Quindi, la catechesi – la seconda del ciclo sulla Chiesa iniziato mercoledì scorso – si è concentrata sul senso di “appartenenza alla Chiesa”. Noi, ha detto Papa Francesco, “non siamo isolati e non siamo cristiani a titolo individuale, ognuno per conto proprio, no: la nostra identità cristiana è appartenenza! Siamo cristiani perché noi apparteniamo alla Chiesa. È come un cognome: se il nome è ‘sono cristiano’, il cognome è ‘appartengo alla Chiesa’”.
E tale appartenenza, spiega, nasce dall’alleanza stretta da Dio Con Abramo, al quale per la sua fedeltà dona un grande popolo.“Questa relazione di Dio con il suo popolo”, ha osservato, “precede a tutti noi, viene da quel tempo” e dunque, “in questo senso – ha affermato Papa Francesco – il pensiero va in primo luogo, con gratitudine, a coloro che ci hanno preceduto e che ci hanno accolto nella Chiesa. Nessuno – ha esclamato – diventa cristiano da sé! E’ chiaro questo? Nessuno diventa cristiano da sé. Non si fanno cristiani in laboratorio. Il cristiano è parte di un popolo che viene da lontano. Il cristiano appartiene a un popolo che si chiama Chiesa e questa Chiesa lo fa cristiano il giorno del Battesimo, si capisce, e poi nel percorso della catechesi e tante cose. Ma nessuno, nessuno, diventa cristiano da sé”.
“Se noi crediamo, se sappiamo pregare, se conosciamo il Signore e possiamo ascoltare la sua Parola, se lo sentiamo vicino e lo riconosciamo nei fratelli, è perché altri, prima di noi – ha sottolineato – hanno vissuto la fede e poi ce l’hanno trasmessa, la fede l’abbiamo ricevuta dai nostri padri, dai nostri antenati e loro ce l’hanno insegnata”. E qui il Papa ha rimarcato il ruolo dei genitori, di altri familiari che hanno saputo trasmettere la fede. “Io ricordo tanto sempre – ha confidato il Papa – il volto della suora che mi ha insegnato il catechismo e sempre mi viene – è in Cielo sicuro, perché è una santa donna – ma io la ricordo sempre e rendo grazie a Dio per questa suora – oppure il volto del parroco, di un altro prete, o di una suora, di un catechista, che ci ha trasmesso il contenuto della fede e ci ha fatto crescere come cristiani… Ecco, questa è la Chiesa: una grande famiglia, nella quale si viene accolti e si impara a vivere da credenti e da discepoli del Signore Gesù”.
Questo cammino, ha poi ribadito Papa Francesco, lo possiamo vivere non soltanto grazie ad altre persone, ma insieme ad altre persone. Nella Chiesa – ha detto a chiare note – non esiste il ‘fai da te’, non esistono ‘battitori liberi’. Quante volte Papa Benedetto ha descritto la Chiesa come un ‘noi’ ecclesiale! Talvolta capita di sentire qualcuno dire: ‘Io credo in Dio, credo in Gesù, ma la Chiesa non m’interessa…’. Quante volte abbiamo sentito questo? E questo non va”.
C’è, ha ricordato il Papa, “chi ritiene di poter avere un rapporto personale, diretto, immediato con Gesù Cristo al di fuori della comunione e della mediazione della Chiesa. Sono tentazioni pericolose e dannose. Sono, come diceva il grande Paolo VI, dicotomie assurde”. È vero, ha riconosciuto, “che camminare insieme è impegnativo, e a volte può risultare faticoso: può succedere che qualche fratello o qualche sorella ci faccia problema, o ci dia scandalo… Ma il Signore ha affidato il suo messaggio di salvezza a delle persone umane, a tutti noi, a dei testimoni; ed è nei nostri fratelli e nelle nostre sorelle, con i loro doni e i loro limiti, che ci viene incontro e si fa riconoscere. E questo significa appartenere alla Chiesa”.
Dunque, ha terminato Papa Francesco, “non si può amare Dio senza amare i fratelli, non si può amare Dio fuori della Chiesa; non si può essere in comunione con Dio senza esserlo nella Chiesa e non possiamo essere buoni cristiani se non insieme a tutti coloro che cercano di seguire il Signore Gesù, come un unico popolo, un unico corpo. E questo è la Chiesa”.
Presenza insolita, oggi, nell’ultima udienza generale prima della pausa estiva. Alla fine del giro della piazza sulla “papamobile”, nell’ultimo tratto che il Papa percorre a piedi per raggiungere il palco al centro del sagrato della basilica di San Pietro, gli si è avvicinato un uomo in maglietta e cappellino giallo, con in braccio uno dei “cani guida” dei Lions, presenti oggi in piazza.
L’uomo ha spiegato a Francesco le mansioni del cane, e il Papa ha commentato: “Fate un bel lavoro”. A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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