Il “brivido” lungo la schiena dei cronisti e dei cameraman scorre all’unisono quando Francesco, alla domanda sul diritto alla libertà di religione e a quello di espressione, come sua abitudine non svicola e va diritto al punto. Il quesito è di un giornalista francese e in ballo c’è la valutazione del Papa sui recenti fatti di Parigi. Queste libertà, afferma, “sono tutte e due diritti umani fondamentali”. Ma così come, scandisce, è un’“aberrazione” chi pretenda di “uccidere in nome di Dio”, sbaglia anche chi arriva a offendere una religione sventolando la bandiera del diritto a dire ciò che si vuole. Sul punto Papa Francesco è inequivocabile: certamente è doveroso dire ciò che contribuisce a costruire il “bene comune”, e certamente non si può reagire con violenza a un affronto, ma nemmeno “si può provocare”. “Non si può insultare la fede degli altri – insiste – non si può prendere in giro la fede”, perché “c’è un limite”, quello della “dignità” che ogni religione possiede.
E come si rischia una brutta reazione insultando chi per qualcuno è sacro, in modo analogo l’uomo rischia di essere vittima della natura da lui stesso “troppo sfruttata”. Uno dei temi iniziali della conferenza stampa aveva riguardato proprio la prossima Enciclica in preparazione sui temi ambientali. Papa Francesco ha dato la notizia da tempo attesa: il documento dovrebbe essere pronto per giugno, luglio. A fine marzo, ha annunciato, prenderà una settimana di tempo per concludere un testo già arrivato alla terza bozza, dopo la prima preparata dal card. Turkson, una seconda rivista dal Papa stesso con l’aiuto di esperti e una terza bozza redatta con il contributo di teologi. Quest’ultima versione ha ricevuto anche costruttivi apporti, ha riferito Francesco, da parte della Congregazione della Dottrina della Fede, della Segreteria di Stato e del teologo della Casa Pontificia. Quello che il Papa vuole è che l’Enciclica porti un “contributo” al prossimo vertice di Parigi sulla tutela ambientale. Quello scorso in Perù, ha soggiunto Papa Francesco, “mi ha deluso” per la “mancanza di coraggio”.
Sulla tappa srilankese del viaggio apostolico, Papa Francesco aveva aperto con una spiegazione del perché abbia ultimamente privilegiato – nel proclamare nuovi Santi – la procedura della “Canonizzazione equipollente”, nel caso di Beate e Beati venerati già da secoli, come avvenuto con l’Apostolo dello Sri Lanka, Giuseppe Vaz. Nella sua scelta – come per la Beata Angela da Foligno, Pietro Favre, padre de Anchieta e gli altri – il Papa ha detto di preferire, in accordo con la visione dell’“Evangelii Gaudium”, “grandi evangelizzatori ed evangelizzatrici”. Così avverrà in settembre, durante il suo viaggio apostolico negli Stati Uniti, quando canonizzerà Junipero Serra, che portò il Vangelo nell’ovest del Paese.
Forti le parole sul crescente utilizzo di ragazzi e bambini negli attentati kamikaze, drammaticamente noti anche nel conflitto che ha insanguinato lo Sri Lanka. Francesco ha detto di vedere, al di là di problemi psichici, uno “squilibrio umano” in chi sceglie di uccidersi per uccidere. Un kamikaze, ha osservato, è uno che “dà la vita ma non la dà bene”, al contrario per esempio di tanti missionari che pure danno la vita “ma per costruire”. E dunque, mettere una bomba addosso a un bambino non è altro, per il Papa, che un altro dei terribili modi di renderlo “schiavo” .
Sollecitato poi dalla domanda sui possibili attentati contro la sua persona e contro il Vaticano, Francesco ha detto di temere soprattutto per l’incolumità della gente che viene a incontrarlo, dicendo invece di se stesso, con un sorriso, di affrontare questo pericolo con “una buona dose di incoscienza”. Il “miglior modo” per rispondere alla violenza, ha sottolineato, “è la mitezza”.
Un’altra spiegazione, Papa Francesco l’ha data circa la sua visita a sorpresa in un tempio buddista, al termine della seconda giornata in Sri Lanka. Si è trattato di uno scambio di cortesie con il capo del tempio che era venuto a salutarlo all’aeroporto, ma anche un riconoscimento – ha sottolineato – dal valore dell’interreligiosità, che in modo plastico si manifesta ad esempio proprio nel Santuario di Madhu, in Sri Lanka, luogo di incontro e di preghiera non solo di cattolici.
Alla domanda sulla possibilità di coinvolgere le altre religioni contro il terrorismo, magari con un incontro sullo stile di Assisi, Francesco ha detto di aver saputo che “c’è gente che lavora per questo” in ambienti di altre fedi, dove serpeggia una certa “inquietudine” sulla recrudescenza del terrorismo.
Una valutazione del Papa ha riguardato anche un suo appoggio a Commissioni di verità e riconciliazione nel mondo, come quella in Sri Lanka. Francesco ha detto di averne sostenuta una in Argentina e di appoggiare tutti gli “sforzi equilibrati” che “aiutino a mettersi d’accordo” e non cerchino la vendetta. Citando parole del nuovo presidente dello Sri Lanka, Papa Francesco ha detto di essere rimasto colpito dall’idea del presidente di voler andare avanti nel lavoro di pace e di riconciliazione, ma soprattutto di mirare a “creare l’armonia nel popolo”, che è “più della pace e della riconciliazione”. Ma per far questo è necessario “arrivare al cuore del popolo”. L’incontro con i giornalisti è finito con gli auspici del Papa per l’Agenzia Ansa che celebra i 70 anni di attività. “Vi auguro ogni bene”, ha concluso.
Il servizio è di Alessandro De Carolis per la Radio Vaticana
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