Un “fenomeno vergognoso” che sfregia il volto dell’umanità, un “crimine terribile” eppure anche uno dei più proficui business del pianeta, per fermare il quale è necessario fare ogni cosa possibile. Sono la denuncia e l’appello che Papa Francesco ripete ogni volta, chiedendo ai governi l’impegno contro la tratta e il traffico di esseri umani e che risuonano con più forza in vista, domenica 30 luglio, della Giornata Mondiale istituita dall’Onu, per contrastare questa terribile piaga. Incontrando i membri della Renate, la rete di religiose contro la tratta, il 7 novembre del 2016, il Pontefice ribadiva:
“Una delle più dolorose ferite aperte di questo mondo è la tratta di esseri umani, una moderna forma di schiavitù, che viola la dignità, dono di Dio, in tanti nostri fratelli e sorelle e costituisce un vero crimine contro l’umanità. Mentre molto è stato fatto per conoscere la gravità e l’estensione del fenomeno, molto di più resta da compiere per innalzare il livello di consapevolezza nell’opinione pubblica e per stabilire un migliore coordinamento di sforzi da parte dei governi, delle autorità giudiziarie, di quelle legislative e degli operatori sociali”.
E ancora il Papa insisteva sulla necessità di sensibilizzare, educare contro ogni forma di indifferenza che avvolge il triste fenomeno della tratta: quella tendenza da parte di molti a voltarsi dall’altra parte, mentre potenti interessi economici e reti criminose agiscono indisturbate. Accrescere la coscienza sociale è anche l’intento di Save The Children che in vista della Giornata Mondiale contro la tratta e il traffico di esseri umani ha diffuso oggi un rapporto dal titolo “Piccoli Schiavi Invisibili 2017” che disegna i profili delle vittime, i paesi più coinvolti, i ruoli e le responsabilità degli sfruttatori.
Sono tra i 21 e i 35 milioni le persone nel mondo finite nella rete della tratta, ma di fatto parliamo di un fenomeno largamente sommerso. I dati disponibili emersi in 106 Paesi indicano però una proporzione allarmante. Su 63.251 casi rilevati a livello globale, infatti, ben 17.710, pari ad 1 un caso su 4, riguardano bambini o adolescenti, con una larga prevalenza femminile. A dirla tutta i bambini sono, dopo le donne, la seconda categoria di persone più sfruttata.
Il fenomeno si dimostra ben radicato non solo in Africa, ma anche nei Paesi dell’Ue, mentre le forme di sfruttamento più diffuse sono soprattutto la prostituzione forzata (67%) e la schiavitù lavorativa, in ambito agricolo, manifatturiero, edile, nei servizi domestici e nella ristorazione. Un business criminale che muove nel mondo 32 miliardi di dollari e che non accenna a diminuire, colpendo anche l’Italia, come risvolto drammatico delle migrazioni e dell’intensificarsi degli sbarchi: i minori stranieri non accompagnati sono tra i più esposti, con un numero crescente di adolescenti nigeriane sempre più piccole costrette a prostituirsi, di minori bengalesi sfruttati nel lavoro in nero, e migliaia di minori “in transito” bloccati nelle città o alle frontiere senza accesso al ricollocamento in Europa
“La lotta ai trafficanti e agli sfruttatori dei minori – si legge nel rapporto di Save The Children – deve essere ferma e inflessibile, a partire dai paesi di origine e di transito dei tanti bambini e adolescenti soli che raggiungono poi anche l’Italia e l’Europa, e invece della sicurezza e di una opportunità di futuro si ritrovano di nuovo nelle mani di chi è pronto a sfruttarli e ad approfittare di loro.
Le evidenze ci dicono anche, purtroppo, che c’è una vera e propria filiera criminale sempre più organizzata, che adesca all’origine i minori e li sposta attraverso i confini, dove quasi tutti, e soprattutto tutte, subiscono violenze di ogni tipo, prima di arrivare in Italia dove il sistema di accoglienza e protezione, e quello di contrasto alla tratta e allo sfruttamento, non riescono ancora a intervenire efficacemente per strapparli alle mani dei loro aguzzini e dei “clienti” che abusano di loro sia nello sfruttamento sessuale che lavorativo“. L’intervento richiesto ai governi per fermare questa terribile filiera criminale che lucra soprattutto sui minori, deve avere per vocazione una cornice internazionale di riferimento, ribadisce Roberta Petrillo, coordinatrice dei progetti anti-tratta di Save The Children.
Fonte it.radiovaticana.va/Di Cecilia Seppia
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