Il presule denuncia, in particolare, la mancanza di progressi sul disarmo nucleare: “L’incapacità degli Stati che possiedono armi nucleari ad avviare negoziati verso ulteriori riduzioni delle loro scorte esistenti è preoccupante, ma la ‘modernizzazione’ di alcuni sistemi esistenti e l’aumento delle scorte di armi sono ancora più preoccupanti”. Il Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp), “così
importante per la nostra sicurezza” – sottolinea – non ha finora prodotto i risultati sperati: “La promessa centrale del Tnp che gli Stati possessori di armi nucleari si disarmino gradualmente in cambio del fatto che gli Stati non dotati di armi nucleari si astengano dal cercare di acquisirle rimane in una impasse”.“La Santa Sede – ha affermato mons. Auza – continua a credere che una politica di deterrenza nucleare permanente mette a rischio il processo di disarmo nucleare e la non proliferazione”: occorre, dunque, “andare oltre la deterrenza nucleare e lavorare per una pace duratura fondata sulla fiducia reciproca, piuttosto che su uno stato di pura non-belligeranza fondata sulla logica della reciproca distruzione”.
A questo proposito, la Santa Sede esorta tutti gli Stati a firmare e/o ratificare il Trattato di bando complessivo dei test nucleari (Ctbt) “senza ulteriori ritardi, perché è un elemento fondamentale del disarmo nucleare internazionale e della non proliferazione”. Ritiene, inoltre, che “l’istituzione di zone libere dalle armi di distruzione di massa sarebbe un grande passo nella giusta direzione, in quanto dimostrerebbe che possiamo davvero muoverci verso un accordo universale per eliminare tutte le armi di distruzione di massa”.
Mons. Auza, riprendendo quanto detto da Papa Francesco, invita poi a non trascurare “il grande obiettivo di un mondo meno dipendente dall’uso della forza”: “La Santa Sede si compiace dei progressi, per quanto modesti, nel settore delle armi convenzionali, come quelle connesse con l’attuazione della Convenzione di Ottawa e della Convenzione sulle munizioni Cluster. Ma rimane profondamente preoccupata che il flusso di armi convenzionali continua ad esacerbare i conflitti in tutto il mondo”.
Il presule poi ammonisce: “Non dimentichiamo che l’avidità dei soldi alimenta il commercio delle armi e che il commercio delle armi alimenta i conflitti che causano indicibili sofferenze e violazioni dei diritti umani. Fino a quando una così grande quantità di armi saranno in circolazione, nuovi pretesti potranno sempre essere trovati per l’avvio delle ostilità e il facile accesso alle armi faciliterà la perpetrazione della violenza contro popolazioni innocenti”.
Che l’immagine proverbiale della goccia d’acqua che pazientemente scava la roccia più dura – conclude mons. Auza – ci ispiri ad andare avanti in mezzo alla lentezza dei progressi e le battute d’arresto. Fonte: Radio Vaticana
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