Categorie: Sancta Sedes

Papa Francesco: noi cristiani dovremmo essere più vicini alle famiglie povere

Senza famiglie il mondo è una barbarie. Anche la Chiesa deve essere povera per avvicinarsi ai poveri, per abbattare ogni muro di separazione con i poveri.

​Una catechesi potente, drammatica, quella di oggi di Papa Francesco davanti ad almeno 17mila persone. Proseguendo con il ciclo dedicato alla famiglia in vista del Sinodo di ottobre, il Santo Padre ha puntato l’attenzione sulle sue “vulnerabilità“, a partire dalla povertà. Lo sguardo è globale, e va alle periferie delle megalopoli, alle zone rurali (“Quanto degrado, quanta miseria“) dove i legami familiari sono resi fragili dalla lotta per la sopravvivenza.

Il giudizio dei bisognosi e dei poveri anticipa il giudizio di Dio” (Mt 25,31-46) è il monito di Papa Francesco. Dunque, facciamo tutto il possibile per la famiglie nella prova. “Ci vogliono la preghiera e l’azione. Preghiamo intensamente il Signore, che ci scuota, per rendere le nostre famiglie cristiane protagoniste di questa rivoluzione della prossimità famigliare, che ora ci è così necessaria! Di essa, fin dall’inizio, è fatta la Chiesa“.

[box]Di seguito la trascrizione della catechesi pronunciata da Papa Francesco:
Il segno (…)indica frasi aggiunte dal Santo Padre e pronunciate a braccio.[/box]

Cari fratelli e sorelle, buongiorno,

(…) le nostre catechesi si aprono, con la riflessione di oggi, alla considerazione della vulnerabilità della famiglia, nelle condizioni della vita che la mettono alla prova.(…)

Una di queste prove è la povertà. Pensiamo a tante famiglie che popolano le periferie delle megalopoli, ma anche alle zone rurali… Quanta miseria, quanto degrado! E poi, ad aggravare la situazione, in alcuni luoghi arriva anche la guerra. La guerra è sempre una cosa terribile. Essa inoltre colpisce specialmente le popolazioni civili, le famiglie. Davvero la guerra è la “madre di tutte le povertà”, (…) una grande predatrice di vite, di anime, e degli affetti più sacri e più cari.

Nonostante tutto questo, ci sono tante famiglie povere che con dignità cercano di condurre la loro vita quotidiana, spesso confidando apertamente nella benedizione di Dio. Questa lezione, però, non deve giustificare la nostra indifferenza, ma semmai aumentare la nostra vergogna!(…) E’ quasi un miracolo che, anche nella povertà, la famiglia continui a formarsi, e persino a conservare – come può – la speciale umanità dei suoi legami. Il fatto irrita quei pianificatori del benessere che considerano gli affetti, la generazione, i legami famigliari, come una variabile secondaria della qualità della vita. (…) Invece, noi dovremmo inginocchiarci davanti a queste famiglie, che sono una vera scuola di umanità che salva le società dalla barbarie.

Che cosa ci rimane, infatti, se cediamo al ricatto di Cesare e Mammona, della violenza e del denaro, e rinunciamo anche agli affetti famigliari? Una nuova etica civile arriverà soltanto quando i responsabili della vita pubblica riorganizzeranno il legame sociale a partire dalla lotta alla spirale perversa tra famiglia e povertà, che ci porta nel baratro.

L’economia odierna si è spesso specializzata nel godimento del benessere individuale, ma pratica largamente lo sfruttamento dei legami famigliari. E’ una contraddizione grave, questa! L’immenso lavoro della famiglia non è quotato nei bilanci, naturalmente! Infatti l’economia e la politica sono avare di riconoscimenti a tale riguardo. Eppure, la formazione interiore della persona e la circolazione sociale degli affetti hanno proprio lì il loro pilastro. Se lo togli, viene giù tutto.

Non è solo questione di pane. Parliamo di lavoro, istruzione, sanità. E’ importante capire bene questo. Rimaniamo sempre molto commossi quando vediamo le immagini di bambini denutriti e malati che ci vengono mostrate in tante parti del mondo. Nello stesso tempo, ci commuove anche molto lo sguardo sfavillante di molti bambini, privi di tutto, che stanno in scuole fatte di niente, quando mostrano con orgoglio la loro matita e il loro quaderno. E come guardano con amore il loro maestro o la loro maestra! Davvero i bambini lo sanno che l’uomo non vive di solo pane! (…)

Noi cristiani dovremmo essere sempre più vicini alle famiglie che la povertà mette alla prova. (…) In effetti, la miseria sociale colpisce la famiglia e a volte la distrugge. La mancanza o la perdita del lavoro, o la sua forte precarietà, incidono pesantemente sulla vita familiare, mettendo a dura prova le relazioni. Le condizioni di vita nei quartieri più disagiati, con i problemi abitativi e dei trasporti, come pure la riduzione dei servizi sociali, sanitari e scolastici, causano ulteriori difficoltà. A questi fattori materiali si aggiunge il danno causato alla famiglia da pseudo-modelli, diffusi dai mass-media basati sul consumismo e il culto dell’apparire, che influenzano i ceti sociali più poveri e incrementano la disgregazione dei legami familiari. (…)

La Chiesa è madre, e non deve dimenticare questo dramma dei suoi figli. Anch’essa dev’essere povera, per diventare feconda e rispondere a tanta miseria. Una Chiesa povera è una Chiesa che pratica una volontaria semplicità nella propria vita – nelle sue stesse istituzioni, nello stile di vita dei suoi membri – per abbattere ogni muro di separazione, soprattutto dai poveri. Ci vogliono la preghiera e l’azione. Preghiamo intensamente il Signore, che ci scuota, per rendere le nostre famiglie cristiane protagoniste di questa rivoluzione della prossimità famigliare, che ora ci è così necessaria! Di essa,(…) fin dall’inizio, è fatta la Chiesa.

E non dimentichiamo che il giudizio dei bisognosi, dei piccoli e dei poveri anticipa il giudizio di Dio (Mt 25,31-46). (…)

Dopo la catechesi, al momento dei saluti, Papa Francesco si è detto preoccupato per l’Italia, in particolare per le sofferenze delle famiglie colpite dalla disoccupazione e dagli effetti della crisi economica. “La situazione dell’intero Paese è difficile. È importante che ci sia un incisivo impegno per aprire vie di speranza“. Bergoglio ha anche lanciato un appello per la Whirpool di Carinaro: “Auspico che la loro grave congiuntura occupazionale possa trovare una rapida ed equa soluzione, nel rispetto dei diritti di tutti, specialmente delle famiglie“.

A cura di Redazione Papaboys
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