Sancta Sedes

Papa Francesco: ‘Non cadiamo nella trappola di rinchiuderci in noi stessi!’

La storia di un migrante che voleva attraversare la porta Santa, soccorso da una signora nonostante il suo cattivo odore è stato il momento centrale dell’udienza di questo mercoledì di Papa Francesco, udienza ancora dedicata alle opere di Misericordia. Il povero uomo, soccorso grazie ad un taxi, ha poi toccato il cuore del tassista, all’inizio scettico, che ha ringraziato per la testimonianza ed offerto il passaggio verso San Pietro.

 

Le parole di Papa Francesco nella Catechesi di questo mercoledì

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Proseguiamo nella riflessione sulle opere di misericordia corporale, che il Signore Gesù ci ha consegnato per mantenere sempre viva e dinamica la nostra fede. Queste opere, infatti, rendono evidente che i cristiani non sono stanchi e pigri nell’attesa dell’incontro finale con il Signore, ma ogni giorno gli vanno incontro, riconoscendo il suo volto in quello di tante persone che chiedono aiuto. Oggi ci soffermiamo su questa parola di Gesù: «Ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito» (Mt 25,35-36). Nei nostri tempi è quanto mai attuale l’opera che riguarda i forestieri. La crisi economica, i conflitti armati e i cambiamenti climatici spingono tante persone a emigrare. Tuttavia, le migrazioni non sono un fenomeno nuovo, ma appartengono alla storia dell’umanità. È mancanza di memoria storica pensare che esse siano proprie solo dei nostri anni.

La Bibbia ci offre tanti esempi concreti di migrazione. Basti pensare ad Abramo. La chiamata di Dio lo spinge a lasciare il suo Paese per andare in un altro: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò» (Gen 12,1). E così è stato anche per il popolo di Israele, che dall’Egitto, dove era schiavo, andò marciando per quarant’anni nel deserto fino a quando giunse alla terra promessa da Dio. La stessa Santa Famiglia – Maria, Giuseppe e il piccolo Gesù – fu costretta ad emigrare per sfuggire alla minaccia di Erode: «Giuseppe si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode» (Mt 2,14-15). La storia dell’umanità è storia di migrazioni: ad ogni latitudine, non c’è popolo che non abbia conosciuto il fenomeno migratorio. 

Nel corso dei secoli abbiamo assistito in proposito a grandi espressioni di solidarietà, anche se non sono mancate tensioni sociali. Oggi, il contesto di crisi economica favorisce purtroppo l’emergere di atteggiamenti di chiusura e di non accoglienza. In alcune parti del mondo sorgono muri e barriere. Sembra a volte che l’opera silenziosa di molti uomini e donne che, in diversi modi, si prodigano per aiutare e assistere i profughi e i migranti sia oscurata dal rumore di altri che danno voce a un istintivo egoismo. Ma la chiusura non è una soluzione, anzi, finisce per favorire i traffici criminali. L’unica via di soluzione è quella della solidarietà, solidarietà con il migrante, solidarietà con il forestiero.

L’impegno dei cristiani in questo campo è urgente oggi come in passato. Per guardare solo al secolo scorso, ricordiamo la stupenda figura di santa Francesca Cabrini, che dedicò la sua vita insieme alle sue compagne ai migranti verso gli Stati Uniti d’America. Anche oggi abbiamo bisogno di queste testimonianze perché la misericordia possa raggiungere tanti che sono nel bisogno. È un impegno che coinvolge tutti, nessuno escluso. Le diocesi, le parrocchie, gli istituti di vita consacrata, le associazioni e i movimenti, come i singoli cristiani, tutti siamo chiamati ad accogliere i fratelli e le sorelle che fuggono dalla guerra, dalla fame, dalla violenza e da condizioni di vita disumane. Tutti insieme siamo una grande forza di sostegno per quanti hanno perso patria, famiglia, lavoro e dignità.




Alcuni giorni fa è successa una piccola storia: c’era un rifugiato che cercava una strada e una signora le si è avvicinata chiedendo cosa cercasse. Era senza scarpe il rifugiato e lui ha detto che vooeva andare a san Pietro perf entrare nella Porta Santa. La signora chiama allora un taxi perché lo vede senza scarpe. Ma il rifugiato puzzava e l’autista del taxi non voleva che salisse ma alla fine lo ha lassciato salire assieme alla signora, questa le ha chiesto di raccontare  la sua storia durante il percorso. L’uomo ha raccontatao la sua storia di dolore e perché fosse fuggito da casa. Una volta arrivati la signora fa per pagare il taxi e l’autista, che prima non voleva far salire il migrante perché puzzava, sui è rifiutato di prendere il denaro dicendo che avrebbe dovuto pagare lui per aver sentito una storia che gli ha fatto cambiare il cuore. Questa signora, avendo il sangue armeno, sapeva cosa significa far parte di un popolo che è costretto a fuggire. Pensate a questa storia e pensate a cosa possiamo fare per i rifugiati.   

E vestire chi è nudo, che cosa vuol dire se non restituire dignità a chi l’ha perduta? Certamente dando dei vestiti a chi ne è privo; ma pensiamo anche alle donne vittime della tratta gettate sulle strade, o agli altri, troppi modi di usare il corpo umano come merce, persino dei minori. E così pure non avere un lavoro, una casa, un salario giusto, è una forma di “nudità”, o essere discriminati per la razza o per la fede, sono tutte forme di “nudità”, di fronte alle quali come cristiani siamo chiamati ad essere attenti, vigilanti e pronti ad agire.

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Cari fratelli e sorelle, non cadiamo nella trappola di rinchiuderci in noi stessi, indifferenti alle necessità dei fratelli e preoccupati solo dei nostri interessi. È proprio nella misura in cui ci apriamo agli altri che la vita diventa feconda, le società riacquistano la pace e le persone recuperano la loro piena dignità. E non dimenticatevi di quella signora, di quel migrante che puzzava e non dimenticate quell’autista al quale quel migrante aveva cambiato l’anima. Grazie!

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I saluti di Papa Francesco ai fedeli di lingua italiana
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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana! Sono lieto di accogliere i fedeli della Diocesi di Ivrea, con il Vescovo Mons. Edoardo Cerrato; i sacerdoti “fidei donum” della Diocesi di Brescia, diocesi generosa! e le religiose partecipanti all’incontro promosso dall’USMI. Cari fratelli e sorelle, il vostro pellegrinaggio per l’Anno Santo ravvivi la comunione con il Successore di Pietro e la Chiesa universale e vi renda testimoni della Divina Misericordia nelle vostre chiese locali.

Saluto gli specialisti del Policlinico Umberto I, con i ragazzi affetti da sindrome di Apert e i loro familiari; i partecipanti al congresso nazionale della Società dei trapianti d’organo; l’Associazione AccoglieRete di Siracusa; le Figlie della Carità con i piccoli della casa Famiglia “Cuccioli d’Aquila” di Mollas in Albania e i numerosi studenti, in particolare quelli del Liceo De Carlo di Giugliano di Campania e dell’Istituto Gerini-Torlonia di Roma. Porgo infine il mio saluto ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli. Alla fine del mese di ottobre desidero raccomandare la preghiera del Rosario. Questa semplice preghiera mariana indichi a voi, cari giovani, la strada per interpretare la volontà di Dio nella vostra vita; amate questa preghiera, cari ammalati, perché essa porta con sé la consolazione per la mente ed il cuore. Diventi per voi, cari sposi novelli, un momento privilegiato di intimità spirituale nella vostra nuova famiglia.
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+++ Il video servizio a cura del Centro Televisivo Vaticano +++
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A cura di Francesco Rossi perla Redazione Papaboys

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