Antonella Palermo – Città del Vaticano per Vaticannews.va
La compagnia in papamobile di alcuni bambini, stavolta bambini sardi vestiti in abiti locali, si ripete anche oggi, primo mercoledì dopo Pasqua. Il Papa compie il suo abituale giro tra i settori di una Piazza San Pietro il cui sagrato è ancora adornato dai colori primaverili dei fiori olandesi giunti in Vaticano per l’addobbo delle celebrazioni pasquali. La lettura è tratta dalla Lettera di San Paolo agli Efesini. Nella catechesi, davanti a 35mila fedeli, Francesco si sofferma sul rischio – in cui cadde lo stesso apostolo Paolo – di intraprendere uno zelo orientato in una direzione sbagliata e mette in rilievo le caratteristiche di un annuncio evangelico che è invece espressione viva di solerzia, prontezza, volontà di camminare aperti alle novità dell’azione del Signore.
Citando la Lettera ai Galati, il Papa distingue tra zelo evangelico autentico e zelo distorto, “falso slancio” che nasconde vanagloria e inseguimento delle proprie convinzioni. Contro questa tentazione diffusa, ricorda che Paolo elenca una serie di ‘armi’ da usare per condurre la battaglia spirituale: tra queste la prontezza. Qui Francesco spiega la metafora della calzatura (che riprende un testo del profeta Isaia) facendo riferimento all’equipaggiamento di un soldato che, per evitare le trappole del terreno, deve assicurarsi una stabilità di appoggio.
Lo zelo evangelico è l’appoggio su cui si basa l’annuncio, e gli annunciatori sono un po’ come i piedi del corpo di Cristo che è la Chiesa. Non c’è annuncio senza movimento, senza “uscita”, senza iniziativa. Questo vuol dire che non c’è cristiano se non è in cammino, non è un cristiano se il cristiano non esce da sé stesso per mettersi in cammino e portare un annuncio.
Non c’è annuncio senza movimento, senza cammino.
Non si annuncia il Vangelo da fermi, chiusi in un ufficio, alla scrivania o al computer facendo polemiche come “leoni da tastiera” e surrogando la creatività dell’annuncio con il copia-e-incolla di idee prese qua e là. Il Vangelo si annuncia muovendosi, camminando, andando.
Il Papa cita il Libro dell’Esodo (12, 11-12a) e la Lettera ai Romani (12,11) per indicare che occorre sollecitudine nell’annunciare la buona Notizia. In particolare Francesco evidenzia le qualità di prontezza, preparazione, alacrità. Tutte caratteristiche che mal si conciliano con la trasandatezza “incompatibile con l’amore”, dice il Papa.
Un annunciatore è pronto a partire, e sa che il Signore passa in modo sorprendente; deve quindi essere libero da schemi e predisposto ad un’azione inaspettata e nuova. Preparato per le sorprese. Chi annuncia il Vangelo non può essere fossilizzato in gabbie di plausibilità o nel “si è sempre fatto così”.
Ancora una volta, dunque, Papa Francesco incoraggia ciascuno ad assumere in pieno lo stile di Chiesa ‘in uscita’. Perché è importante, afferma, “avere questa prontezza alla novità del Vangelo, questo atteggiamento che è uno slancio, un prendere l’iniziativa, un ‘primerear’, andare primo”. Infine, la raccomandazione a “non lasciarsi sfuggire le occasioni per promulgare l’annuncio del Vangelo di pace, quella pace che Cristo sa dare più e meglio di come la dà il mondo”. E, a braccio, conclude:
E per questo vi esorto a essere evangelizzatori che si muovono, senza paura, che vanno avanti, per portare la bellezza di Gesù, per portare la novità di Gesù che cambia tutto. “Sì, Padre, cambia il calendario, perché adesso noi contiamo gli anni prima di Gesù …” – “Ma anche, cambia il cuore: e tu sei disposto a che Gesù ti cambi il cuore? O tu sei un cristiano tiepido, lì, che non si muove … Pensa un po’: tu sei un entusiasta di Gesù, vai avanti? Pensa un po’ …
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