Barbara Castelli – Città del Vaticano
La gioia “è il respiro del cristiano”, una gioia fatta di vera pace e non ingannevole come quella che offre la cultura odierna, che “inventa tante cose per divertirci”, innumerevoli “pezzettini di dolce vita”. Alla Messa celebrata nella cappella Santa Marta, Papa Francesco torna a parlare di uno dei tratti distintivi del cristiano: la gioia, nonostante le prove e le difficoltà.
Nel corso dell’omelia, commentando un brano della prima lettera di San Pietro apostolo e il passo del Vangelo di Marco in cui si racconta del giovane ricco che non riesce a rinunciare ai propri interessi, il Pontefice rimarca che un vero cristiano non può essere “oscuro” o “rattristato”. “Essere uomo e donna di gioia”, insiste, significa “essere uomo e donna di pace, significa essere uomo e donna di consolazione”.
“La gioia cristiana è il respiro del cristiano, un cristiano che non è gioioso nel cuore non è un buon cristiano. E’ il respiro, il modo di esprimersi del cristiano, la gioia. Non è una cosa che si compra o io la faccio con lo sforzo, no: è un frutto dello Spirito Santo. Quello che fa la gioia nel cuore è lo Spirito Santo”.
La roccia solida su cui poggia la gioia cristiana è la memoria: non possiamo, infatti, dimenticare “quello che ha fatto il Signore per noi”, “rigenerandoci” a nuova vita; così come la speranza di quello che ci attende, l’incontro con il Figlio di Dio. Memoria e speranza sono le due componenti che permettono ai cristiani di vivere nella gioia, non una gioia vuota, ilare, ma una gioia il cui “primo grado” è la pace.
“La gioia non è vivere di risata in risata. No, non è quello. La gioia non è essere divertente. No, non è quello. E’ un’altra cosa. La gioia cristiana è la pace. La pace che c’è nelle radici, la pace del cuore, la pace che soltanto Dio ci può dare. Questa è la gioia cristiana. Non è facile custodire questa gioia”.
Il mondo contemporaneo, prosegue Papa Bergoglio nell’omelia, purtroppo si accontenta di una “cultura non gioiosa”, “una cultura dove si inventano tante cose per divertirci”, tanti “pezzettini di dolce vita”, ma che non soddisfano pienamente. La gioia, infatti, “non è una cosa che si compra nel mercato”, “è un dono dello Spirito” e vibra anche “nel momento del turbamento, nel momento della prova”.
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“C’è un’inquietudine buona ma ce n’è un’altra che non è buona, quella di cercare le sicurezze dappertutto, quella di cercare il piacere dappertutto. Il giovane del Vangelo aveva paura che se lasciava le ricchezze non sarebbe stato felice. La gioia, la consolazione: il nostro respiro di cristiani”.
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