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Papa Francesco: ogni cristiano è chiamato a vivere la santità!

Ogni cristiano è chiamato alla santità, strada da percorrere in spirito di carità, silenzio interiore e nell’eroismo del silenzio esteriore. E’ l’esempio del Beato Rosmini che Papa Francesco rimarca ricevendo in udienza, l’Istituto della Carità, la famiglia religiosa da lui fondata


Gabriella Ceraso – Città del Vaticano

Un’udienza all’insegna dell’ “attaccamento alla Chiesa” e un “rispetto senza limiti per la Santa Sede” raccomandati e vissuti dal Beato Antonio Rosmini. Questo manifesta la presenza di oggi, nella Sala dei Papi, dei membri dell’Istituto della Carità, la Congregazione clericale fondata nel 1800 dal sacerdote e filosofo trentino. E’ Papa Francesco a sottolinearlo ricevendoli e rivolgendo loro un discorso in cui centrale è il tema della carità unito a quello del farsi santi insieme.

Santità è via della riforma della Chiesa

La Congregazione rosminiana è riunita fino al 23 ottobre nel Capitolo generale sul tema evangelico: “Siate perfetti … siate misericordiosi”. “Si tratta – sottolinea il Papa richiamando l’insegnamento del fondatore – di porre in primo piano la lieta notizia che ogni cristiano è chiamato alla santità, e di percorrere insieme questa strada nella carità”:

La santità e l’esercizio delle virtù non sono riservate a pochi, e nemmeno a qualche momento particolare dell’esistenza. Tutti possono viverle nella quotidiana fedeltà alla vocazione cristiana; i consacrati, in particolare, nella fedele adesione alla professione religiosa. In questo senso, il Beato Rosmini pregava: «O Dio, mandaci i tuoi eroi». Era evidente in lui ciò che ho sottolineato nel recente Motu proprio Majorem hac dilectionem sull’eroicità della vita, cioè «un’offerta di vita per gli altri, mantenuta fino alla morte» (n. 5). La santità è la via della vera riforma della Chiesa, che, come ben vide Rosmini, trasforma il mondo nella misura in cui riforma sé stessa.

Carità, fermezza interiore e santa indifferenza

La carità è virtù “al di sopra di tutto”: lo affermava san Paolo e lo rimarcava il Beato Rosmini, denominando la “sua famiglia religiosa” “Istituto della carità”. A questo – ricorda Papa Francesco – il sacerdote trentino accompagnava “una forte fermezza interiore, intrepido nel tacere”:

Il suo esempio vi sproni a progredire nella fecondità del silenzio interiore e nell’eroismo del silenzio esteriore. Questa è la strada che produce frutti di bene e di santità, la strada che hanno percorso i Santi e che la Chiesa indica ad ogni credente. È importante altresì mantenere quella “santa indifferenza” che il vostro Fondatore attinse da Sant’Ignazio di Loyola: senza di essa non è possibile attuare un’autentica carità universale.

Siate uomini dalle mani sempre tese

Carità spirituale, intellettuale e materiale: questo raccomandava il beato Rosmini alla sua famiglia religiosa. Francesco riparte anche da questo per raccomandare in particolare oggi alla Congregazione, “a disporre le opere di carità” in modo tale da “assecondare sempre lo Spirito Santo che indica dove, quando, e come amare”. Fate dell’azione educativa, non “semplice istruzione”, afferma il Papa, ma “carità intellettuale” che parte da “Gesù Cristo, Verbo fatto Carne”; e perfezionate la vostra presenza apostolica:

La vostra presenza apostolica si è irradiata in India, in Tanzania e Kenia, oltre che nell’area degli Stati Uniti d’America e dell’Europa: vi incoraggio ad essere uomini dalle mani sempre tese verso i sofferenti, per portare loro il soccorso della fede e della carità. Penso in particolare ai vostri confratelli e alle Suore rosminiane che operano in Venezuela, chiamati a testimoniare prossimità spirituale e materiale alla popolazione così duramente provata.

Un carisma aperto e a servizio dell’evangelizzazione

Guardando ancora all’attualità, Francesco invita la Congregazione rosminiana a riflettere attentamente sul proprio carisma, ad aprirsi sempre più alle attese della Chiesa e del mondo cogliendo i segni dei tempi e infine a continuare ad offrire un “valido servizio nell’annuncio del Vangelo” coinvolgendo sempre più gli “Ascritti”, ovvero i chierici e laici che “desiderano conseguire la perfezione evangelica in comunione con il vostro Istituto”. Infine una preghiera allo Spirito Santo e un incoraggiamento:

Vi esorto a proporre con costanza e lungimiranza il patrimonio spirituale e dottrinale che avete ereditato. Le inevitabili difficoltà non vi scoraggino, ma vi spingano a confidare sempre in Dio per continuare con gioia e speranza la missione che Lui vi ha affidato. Lo Spirito Santo vi renda strumenti vivi della carità universale nella Chiesa e nel mondo, capaci di aiutare quanti incontrate nel vostro apostolato a rinnovare incessantemente la speranza, che «non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5).

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