stesso.
Nei momenti cruciali e difficili per la Chiesa e per l’umanità, Paolo VI si rivolge sempre a Maria, esortando il popolo di Dio a chiederne l’intercessione e la protezione. Da Lei invoca soprattutto il dono della pace. Risuonano quanto mai attuali le accorate parole della Lettera Enciclica Mense Maio: «A Maria adunque si innalzino le nostre suppliche, per implorare con accresciuto fervore e fiducia le sue grazie e i suoi favori… Ella che ha conosciuto le pene e le tribolazioni di quaggiù, la fatica del quotidiano lavoro, i disagi e le strettezze della povertà, i dolori del Calvario, soccorra adunque alle necessità della Chiesa e del mondo; ascolti benigna le invocazioni di pace che a lei si elevano da ogni parte della terra; illumini chi regge le sorti dei popoli; ottenga che Dio, il quale domina i venti e le tempeste, calmi anche le tempeste dei contrastanti cuori umani e ci dia la pace in questo nostro tempo, la pace vera, quella fondata sulle basi salde e durevoli della giustizia e dell’amore» (n. 11 ).
All’indomani del Sinodo dei Vescovi sulla Nuova Evangelizzazione, nell’Esortazione Apostolica Evangelii gaudium, anch’io ho affidato il cammino della Chiesa alla materna e premurosa intercessione di Maria, ricordando a tutti i credenti che «vi è uno stile mariano nell’attività evangelizzatrice della Chiesa. Perché ogni volta che guardiamo a Maria torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto. In lei vediamo che l’umiltà e la tenerezza non sono virtù dei deboli ma dei forti, che non hanno bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti… Questa dinamica di giustizia e di tenerezza, di contemplazione e di cammino verso gli altri, è ciò che fa di lei un modello ecclesiale per l’evangelizzazione» (n. 288).
Non stanchiamoci, dunque, di imparare da Maria, di ammirare e contemplare la sua bellezza, di lasciarci guidare da Lei che ci conduce sempre alla fonte originaria e alla pienezza dell’autentica, infinita bellezza, quella di Dio, rivelatasi a noi in Cristo, Figlio del Padre e Figlio di Maria.
Volendo incoraggiare e sostenere quanti si impegnano a offrire un serio e valido contributo alla ricerca mariologica, e particolarmente a quella che percorre e approfondisce la via pulchritudinis, sono lieto di assegnare il Premio delle Pontificie Accademie alla Associazione Mariologica Interdisciplinare Italiana, soprattutto per la pubblicazione, ormai più che ventennale, della Rivista Theotokos. Quale segno di incoraggiamento per la preziosa opera svolta con passione a livello pastorale, assegno, poi, la Medaglia del Pontificato al Centro mariano de difusion cultural, dei Servi di Maria, operante in Messico.
Auguro, infine, agli Accademici e a tutti i presenti un impegno fruttuoso nei rispettivi campi di ricerca e affido ciascuno alla materna protezione della Vergine Maria, la Tota pulchra, mentre di cuore imparto una speciale Benedizione Apostolica.
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