Adriana Masotti – Città del Vaticano per Vaticannews.va
Il brano di Isaia, la cui lettura precede le parole di Papa Francesco, presenta il servo di Dio che, dopo la Passione che ne ha sfigurato il volto, verrà esaltato e onorato dai re delle nazioni. E’ ciò che rivivremo da domani a domenica durante il Triduo pasquale fino alla celebrazione della Pasqua di Resurrezione. Sono i giorni centrali dell’Anno liturgico e il Papa li ripercorre ad uno ad uno.
Il Giovedì Santo è il giorno in cui si fa memoria dell’Ultima Cena con la Messa in Coena Domini. E’ la sera, dice il Papa, in cui Cristo ha lasciato ai suoi, per sempre, la sua stessa presenza attraverso l’Eucaristia. Il gesto di Gesù anticipa il dono totale di sé sulla croce.
In questo Sacramento, Gesù ha sostituito la vittima sacrificale – l’agnello pasquale – con sé stesso: il suo Corpo e il suo Sangue ci donano la salvezza dalla schiavitù del peccato e della morte. La salvezza da ogni schiavitù: lì è. È la sera in cui Egli ci chiede di amarci facendoci servi gli uni degli altri, come ha fatto Lui lavando i piedi dei discepoli.
Il Venerdì Santo ci vedrà tutti sul Calvario, ai piedi della croce. La liturgia, ricorda Francesco, ci presenterà il Crocifisso da adorare, “l’Agnello innocente immolato per la nostra salvezza”. E prosegue:
Porteremo nella mente e nel cuore le sofferenze dei malati, dei poveri, degli scartati di questo mondo; ricorderemo gli “agnelli immolati” vittime innocenti delle guerre, delle dittature, delle violenze quotidiane, degli aborti… Davanti all’immagine del Dio crocifisso porteremo, nella preghiera, i tanti, troppi crocifissi di oggi, che solo da Lui possono ricevere il conforto e il senso del loro patire. E oggi ce ne sono tanti: non dimenticare i crocifissi di oggi, che sono l’immagine del Crocifisso Gesù, e in loro è Gesù.
Prendendo su di sé tutti i dolori del mondo, afferma il Papa, Gesù li ha illuminati. Ha illuminato le nostre tenebre. E Papa Francesco continua a braccio:
Perché il mondo è nelle tenebre. Facciamo una raccolta di tutte le guerre che in questo momento stanno facendo, di tutti i bambini che muoiono di fame, dei bambini che non hanno educazione, di popoli interi distrutti dalle guerre, dal terrorismo. Di tanta, tanta gente che per sentirsi un po’ meglio ha bisogno della droga, dell’industria della droga che uccide … E’ una calamità, è un deserto! Ci sono piccole isole del popolo di Dio, sia cristiano sia di qualsiasi altra fede, che conservano nel cuore la voglia di essere migliori. Ma diciamoci la realtà: in questo Calvario di morte, è Gesù che soffre nei suoi discepoli.
Sulla croce Gesù “porta a compimento l’opera affidatagli dal Padre”. Dopo aver guarito, perdonato, donato vita a piene mani, ora “entra nell’abisso della sofferenza per redimerla e trasformarla”. Grazie a quell’abbandono di Gesù sulla croce “mai più nessuno è solo nel buio della morte, mai. Lui è sempre accanto. Soltanto bisogna aprire il cuore e lasciarsi guardare da Lui”.
Rivivremo poi il Sabato Santo, il giorno del silenzio e del pianto. Chi aveva sperato in Gesù, come gli stessi discepoli, è messo a dura prova. E’ anche il giorno di Maria, “anche lei lo vive nel pianto – dice il Papa -, ma il suo cuore è pieno di fede, pieno di speranza, pieno d’amore”.
La Madre di Gesù aveva seguito il Figlio lungo la via dolorosa ed era rimasta ai piedi della croce, con l’anima trafitta. Ma quando tutto sembra finito, lei veglia, veglia nell’attesa custodendo la speranza nella promessa di Dio che risuscita i morti. Così, nell’ora più buia del mondo, è diventata Madre dei credenti, Madre della Chiesa e segno di speranza.
E finalmente nella Veglia pasquale irrompono la luce e la gioia. E’ l’incontro con Cristo risorto che ci conferma le promesse di salvezza fatte da Gesù:
Colui che era stato crocifisso è risorto! Tutte le domande e le incertezze, le esitazioni e le paure sono fugate da questa rivelazione. Il Risorto ci dà la certezza che il bene trionfa sempre sul male, che la vita vince sempre la morte e la nostra fine non è scendere sempre più in basso, di tristezza in tristezza, ma salire in alto.
Se i discepoli hanno fatto fatica a credere, prosegue il Papa, non così Maria Maddalena, l’apostola della resurrezione che è andata a raccontare loro ciò che aveva visto. E il Papa fa a braccio un’ampia riflessione sul comportamento di chi aveva messo in croce il Signore:
Le guardie, i soldati, che erano nel sepolcro per non lasciare che venissero i discepoli e prendessero il corpo, lo hanno visto: lo hanno visto vivo e risorto. I nemici lo hanno visto. E poi hanno fatto finta di non averlo visto. Perché? Perché sono stati pagati. Qua è il mistero, qui è il vero mistero di quello che Gesù disse una volta: “Ci sono due signori nel mondo, due, non di più: due. Dio e il denaro. Chi serve il denaro è contro Dio”. E qui è il denaro ha fatto cambiare la realtà. Avevano visto la meraviglia della resurrezione, ma sono stati pagati per tacere. Pensiamo alle tante volte che uomini e donne cristiani sono stati pagati per non riconoscere nella pratica la resurrezione id Cristo, e non fanno quello che il Cristo ci ha chiesto di fare, come cristiani.
Papa Francesco conclude la sua catechesi osservando che anche quest’anno le celebrazioni pasquali saranno condizionate dalla pandemia, in un contesto doloroso, ma che proprio il Crocifisso è la luce che illumina la nostra vita:
In tante situazioni di sofferenza, specialmente quando a patirle sono persone, famiglie e popolazioni già provate da povertà, calamità o conflitti, la Croce di Cristo è come un faro che indica il porto alle navi ancora al largo nel mare in tempesta. La croce di Cristo è il segno della speranza che non delude; e ci dice che nemmeno una lacrima, nemmeno un gemito vanno perduti nel disegno di salvezza di Dio.
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