Barbara Castelli – Città del Vaticano
Troppo spesso quanti si sono “spesi corpo e anima” per inseguire la libertà della propria patria sono poi abbandonati “alla solitudine, all’ostracismo, alla mancanza di risorse e all’esclusione, e perfino alla miseria”. E’ la riflessione che Papa Francesco offre nella cattedrale cattolica di San Giacomo. Dopo il saluto di benvenuto dell’arcivescovo di Riga, mons. Zbignevs Stankeviès, il Pontefice prosegue nel solco delle parole del presule, dedicate ai tanti anziani presenti: uomini e donne che hanno vissuto la seconda guerra mondiale e poi il tempo in cui imperava “l’ideologia ateistica con tutte le minacce e le restrizioni”; uomini e donne che hanno “subito le repressioni politiche, che sono state perseguitate ed esiliate per la fede in Cristo”.
“Voi qui presenti siete stati sottoposti ad ogni sorta di prove – insiste Papa Bergoglio – l’orrore della guerra, e poi la repressione politica, la persecuzione e l’esilio. (…) E siete stati costanti, avete perseverato nella fede”. Le tante teste vestite di argento e presenti nella cattedrale di San Giacomo hanno, infatti, resistito con coraggio al “regime nazista”, a “quello sovietico”, senza mai far spegnere la propria fede nel cuore, arrivando anche a dedicarsi “alla vita sacerdotale, religiosa, a essere catechisti, e a diversi servizi ecclesiali che mettevano a rischio la vita”.
“Benché suoni paradossale, oggi, in nome della libertà, gli uomini liberi assoggettano gli anziani alla solitudine, all’ostracismo, alla mancanza di risorse e all’esclusione, e perfino alla miseria. Se è così, il cosiddetto treno della libertà e del progresso finisce per avere, in coloro che hanno lottato per conquistare diritti, la sua carrozza di coda, gli spettatori di una festa altrui, onorati e omaggiati, ma dimenticati nella vita quotidiana”.
Nel discorso, Papa Francesco riserva un grande incoraggiamento a tutti, invitandoli a non cedere “allo sconforto, alla tristezza”, a non perdere “la dolcezza e, meno ancora, la speranza”. Riprendendo le parole della Lettera dell’apostolo Giacomo, chiede di “sopportare pazientemente e sperare pazientemente”, mantenendo un cuore giovane, non “duro” e “sclerotizzato”, senza “la gioia della novità di Dio”.
“Voi, che avete attraversato molte stagioni, siete testimonianza viva di costanza nelle avversità, ma anche del dono della profezia, che ricorda alle giovani generazioni che la cura e la protezione di quelli che ci hanno preceduto sono gradite e apprezzate da Dio, e che gridano a Dio quando sono disattese. Voi che avete attraversato molte stagioni, non dimenticatevi che siete radici di un popolo, radici di giovani germogli che devono fiorire e portare frutto; difendete queste radici, mantenetele vive”.
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