Il Papa oggi ha pubblicato un nuovo tweet sull’account @Pontifex in nove lingue: “Nella Confessione incontriamo l’abbraccio misericordioso del Padre. Il suo amore ci perdona sempre”. Francesco ha messo al centro del suo Pontificato il grande mistero della Misericordia di Dio, esortando spesso ad incontrarla nel Sacramento della Riconciliazione. Ripercorriamo il suo magistero sull’argomento in questo servizio di Sergio Centofanti perla Radio Vaticana.
La misericordia di Dio scandalizza
La misericordia di Dio – afferma Papa Francesco – scandalizza perché “è superiore ad ogni nostra aspettativa” come diceva padre Leopoldo Mandic. Scandalizza soprattutto se ci crediamo migliori di altri, meno peccatori o se facciamo della Chiesa più una dogana che “la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa”. Gesù, invece, vuole “raggiungere e salvare i lontani, curare le ferite dei malati, reintegrare tutti nella famiglia di Dio”: tocca e guarisce i lebbrosi. Si tratta di “due logiche di pensiero e di fede: la paura di perdere i salvati e il desiderio di salvare i perduti”:
“Anche oggi accade, a volte, di trovarci nell’incrocio di queste due logiche: quella dei dottori della legge, ossia emarginare il pericolo allontanando la persona contagiata, e la logica di Dio che, con la sua misericordia, abbraccia e accoglie reintegrando e trasfigurando il male in bene, la condanna in salvezza e l’esclusione in annuncio”. (Omelia per la Messa con i nuovi cardinali, 15 febbraio 2015)
Né buonismo né lassismo
Non si tratta né di buonismo né di lassismo perché la vera misericordia non è fare finta di niente, ma prendersi carico dell’altro, accompagnarlo nel riconoscimento dei peccati e nel ricominciare una vita nuova, nella consapevolezza che “nessuno può porre un limite all’amore di Dio che perdona”, se non noi stessi rifiutandolo:
“Non esiste alcun peccato che Dio non possa perdonare! Nessuno! Solo ciò che è sottratto alla divina misericordia non può essere perdonato, come chi si sottrae al sole non può essere illuminato né riscaldato” (Discorso ai partecipanti a Corso della Penitenzieria, 12 marzo2015).
Necessità della Confessione
Il Papa invita a confessarsi perché il perdono dei peccati non è “frutto dei nostri sforzi”, ma “dono dello Spirito Santo” che ci guarisce e “non è qualcosa che possiamo darci noi”. “Il perdono si chiede a un altro e nella Confessione chiediamo il perdono a Gesù”:
“Uno può dire: io mi confesso soltanto con Dio. Sì, tu puoi dire a Dio ‘perdonami’, e dire i tuoi peccati, ma i nostri peccati sono anche contro i fratelli, contro la Chiesa. Per questo è necessario chiedere perdono alla Chiesa, ai fratelli, nella persona del sacerdote” (Udienza generale, 19 febbraio 2014).
Uscire dal confessionale con la speranza nel cuore
Nella Confessione anche la vergogna è salutare – dice il Papa – ci “fa bene, perché ci fa più umili”. Però “non deve essere una tortura”. I confessori – è la sua esortazione – devono essere rispettosi della dignità e della storia personale di ciascuno. “Anche il più grande peccatore che viene davanti a Dio a chiedere perdono è ‘terra sacra’ … da “coltivare” con dedizione, cura e attenzione pastorale. “Tutti dovrebbero uscire dal confessionale con la felicità nel cuore, con il volto raggiante di speranza”:
“Il Sacramento, con tutti gli atti del penitente, non implica che esso diventi un pesante interrogatorio, fastidioso ed invadente. Al contrario, dev’essere un incontro liberante e ricco di umanità, attraverso il quale poter educare alla misericordia, che non esclude, anzi comprende anche il giusto impegno di riparare, per quanto possibile, il male commesso” (Discorso ai partecipanti a Corso della Penitenzieria, 12 marzo2015).
Confessori siano grandi perdonatori
Francesco esorta i confessori a essere dei “grandi perdonatori”, perché Dio è così. I “bravi confessori” – osserva – “sanno che sono grandi peccatori”. Invece, “i puri”, “i maestri”, “sanno soltanto condannare”. E li invita a cercare sempre la via per perdonare e dove non è possibile accogliere in modo paterno e mai bastonare. D’altra parte, “ogni fedele pentito, dopo l’assoluzione del sacerdote – ha osservato – ha la certezza, per fede” che i suoi peccati sono stati cancellati:
“Ha la certezza che i suoi peccati non esistono più! Dio è onnipotente. A me piace pensare che ha una debolezza: una cattiva memoria. Una volta che Lui ti perdona, si dimentica. E questo è grande! I peccati non esistono più, sono stati cancellati dalla divina misericordia. Ogni assoluzione è, in un certo modo, un giubileo del cuore, che rallegra non solo il fedele e la Chiesa, ma soprattutto Dio stesso” (Discorso alla penitenzieria Apostolica, 4 marzo 2016).
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