Barbara Castelli – Città del Vaticano
I “santuari sono insostituibili perché mantengono viva la pietà popolare”, sono i luoghi dove “il nostro popolo più volentieri si raccoglie per esprimere la propria fede nella semplicità”. Così Papa Francesco, accogliendo in Vaticano i partecipanti al primo Convegno internazionale per i rettori e gli operatori dei santuari, tra il 27 e il 29 novembre, sul tema: “Il santuario porta aperta per la nuova evangelizzazione”. “Questo è molto importante – precisa – mantenere viva la pietà popolare e non dimenticare quel gioiello, che è il numero 48 dell’Evangelii Nuntiandi
, dove San Paolo VI ha cambiato il nome da ‘religiosità popolare’ a ‘pietà popolare’”. Quest’ultima rappresenta “il sistema immunitario della Chiesa”.Dinanzi ai rappresentanti “degli innumerevoli santuari sparsi in ogni regione del mondo”, il Pontefice mette a fuoco anzitutto l’importanza “dell’accoglienza”. Sempre più spesso, infatti, i santuari “sono meta non di gruppi organizzati, ma di pellegrini singoli”, o di piccoli gruppi, ed è triste arrivare in un posto, magari dopo un lungo viaggio, e non essere accolto da nessuno, non ricevere “una parola di benvenuto”, o addirittura trovare la porta chiusa. “Un clima di amicizia – precisa – è un seme fecondo che i nostri santuari possono gettare nel terreno dei pellegrini, permettendo loro di ritrovare quella fiducia nella Chiesa che a volte può essere stata delusa da un’indifferenza ricevuta”.
Non può accadere che si ponga maggior attenzione alle esigenze materiali e finanziarie, dimenticando che la realtà più importante sono i pellegrini. Loro sono quelli che contano. Il pane viene dopo; ma loro, loro. Verso ognuno di loro dobbiamo avere l’attenzione di fare in modo che si senta “a casa”, come un famigliare atteso da tanto tempo che finalmente è arrivato.
I santuari sono “soprattutto luogo di preghiera”, perlopiù dedicati “alla pietà mariana”. E’ soprattutto in queste oasi dello spirito che “la Vergine Maria spalanca le braccia del suo amore materno”, “dando consolazione”, versando “lacrime con chi piange” e rendendosi “compagna di strada di ogni persona che a Lei alza gli occhi chiedendo una grazia”. Nel discorso, Papa Bergoglio sottolinea l’importanza di “favorire la preghiera della Chiesa che con la celebrazione dei Sacramenti rende presente ed efficace la salvezza”, così come il valore di “alimentare la preghiera del singolo pellegrino nel silenzio del suo cuore”.
Papa Francesco ribadisce poi l’aspetto della misericordia, che non conosce confini. Un pellegrino, infatti, non dovrebbe mai “sentirsi un estraneo” nei santuari, soprattutto “quando vi giunge con il peso del proprio peccato”. Proprio alla luce di queste considerazioni il Pontefice ha voluto la “Porta della misericordia” anche nei santuari durante il Giubileo Straordinario”.
Infatti, la misericordia, quando è vissuta, diventa una forma di evangelizzazione reale, perché trasforma quanti ricevono misericordia in testimoni di misericordia.
Nei santuari spesso viene celebrato il “sacramento della Riconciliazione”. Di qui, la necessità di “sacerdoti ben formati, santi e capaci di far gustare il vero incontro con il Signore che perdona”. Veri “missionari della misericordia”, dunque, capaci di incontrare il popolo, “senza pregiudizi”, con il “fiuto della fede”. Il Pontefice saluta, infine, i presenti con un aneddoto, ricordando una vecchina che chiedeva in un santuario la benedizione di alcune immaginette, nonostante avesse ricevuto la benedizione alla fine della messa.
“Voleva toccare. Questo, il senso più religioso del tatto. La gente tocca le immagini … Tocca, tocca. Tocca Dio”.
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