Centomila persone in San Pietro per la benedizione Urbi et Orbi, e cinquantamila per la Santa Messa della Pasqua che dal Vaticano irradia la luce di Cristo Risorto per la Pasqua, in tutto il mondo.
‘Pasqua, è il giorno più bello della storia’ – ha detto Papa Francesco introducendo la Benedizione Urbi et Orbi, affacciato dalla Loggia della Basilica Vaticana, presente anche l’anziano cardinale Simoni.
“Aiuta l’amato popolo ucraino nel cammino verso la pace, ed effondi la luce pasquale sul popolo russo. Conforta i feriti e quanti hanno perso i propri cari a causa della guerra e fa’ che i prigionieri possano tornare sani e salvi alle loro famiglie. Apri i cuori dell’intera Comunità internazionale perché si adoperi a porre fine a questa guerra e a tutti i conflitti che insanguinano il mondo, a partire dalla Siria, che attende ancora la pace.”
Cari fratelli e sorelle, Cristo è risorto!
Oggi proclamiamo che Lui, il Signore della nostra vita, è «la risurrezione e la vita» del mondo (cfr Gv 11,25). È Pasqua, che significa “passaggio”, perché in Gesù si è compiuto il passaggio decisivo dell’umanità: quello dalla morte alla vita, dal peccato alla grazia, dalla paura alla fiducia, dalla desolazione alla comunione. In Lui, Signore del tempo e della storia, vorrei dire a tutti, con la gioia nel cuore: buona Pasqua! a tutti.
Sia per ciascuno di voi, cari fratelli e sorelle, in particolare per gli ammalati e per i poveri, per gli anziani e per chi sta attraversando momenti di prova e di fatica, un passaggio dalla tribolazione alla consolazione. Non siamo soli: Gesù, il Vivente, è con noi per sempre. Gioiscano la Chiesa e il mondo, perché oggi le nostre speranze non si infrangono più contro il muro della morte, ma il Signore ci ha aperto un ponte verso la vita. Sì, fratelli e sorelle, a Pasqua la sorte del mondo è cambiata e quest’oggi, che coincide pure con la data più probabile della risurrezione di Cristo, possiamo rallegrarci di celebrare, per pura grazia, il giorno più importante e più bello della storia.
Cristo è risorto, è veramente risorto, come si proclama nelle Chiese di Oriente. Quel veramente ci dice che la speranza non è un’illusione, è verità! E che il cammino dell’umanità da Pasqua in poi, contrassegnato dalla speranza, procede più spedito. Ce lo mostrano con il loro esempio i primi testimoni della Risurrezione. I Vangeli raccontano la fretta buona con cui il giorno di Pasqua «le donne corsero a dare l’annuncio ai discepoli» (Mt 28,8). E, dopo che Maria di Magdala «corse e andò da Simon Pietro» (Gv 20,2), Giovanni e lo stesso Pietro “corsero insieme tutti e due” (cfr v. 4) per raggiungere il luogo dove Gesù era stato sepolto. E poi la sera di Pasqua, incontrato il Risorto sulla via di Emmaus, due discepoli «partirono senza indugio» (Lc 24,33) e si affrettarono a percorrere diversi chilometri in salita e al buio, mossi dalla gioia incontenibile della Pasqua che ardeva nei loro cuori (cfr v. 32). Quella stessa gioia per cui Pietro, sulle rive del lago di Galilea, alla vista di Gesù risorto non poté trattenersi sulla barca con gli altri, ma si buttò subito in acqua per nuotare velocemente incontro a Lui (cfr Gv 21,7). A Pasqua, insomma, il cammino accelera e diventa corsa, perché l’umanità vede la meta del suo percorso, il senso del suo destino, Gesù Cristo, ed è chiamata ad affrettarsi incontro a Lui, speranza del mondo. Affrettiamoci anche noi a crescere in un cammino di fiducia reciproca: fiducia tra le persone, tra i popoli e le Nazioni. Lasciamoci sorprendere dal lieto annuncio della Pasqua, dalla luce che illumina le tenebre e le oscurità in cui troppe volte il mondo si trova avvolto.
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