R. – E’ una piccola regione con una popolazione di 320 mila abitanti che si sviluppa in 136 piccoli comuni; una popolazione che ha un Pil pro-capite di circa 21 mila euro, forse il più alto dell’Italia del Sud. Effettivamente, siamo in una realtà un po’ particolare, dove la spesa sanitaria è molto alta e la realtà dei giovani, tra i 20/29 anni, è al 30% di disoccupazione. Insieme a questi giovani disoccupati ci sono poi i giovani che a noi preoccupano moltissimo, si tratta degli scoraggiati: giovani che hanno perso ogni speranza di trovare lavoro, abbandonano questa ricerca e vanno fuori dal Molise, oppure stanno con i genitori in attesa di qualcosa che verrà. La famiglia diventa così il primo welfare della regione ma “il cuore è nuovo, ma i valori sono antichi”, questo è lo slogan di padre Giancarlo, del nostro caro arcivescovo Bregantini, e questo ci porta a dire che bisogna generare speranza; bisogna valorizzare la nostra identità. Non sono parole fatte, sono parole vere e vive.
D. – Voi, se non sbaglio, avete anche portato avanti vere e proprie battaglie sulla questione del lavoro…
R. – Perché il nostro sperare è che non chiudano altre aziende. Per questo motivo, all’incontro con il Papa parleranno due persone che daranno grande speranza a questo nostro Molise.
D. – Chi sono?
R. – Una ragazza lavoratrice e una madre, impiegata alla Fiat.
D. – A Termoli, in questa cittadina costiera del Molise, esiste questo stabilimento della Fiat e se non sbaglio lei è una cassaintegrata…
R. – Sì, un grosso stabilimento. Sì è una cassaintegrata ma possiamo dire che a giro sono tutti cassaintegrati. Questo ci preoccupa notevolmente, perché una buona fetta di lavoro – sia nel nostro Molise ma anche nelle regioni vicine – viene prodotto da questa grossa azienda. Sarebbe un grandissimo delitto se chiudesse questa fabbrica perché perderebbero speranza moltissime famiglie.
D. – Voi sperate che questa visita possa essere magari un “volano” per riaccendere le energie in questa terra che poi è una terra di passaggio, che soffre anche di vie di comunicazione non così adeguate al territorio…
R. – Questa è una realtà. Forse qualcuno può pensare che sia chiusura, ma non è assolutamente questo. L’accoglienza è una delle migliori armi che il popolo molisano ha a disposizione per cercare di far comprendere che le bellezze del Molise vanno condivise, come vanno condivise anche le sofferenze. Certo noi ci aspettiamo da Papa Francesco un grosso segnale in questo senso: condividere tutto, camminare insieme e sperare che il mondo possa cambiare anche con piccoli gesti come quelli che fa il nostro grandioso Papa sotto questo punto di vista.
D. – Come si presenta oggi la città di Campobasso?
R. – Diciamo che ha acquistato una nuova veste, una veste che porta al sorriso e alla gioia e ce ne vuole veramente tanta per chi soffre, per chi alla fine della giornata arriva a casa e non può condividere tanto con i propri figli. È un aspetto molto brutto e negativo e lo dobbiamo sconfiggere insieme. A cura di Redazione Papaboys*
*fonte: Radio Vaticana
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