Adriana Masotti – Città del Vaticano
Dalla Basilica di San Nicola, Papa Francesco percorre in papamobile il lungo Corso Vittorio Emanuele II in fondo al quale è allestito il palco con l’altare per la celebrazione eucaristica che conclude la sua visita alla città di Bari. L’accoglienza è calorosa. Tra i presenti alla Messa, oltre alle autorità locali, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
La liturgia odierna presenta il brano tratto dal Vangelo di Matteo in cui Gesù esorta i suoi ad un amore senza misura, un amore che comprende anche i nemici. Nell’omelia, Francesco ricorda che l’antica legge di Mosè prevedeva l’occhio per occhio, dente per dente, e che questo era già un progresso perché poneva un limite alla vendetta, ma Gesù porta un’altra legge e dice di non opporsi al malvagio e di rinunciare alla violenza. Il Papa afferma:
Possiamo pensare che l’insegnamento di Gesù persegua una strategia: alla fine il malvagio desisterà. Ma non è questo il motivo per cui Gesù chiede di amare anche chi ci fa del male. Qual è la ragione? Che il Padre, nostro Padre, ama sempre tutti, anche se non è ricambiato. Egli ‘fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti’.
Il modello del cristiano è Dio stesso e Lui è santo. Gesù ci ha dato l’esempio, osserva il Papa, aprendo le braccia sulla croce a chi lo ha condannato e perdonando “chi gli ha messo i chiodi nei polsi”.
Allora, se vogliamo essere discepoli di Cristo, se vogliamo dirci cristiani, questa è la via, non ce n’è un’altra. Amati da Dio, siamo chiamati ad amare; perdonati, a perdonare; toccati dall’amore, a dare amore senza aspettare che comincino gli altri; salvati gratuitamente, a non ricercare alcun utile nel bene che facciamo.
La tentazione per noi è quella di pensare che Gesù esagera quando dice di amare persino i nemici, di pregare per quelli che ci perseguitano. Ma il Papa spiega che “Gesù qui non parla per paradossi, non usa giri di parole. È diretto e chiaro” e che le sue “sono parole volute, precise”. Amare i nemici, sottolinea, è “la novità cristiana. È la differenza cristiana”. L’amore di Gesù è un amore senza misura e confini e a noi chiede “il coraggio di un amore senza calcoli”.
Quante volte abbiamo trascurato le sue richieste, comportandoci come tutti! Eppure il comando dell’amore non è una semplice provocazione, sta al cuore del Vangelo. Sull’amore verso tutti non accettiamo scuse, non predichiamo comode prudenze. Il Signore non è stato prudente, non è sceso a compromessi, ci ha chiesto l’estremismo della carità. È l’unico estremismo cristiano: quello dell’amore.
Papa Francesco invita ciascuno a guardare al proprio cuore e ad applicare l’amore ai nemici “alle persone che ci trattano male, che ci danno fastidio, che fatichiamo ad accogliere”. Non dobbiamo preoccuparci, afferma, della cattiveria degli altri, ma del nostro cuore cominciando a disarmarlo per amore di Gesù.
Il culto a Dio è il contrario della cultura dell’odio. E la cultura dell’odio si combatte contrastando il culto del lamento. Quante volte ci lamentiamo per quello che non riceviamo, per quello che non va! Gesù sa che tante cose non vanno, che ci sarà sempre qualcuno che ci vorrà male, anche qualcuno che ci perseguiterà. Ma ci chiede solo di pregare e amare. Ecco la rivoluzione di Gesù, la più grande della storia: dal nemico da odiare al nemico da amare, dal culto del lamento alla cultura del dono. Se siamo di Gesù, questo è il cammino!
Francesco si fa interprete delle obiezioni che qualcuno potrebbe avanzare: l’ideale è una cosa, la vita è un’altra. Oppure: “Se amo non sopravvivo a questo mondo…”. E risponde che la logica di Gesù “è perdente agli occhi del mondo, ma vincente agli occhi di Dio”. E ricorda che, come dice San Paolo, “la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio”. “Amare e perdonare è vivere da vincitori”, afferma il Papa. Nel Getsemani, Gesù aveva detto a Pietro: “Rimetti la spada nel fodero” e Francesco prosegue:
Nei Getsemani di oggi, nel nostro mondo indifferente e ingiusto, dove sembra di assistere all’agonia della speranza, il cristiano non può fare come quei discepoli, che prima impugnarono la spada e poi fuggirono. No, la soluzione non è sfoderare la spada contro qualcuno e nemmeno fuggire dai tempi che viviamo. La soluzione è la via di Gesù: l’amore attivo, l’amore umile, l’amore ‘fino alla fine’
La richiesta di Gesù è alta, ma noi ce la faremo a raggiungere una meta simile? Il Papa dice che si tratta di “una grazia che va chiesta”. Al Signore dobbiamo chiedere di insegnarci ad amare e a perdonare.
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E va chiesta anche la grazia di vedere gli altri non come ostacoli e complicazioni, ma come fratelli e sorelle da amare. Molto spesso chiediamo aiuti e grazie per noi, ma quanto poco chiediamo di saper amare! Non chiediamo abbastanza di saper vivere il cuore del Vangelo, di essere davvero cristiani.
Francesco conclude esortando a scegliere la strada dell’amore, anche se costa, e a non lasciarsi “condizionare dal pensiero comune”. Se accogliamo “la sfida di Gesù”, dice infine il Papa, “saremo veri cristiani e il mondo sarà più umano”.
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LE PAROLE DI PAPA FRANCESCO ALL’ANGELUS
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