Lavorate per “questo nuovo Cile”, per la pace e la giustizia: le Beatitudini vengono proprio a sradicare dall’immobilità. Stamani nella prima Messa del suo 22.viaggio apostolico, Papa Francesco intreccia la sua omelia sul brano delle Beatitudini, ricordando l’attualità di questo messaggio alla folla di circa 400mila persone, che riempie il parco O’Higgins, dedicato al primo capo di stato cileno. A Santiago del Cile la gente festante, sventolando bandierine del Vaticano e del Cile, si è assiepata lungo il percorso della papamobile aperta, che proveniva dal Palazzo de La Moneda.
Le Beatitudini – ricorda il Papa – non nascono da profeti di sventura che seminano delusioni o da miraggi che promettono la felicità con un “clic” né dagli sproloqui a buon mercato di chi crede di sapere tutto ma non si impegna con nessuno e blocca i processi di “trasformazione” nelle nostre comunità e nella nostra vita. Le Beatitudini nascono, invece, dal cuore compassionevole di Gesù che si incontra con il cuore di uomini e donne che pur conoscendo il dolore, conoscono ancor di più il ricostruire:
“Com’è esperto il cuore cileno di ricostruzioni e di nuovi inizi! Come siete esperti voi del rialzarsi dopo tanti crolli! A questo cuore fa appello Gesù; per questo cuore sono le beatitudini!”, esclama il Papa con un riferimento indiretto ai terremoti che hanno colpito il paese.
Nascono, in sostanza, da un cuore che sperimenta che “la speranza è il giorno nuovo, lo sradicamento dell’immobilità, lo scuotersi da una prostrazione negativa”, afferma citando il celebre poeta e uomo politico cileno, Pablo Neruda.
Ed è proprio Gesù con le Beatitudini che viene a sradicare dall’immobilità paralizzante di chi non crede che le cose possono cambiare e nel potere trasformante di Dio, e a scuotere quella prostrazione negativa chiamata rassegnazione che fa credere che si viva meglio “in un consumismo tranquillizzante”, che porta a “dividerci”.
Le Beatitudini “sono quel giorno nuovo per tutti quelli che continuano a scommettere sul futuro”:
Sì, beato tu e tu, beati voi che vi lasciate contagiare dallo Spirito di Dio e lottate e lavorate per questo nuovo giorno, per questo nuovo Cile, perché vostro sarà il regno dei cieli. «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» Di fronte alla rassegnazione che come un ruvido brusio mina i nostri legami vitali e ci divide, Gesù ci dice: beati quelli che si impegnano per la riconciliazione.
Gesù quindi chiama “beati” coloro che si sporcano le mani perché altri vivano in pace. “Desideri la pace? Lavora per la pace”, sintetizza Papa Francesco che richiama il pensiero del cardinale Raul Silva Henríquez. Il porporato ricordava che la giustizia non consiste solo nel non rubare ma nell’esigere che ogni uomo sia trattato come uomo.
La pace si semina, infatti, “a forza di prossimità”, a forza di andare incontro a chi si trova in difficoltà e a volte bisogna vincere “grandi o sottoli meschinità” e ambizioni – ricorda – e non basta dire: “non faccio del male a nessuno”. Diceva il cileno San Alberto Hurtado: “va molto bene non fare il male, ma è molto male non fare il bene”.
+++ Il video servizio a cura del Centro Televisivo Vaticano +++
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Debora Donnini- Città del Vaticano – VaticanNews
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