Al termine dell’udienza generale, Francesco ha chiesto ai fedeli una “preghiera speciale” per il suo 95enne predecessore: “Il Signore lo sostenga in questa testimonianza di amore alla Chiesa fino alla fine”. Il direttore della Sala Stampa vaticana Bruni: “Nelle ultime ore si è verificato un aggravamento dovuto all’avanzare dell’età. La situazione al momento resta sotto controllo, seguita costantemente dai medici”. Il Papa in visita al Mater Ecclesiae
Con i pensieri di San Francesco di Sales, che la Chiesa ricorda oggi, Papa Francesco riflette sulla nascita di Gesù e sullo “stile” di Dio che nel Bambino si è mostrato al mondo. E annuncia la pubblicazione della lettera apostolica “Tutto appartiene all’amore” che riprende un’espressione del santo
Adriana Masotti – Città del Vaticano
Il tempo liturgico del Natale che stiamo vivendo, e il quarto centenario della morte di San Francesco di Sales, vescovo e dottore della Chiesa, che ricorre oggi sono i due temi che Papa Francesco propone all’udienza generale di questo mercoledì. Dando inizio alla catechesi, il Papa annuncia la pubblicazione proprio oggi della lettera apostolica che commemora tale anniversario e dice:
Si intitola ‘Tutto appartiene all’amore”, riprendendo un’espressione caratteristica del santo vescovo di Ginevra. Infatti, così egli scriveva nel Trattato dell’amore di Dio: “Nella santa Chiesa tutto appartiene all’amore, vive nell’amore, si fa per amore e viene dall’amore”. E magari tutti noi potessimo andare su questa strada dell’amore, tanto bella.
San Francesco di Sales, ricorda il Papa, riguardo alla nascita di Gesù scriveva in una lettera di immaginare il re Salomone “sul suo grande trono d’avorio, dorato e scolpito, che non ebbe uguale in nessun regno, come dice la Scrittura”, ma di preferire “cento volte vedere il caro piccolo Bambino nella mangiatoia, piuttosto che tutti i re sui loro troni”. E commenta:
Gesù, il Re dell’universo, non si è mai seduto su un trono, mai: è nato in una stalla – lo vediamo così rappresentato -, avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia; e alla fine è morto su una croce e, avvolto in un lenzuolo, è stato deposto nel sepolcro. In effetti, l’evangelista Luca, raccontando la nascita di Gesù, insiste molto sul particolare della mangiatoia. Questo vuol dire che esso è molto importante non solo come dettaglio logistico, ma come elemento simbolico per capire che genere di Messia è Colui che è nato a Betlemme, che genere di Re, chi è Gesù.
Il mistero della spogliazione di Gesù lo vediamo raffigurato al centro del presepe, prosegue Papa Francesco, nel Bambino che giace in una mangiatoia. E’ “il segno” che Dio ha voluto dare e ci dà a Natale: “ci mostra lo ‘stile’ di Dio, che è vicinanza, compassione e tenerezza”. Papa Francesco sottolinea il fatto che Dio “non fa proselitismo con noi”, non ci attira a sé con la forza, ma con l’amore. E cita una seconda lettera di San Francesco di Sales in cui egli scrive che qualunque sia lo stato del nostro cuore, duro o debole, “dobbiamo farci attirare da questo celeste piccolo Bambino”.
Dio ha trovato il mezzo per attirarci comunque siamo: con l’amore. Non un amore possessivo ed egoistico, come purtroppo è tanto spesso l’amore umano. Il suo amore è puro dono, pura grazia, è tutto e solo per noi, per il nostro bene. E così ci attira, con questo amore disarmato e anche disarmante. Perché quando vediamo questa semplicità di Gesù, anche noi buttiamo fuori le armi della superbia e andiamo lì, umili, a chiedere salvezza, a chiedere perdono, a chiedere luce per la nostra vita, per poter andare avanti.
La povertà, scelta da Gesù, è un altro elemento su cui il Papa vuol soffermarsi ancora in compagnia del santo di cui la Chiesa fa memoria oggi, che nel Bambino vede “la perfetta rinunzia a tutti i beni, a tutte le pompe […] di questo mondo”. Il Papa fa riferimento all’esperienza di questo particolare periodo che viviamo:
Sì, stiamo attenti a non scivolare nella caricatura mondana del Natale. E questo è un problema, perché il Natale è questo. Ma oggi vediamo che, anche se è un “altro Natale,” tra virgolette, è la caricatura mondana del Natale, che riduce il Natale a una festa consumistica e sdolcinata. Ci vuole fare festa, ci vuole, ma che questo non sia il Natale, il Natale è un’altra cosa. L’amore di Dio non è mieloso, ce lo dimostra la mangiatoia di Gesù. L’amore di Dio non è un buonismo ipocrita che nasconde la ricerca dei piaceri e delle comodità. I nostri vecchi che avevano conosciuto la guerra e anche la fame lo sapevano bene: il Natale è gioia e festa, certamente, ma nella semplicità e nell’austerità.
Contemplando il piccolo Gesù nel presepe San Francesco di Sales, due giorni prima di morire, diceva di vedere in lui l’accettazione di tutto ciò che gli accadeva intorno, e l’affidamento totale alla Madre, senza chiederle nulla. Concludeva: “Così non dobbiamo desiderare nulla né rifiutare nulla, sopportando tutto ciò che Dio ci invierà, il freddo e le ingiurie del tempo”. E il Papa osserva:
Qui, cari fratelli e sorelle, c’è un grande insegnamento, che ci viene da Gesù Bambino attraverso la sapienza di San Francesco di Sales: non desiderare nulla e non rifiutare nulla, accettare tutto quello che Dio ci manda. Ma attenzione! Sempre e solo per amore, perché Dio ci ama e vuole sempre e solo il nostro bene.
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