Gabriella Ceraso- Città del Vaticano
La pagina del Vangelo di Marco che guida oggi la riflessione di Francesco, racconta due episodi di guarigione da “contemplare più che da riflettere”, spiega, perché indicano “come era una giornata della vita di Gesù”, modello di come dovrebbe essere anche quella dei pastori, vescovi o sacerdoti.
L’ Apostolo descrive Gesù ancora una volta circondato da una “ grande folla, la folla della gente che lo seguiva” o lungo la strada o lungo la riva del mare e di cui Gesù si preoccupava: è così che Dio aveva promesso di accompagnare il Suo popolo, sottolinea il Papa, stando in mezzo ad esso:
Gesù non apre un ufficio di consulenze spirituali con un cartello “Il profeta riceve lunedì, mercoledì, venerdì dalle 3 alle 6. L’entrata costa tanto o, se volete, potete dare un’offerta”. No, non fa così, Gesù. Neppure Gesù aprì uno studio medico con il cartello “Gli ammalati vengono tal giorno, tal giorno, tal giorno e saranno guariti”. Gesù si butta in mezzo al popolo.
E “questa è la figura di pastore che Gesù ci dà”, osserva Francesco raccontando di un “sacerdote santo che accompagnava così il suo popolo” e che la sera per questo motivo, era “stanco”, ma di una “stanchezza reale non ideale”, “di chi lavora” e sta in mezzo alla gente.
Ma il Vangelo odierno insegna anche che tra la folla Gesù viene “stretto” tutt’intorno e “toccato”. Ben cinque volte ricorre questo verbo nella pagina di Marco, fa notare il Papa, sottolineando che così oggi fa il popolo anche durante le visite pastorali, lo fa per “prendere grazia” e questo il pastore lo sente. E mai Gesù si tira indietro anzi, “paga”, anche con la “vergogna” e la “beffa”, “per fare il bene”. Sono queste le “tracce del modo di agire di Gesù” e quindi gli “atteggiamenti del vero pastore”:
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Anche il Pastore, come Gesù, aggiunge ancora Francesco, “finisce la sua giornata stanco”, stanco di “fare il bene” e se il suo atteggiamento sarà questo il popolo sentirà la presenza di Dio viva. Da qui sale al Signore la preghiera di oggi del Papa:
Oggi potremo pregare nella Messa per i nostri pastori, perché il Signore dia loro questa grazia di camminare con il popolo, essere presenti al popolo con tanta tenerezza, con tanta vicinanza. E quando il popolo trova il suo pastore, sente quella cosa speciale che soltanto si sente alla presenza di Dio – e così finisce il passo del Vangelo – “Essi furono presi da grande stupore”. Lo stupore di sentire la vicinanza e la tenerezza di Dio nel pastore.
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