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Papa Francesco, Messa a Budapest: l’Eucaristia ci ricorda chi è Dio, amore crocifisso e donato

Davanti ad oltre centomila fedeli, Francesco celebra la Statio Orbis per concludere il 52.mo Congresso eucaristico internazionale di Budapest, che si è tenuto per la seconda volta in Ungheria dopo il 1938. Nell’omelia invita ad aprirsi “alla novità scandalosa” di Dio, “servo crocifisso” e non “messia potente”. “Il cammino del cristiano – spiega il Papa – non è una rincorsa al successo ma comincia con un passo indietro”

Benedetta Capelli – Città del Vaticano per Vaticannews.va

Il Danubio, il fiume più grande d’Europa, divide Budapest in due ma i ponti di questa città le ridonano l’unità che è il segno della sua innata vocazione: essere un collegamento tra Oriente e Occidente. Una vocazione che si è respirata in questa settimana dall’avvio del 52.mo Congresso eucaristico internazionale e che oggi passa il testimone a Quito in Ecuador.

Francesco giunge a bordo della papamobile in Piazza degli Eroi, luogo simbolo della capitale ungherese, della sua storia, della sua fede, dove spiccano le statue, tra le quali quella di Santo Stefano, il re che si impegnò a diffondere il cristianesimo in Ungheria e al quale oggi si guarda per rinnovare l’annuncio cristiano. Qui il Papa, tra gli applausi, i saluti dei fedeli, una breve sosta per baciare un bimbo, arriva dopo circa 30 minuti di giro per concludere un evento che ha le sue radici nel 1881 a Lille, in Francia.

Chi sono per te?

Domina il bianco delle vesti dei concelebranti, dei copricapi del coro di mille elementi guidato dal maestro Marco Frisina, rettore della Basilica di Santa Maria in Trastevere e fondatore del coro della diocesi di Roma. Il dono di partecipare alla celebrazione è l’indulgenza plenaria con la remissione dei peccati impartita al termine della Statio Orbis.

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Il Papa parla dall’altare alla cristianità intera per rinnovare il discepolato attraverso tre momenti che vanno dall’annuncio di Gesù al discernimento fino al camminare dietro a Lui. E l’omelia inizia con una domanda diretta, la stessa che Gesù fa ai discepoli e che Francesco invita a porsi.

Anche oggi il Signore, fissando lo sguardo su ognuno di noi, ci interpella personalmente: “Ma io chi sono davvero per te?”. Chi sono per te? È una domanda che, rivolta a ciascuno di noi, non chiede solo una risposta esatta, da catechismo, ma una risposta personale, una risposta di vita.

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