Santo Stefano è stato ucciso perchè come Gesù provocava le coscienze. Il Papa sottolinea la necessità della conversione e ricorda che Gesù è colui che ci apre all’amore con Dio e tra noi, rimuovendo ogni conflitto.
La nascita di Gesù e la nascita al cielo del primo martire, Santo Stefano, sono due eventi strettamente legati fra loro. Francesco, nella sua riflessione all’Angelus, spiega che Stefano credeva alla nuova presenza di Dio tra gli uomini, “sapeva che il vero tempio di Dio è ormai Gesù, Verbo eterno venuto ad abitare in mezzo a noi”. Ma la sua testimonianza dava fastidio e viene accusato di voler abbattere il potere annunciando che Gesù avrebbe distrutto il tempio di Gerusalemme e sovvertito le usanze tramandate da Mosè.
In effetti, il messaggio di Gesù è scomodo e ci scomoda, perché sfida il potere religioso mondano e provoca le coscienze. Dopo la sua venuta, è necessario convertirsi, cambiare mentalità, rinunciare a pensare come prima, cambiare, convertirsi.
Le ultime parole di Stefano: “Signore Gesù, accogli il mio spirito” e “Signore, non imputare loro questo peccato”, prima impensabili, sono state possibili – dice il Papa – “soltanto perché il Figlio di Dio è venuto sulla terra ed è morto e risorto per noi”.
Cristo risorto – prosegue – è ormai l’unico mediatore tra Dio e gli uomini, non soltanto nell’ora della nostra morte, ma in ogni istante della vita e senza di Lui non possiamo fare nulla. A Lui dunque dobbiamo chiedere l’aiuto “perché la nostra esistenza sia davvero una vita buona secondo il Vangelo”.
E il Papa afferma: Gesù è il nostro mediatore e ci riconcilia non soltanto con il Padre, ma anche tra di noi. Egli è la fonte dell’amore, che ci apre alla comunione con i fratelli, ad amarci fra noi, rimuovendo ogni conflitto e risentimento. Sappiamo, cosa brutta sono i risentimenti, fanno tanto male e ci fanno tanto male! E Gesù rimuove tutto questo e fa che noi ci amiamo. Questo è il miracolo di Gesù. Chiediamo a Gesù, nato per noi, di aiutarci ad assumere questo duplice atteggiamento di fiducia nel Padre e di amore per il prossimo; è un atteggiamento che trasforma la vita e la rende più bella, più fruttuosa.
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E nella giornata in cui si ricordano i cristiani perseguitati, il Papa si rivolge a Maria, Regina dei martiri, perché ci aiuti a diventare coraggiosi testimoni di Cristo, “pronti a pagare di persona il prezzo della fedeltà al Vangelo”. Nei saluti, al termine della preghiera dell’Angelus, Francesco rinnova a tutti un augurio di pace e di serenità e poi dice:
In queste settimane ho ricevuto tanti messaggi augurali. Non essendomi possibile rispondere a ciascuno, esprimo oggi a tutti il mio sentito ringraziamento, specialmente per il dono della preghiera. Grazie di cuore! Il Signore vi ricompensi con la sua generosità!
Adriana Masotti – Città del Vaticano
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