Adriana Masotti – Città del Vaticano
Il Pane e la Parola sono i due elementi centrali per la vita cristiana su cui, commentando le letture liturgiche di oggi, il Papa invita a riflettere nella sua omelia alla messa celebrata alle 10.30 nel porto di Molfetta. Molte le citazioni tratte dagli scritti di don Tonino Bello che è stato, di questa diocesi, il vescovo. Oltre 40 mila i partecipanti.
‘Questo è il pane disceso dal cielo’, dice di se stesso Gesù parlando ai Giudei. Come il pane è essenziale per vivere, così per noi “è essenziale entrare in una relazione vitale, personale” con Gesù – afferma Francesco – e prosegue spiegando che l’Eucaristia, “non un bel rito, ma la comunione più intima, più concreta, più sorprendente che si possa immaginare con Dio”. La vita del cristiano parte dall’Eucaristia e il Papa cita don Tonino che sosteneva: ‘Se manca l’amore da cui partono le opere, se manca il punto di partenza che è l’Eucaristia, ogni impegno pastorale risulta solo una girandola di cose’.
“Chi si nutre dell’Eucaristia assimila la stessa mentalità del Signore” – continua il Papa – come Lui diventa pane spezzato per gli altri, “smette di vivere per sé, ma vive per Gesù e come Gesù, cioè per gli altri”.
Vivere per è il contrassegno di chi mangia questo Pane, il marchio di fabbrica del cristiano. Si potrebbe esporre come avviso fuori da ogni chiesa: dopo la Messa non si vive più per sé stessi, ma per gli altri. Don Tonino ha vissuto così.
E il Papa ricorda che don Tonino Bello diceva che ‘l ‘Eucarestia non sopporta la sedentarietà’ e che senza alzarsi da tavola resta ‘un sacramento incompiuto’, poi prosegue:
Possiamo chiederci: in me, questo Sacramento si realizza? Più concretamente: mi piace solo essere servito a tavola dal Signore o mi alzo per servire come il Signore? Dono nella vita quello che ricevo a Messa? E come Chiesa potremmo domandarci: dopo tante Comunioni, siamo diventati gente di comunione?
Il Pane che è Gesù è anche pane di pace – prosegue Francesco – e la pace non è mangiare da soli ma è mettersi a tavola insieme tra persone diverse:
E noi, che condividiamo questo Pane di unità e di pace, siamo chiamati ad amare ogni volto, a ricucire ogni strappo; ad essere, sempre e dovunque, costruttori di pace.
Gesù si presenta ai Giudei come cibo da mangiare suscitando aspre discussioni. E il Papa dice che spesso anche noi ci fermiamo a discutere sulle parole di Gesù anziché deciderci a viverle e ci chiediamo dubbiosi: “Come può il Vangelo risolvere i problemi del mondo”? Gesù – sottolinea il Papa – “non cerca le nostre riflessioni, ma la nostra conversione”.
Ne è un esempio Saulo di cui la seconda lettura racconta l’esperienza sulla via per Damasco. Gesù chiede subito a Saulo di mettere in gioco la sua vita, lo invita ad alzarsi e ad entrare in città.
Don Tonino Bello spesso ripeteva: ‘in piedi’ e Francesco afferma:
La vita cristiana va investita per Gesù e spesa per gli altri. Dopo aver incontrato il Risorto non si può attendere, non si può rimandare; bisogna andare, uscire, nonostante tutti i problemi e le incertezze.
Il Papa dice ancora che tutti siamo chiamati ad essere “portatori di speranza pasquale”, “servitori del mondo, ma da risorti”. E concludendo parla dell’umiltà, che “non vuol dire timido o dimesso, ma docile a Dio e vuoto di sé”, così come è stato Saulo. La Parola di Dio infatti “libera, rialza, fa andare avanti, umili e coraggiosi al tempo stesso”. Infine, ancora sull’esempio di don Tonino, coerente con ciò che celebrava, l’invito del Papa ad essere tutti sorgenti di speranza, di gioia e di pace.
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