Promessa e rischio sono i due aspetti che Papa Francesco mette in evidenza nel messaggio per la 56esima Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, ispirato dal brano del Vangelo sulla chiamata dei primi discepoli presso il lago di Galilea, e dai due grandi appuntamenti, da poco conclusi, il Sinodo dei vescovi e la GMG di Panamà, che hanno permesso alla Chiesa di ascoltare i giovani e i loro bisogni e provare a dare loro risposte concrete.
La chiamata di Dio non è ingerenza
Come Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni, gli apostoli pescatori, ciascuno – scrive il Pontefice – è chiamato a confrontarsi con giornate faticose e infruttuose e con altre dove la pesca abbondante ripaga la dura fatica della notte passata in mare a sfidare il vento contrario e le onde. Ma come nella storia di ogni chiamata, ad un certo punto Dio ci regala la sorpresa di incontrarlo, la gioia che sazia la vita anche quando le reti sono vuote.
La chiamata del Signore allora non è un’ingerenza di Dio nella nostra libertà; non è una “gabbia” o un peso che ci viene caricato addosso. Al contrario, è l’iniziativa amorevole con cui Dio ci viene incontro e ci invita ad entrare in un progetto grande, del quale vuole renderci partecipi, prospettandoci l’orizzonte di un mare più ampio e di una pesca sovrabbondante.
Non restare impigliati nelle reti del non-senso
Dio non vuole – prosegue Francesco – che la nostra vita diventi prigioniera dell’ovvio, intrappolata in abitudini quotidiane e inerte di fronte a scelte che invece potrebbero darle significato. Non vuole che ci rassegniamo a vivere alla giornata spegnendo l’inquietudine interiore di cercare nuove rotte per il nostro navigare e pensando che in fondo “non c’è nulla per cui valga la pena impegnarsi con passione”.
Se qualche volta ci fa sperimentare una “pesca miracolosa”, è perché vuole farci scoprire che ognuno di noi è chiamato – in modi diversi – a qualcosa di grande, e che la vita non deve restare impigliata nelle reti del non-senso e di ciò che anestetizza il cuore. La vocazione, insomma, è un invito a non fermarci sulla riva con le reti in mano, ma a seguire Gesù lungo la strada che ha pensato per noi, per la nostra felicità e per il bene di coloro che ci stanno accanto.
Il coraggio di rischiare
Ecco però, insiste il Papa, che per abbracciare questa promessa serve il “coraggio di rischiare”, mettersi in gioco lasciando, come i discepoli sul lago, tutto ciò che ci tiene legati alla nostra piccola barca e non ci consente di scoprire il progetto di Dio: “Quando siamo posti dinanzi al vasto mare della vocazione – è il monito del Pontefice – non possiamo restare a riparare le nostre reti”. Francesco insiste soprattutto sulla chiamata alla vita cristiana che inizia col Battesimo, si sviluppa con la liturgia, la preghiera e la condivisione fraterna e presuppone l’amore verso la Chiesa, che è madre, anche quando scorgiamo sul suo volto le rughe della fragilità e del peccato, infine la testimonianza audace.
“La vita cristiana, poi – prosegue il Pontefice – trova la sua espressione in quelle scelte che, mentre danno una direzione precisa alla nostra navigazione, contribuiscono anche alla crescita del Regno di Dio nella società”. Il riferimento è a chi sceglie di sposarsi in Cristo e costruire una famiglia, ma anche alle tante vocazioni legate al mondo del lavoro, delle professioni, all’impegno nel campo della carità, della solidarietà, della responsabilità sociale e in tutto ciò che rende portatori di una promessa di bene, di amore e giustizia, fino alla scelta totale della vita consacrata.
Nell’incontro con il Signore qualcuno può sentire il fascino di una chiamata alla vita consacrata o al sacerdozio ordinato. Si tratta di una scoperta che entusiasma e al tempo stesso spaventa, sentendosi chiamati a diventare “pescatori di uomini” nella barca della Chiesa attraverso un’offerta totale di sé stessi e l’impegno di un servizio fedele al Vangelo e ai fratelli. Questa scelta comporta il rischio di lasciare tutto per seguire il Signore e di consacrarsi completamente a Lui, per diventare collaboratori della sua opera.
Non siate sordi
A chi trova resistenze interiori, a chi vive la stanchezza della speranza o si trova ad affrontare le correnti avverse della secolarizzazione dove sembra non esserci posto per Dio e per il Vangelo, Francesco propone l’esempio di Maria, simbolo perfetto della vocazione tra promessa e rischio, e in particolare ai giovani dice:
Non c’è gioia più grande di rischiare la vita per il Signore…Non siate sordi alla chiamata del Signore! Se Egli vi chiama per questa via, non tirate i remi in barca e fidatevi di Lui. Non fatevi contagiare dalla paura, che ci paralizza davanti alle alte vette che il Signore ci propone.
Il “sì” di Maria, conclude il Santo Padre, è stato il “sì” di chi vuole coinvolgersi e rischiare, di chi vuole scommettere tutto, senza altra garanzia che la certezza di sapere di essere portatrice di una promessa. Per aiutare i giovani a discernere la propria vocazione, Francesco chiede un rinnovato impegno da parte di tutta la Chiesa, sacerdoti, animatori pastorali, educatori, perché offrano occasioni di ascolto e di discernimento. Chiede, infine, una pastorale giovanile e vocazionale che aiuti la scoperta del progetto di Dio.
Cecilia Seppia – Città del Vaticano per Vaticannews.va