Sancta Sedes

Papa Francesco a Mirandola: restano cicatrici, ma anche il coraggio e la speranza

Avete dato un “esempio di coraggio a tutta l’umanità”. Il Papa conclude nel pomeriggio a Mirandola la sua visita nella diocesi di Carpi, con una lode e un incoraggiamento rivolti alle popolazioni colpite dal sisma nel 2012. Quindi, l’omaggio floreale alle vittime del terremoto, nella zona adiacente alla Parrocchia di San Giacomo Roncole di Mirandola. Poi la partenza in elicottero e in serata il rientro in Vaticano.

Alle spalle del Papa, il Duomo ancora inagibile, davanti a lui, assiepato nella piccola piazza antistante, quel popolo travolto dalla furia del terremoto. Il Papa viene per confermare l’affetto della Chiesa e la sua personale vicinanza e ricorda la visita del suo predecessore, Benedetto XVI, che si recò in Emilia poche settimane dopo il sisma. “Le ferite alle case, alle attività produttive, alle chiese e agli altri monumenti” sono nel pensiero del Papa, assieme “soprattutto alle ferite interiori”, quelle di chi ha perso i propri cari e visto dissolversi i sacrifici di una vita. Francesco sottolinea “lo spirito evangelico” con cui la gente ha affrontato la situazione, “accettando negli eventi dolorosi la misteriosa presenza di un Padre che è sempre amorevole anche nelle prove più dure”. Le ferite sono guarite, afferma, ma rimangono le cicatrici:

“E rimarranno tutta la vita le cicatrici, e guardando queste cicatrici voi abbiate il coraggio di crescere e di far crescere i vostri figli in quella dignità, in quella fortezza, in quello spirito di speranza, in quel coraggio che voi avete avuto nel momento delle ferite”.




Da qui l’augurio che non vengano mai meno le doti di laboriosità di questa popolazione e non si ceda allo scoraggiamento per le difficoltà che ancora ci sono:

“Molto è stato fatto nell’opera della ricostruzione ma è quanto mai importante un deciso impegno per recuperare anche i centri storici: essi sono i luoghi della memoria storica e sono spazi indispensabili della vita sociale ed ecclesiale. Sono certo che non mancherà la buona volontà, da parte di tutti gli attori coinvolti, affinché sia assicurata la rapida realizzazione di questi necessari lavori, per il bene comune”.


Prima del discorso, il Papa era entrato nel Duomo avvolto all’interno da una ragnatela di impalcature e ha lasciato sull’altare un omaggio floreale per coloro che sono morti nel sisma. “Davanti al vostro Duomo”, dice, “elevo con voi al Signore una fervente preghiera per le vittime del terremoto, per i loro familiari e per quanti tuttora vivono in situazioni precarie”. Quindi torna a lodare il loro esempio:

“Vi ringrazio: vi ringrazio per l’esempio che avete dato a tutta l’umanità, l’esempio di coraggio, di andare avanti, di dignità”.




Concluso il discorso, il Papa scende dal palco e si ferma a salutare i presenti assiepati lungo le transenne, visibilmente emozionati. Durante l’incontro il vescovo di Carpi, mons. Francesco Cavina, aveva tra l’altro annunciato, accompagnato da scroscianti applausi, che in questi giorni sono giunte alla diocesi le autorizzazioni che consentiranno entro l’estate l’avvio delle opere di restauro e miglioramento sismico del Duomo di Santa Maria Assunta.

Subito dopo questo incontro, Francesco si è spostato in papamobile nella zona adiacente alla Parrocchia di San Giacomo Roncole di Mirandola. Qui l’atto conclusivo della sua visita con l’omaggio  di una corona di fiori alla stele che ricorda le vittime del terremoto. Tantissimi i fedeli ai bordi delle strade, che lo hanno salutato fino alla partenza dell’elicottero.




Il servizio di Debora Donnini per la Radio Vaticana

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