Fame, vero scandalo e peccato: poveri e migranti non sono numeri
La fame, “vero ‘scandalo’ che minaccia la vita e la dignità” di uomini, donne, bambini e anziani. Papa Francesco torna a denunciare una piaga che non esita a definire “ingiustizia” – anzi di più, dice – “peccato”, con la quale “ogni giorno dobbiamo confrontarci”. Lo fa con i partecipanti all’incontro promosso dalla Fondazione Banco alimentare, una “rete di carità” che da 25 anni è impegnata al fianco dei più poveri:
“Non dimenticate che sono persone e non numeri, ciascuno con il suo fardello di dolore che a volte sembra impossibile da portare. Tenendo sempre presente questo, saprete guardarli in faccia, guardarli negli occhi, stringere loro la mano, scorgere in essi la carne di Cristo e aiutarli anche a riconquistare la loro dignità e a rimettersi in piedi. Vi incoraggio ad essere per i poveri dei fratelli e degli amici; a far sentire loro che sono importanti agli occhi di Dio”.
Squilibri anche in società ricche, aggravati da aumento migranti
Il Papa incoraggia i circa 7 mila presenti in Aula Paolo VI e quelli che hanno seguito l’incontro da Piazza San Pietro “a proseguire” nell’impegno di “contrastare lo spreco di cibo, recuperarlo e distribuirlo alle famiglie in difficoltà e alle persone indigenti”.
“In un mondo ricco di risorse alimentari, grazie anche agli enormi progressi tecnologici, troppi sono coloro che non hanno il necessario per sopravvivere; e questo non solo nei Paesi poveri, ma sempre più anche nelle società ricche e sviluppate. La situazione è aggravata dall’aumento dei flussi migratori, che portano in Europa migliaia di profughi, fuggiti dai loro Paesi e bisognosi di tutto”.
Educarci all’umanità
Francesco ricorda due uomini “che non sono rimasti indifferenti al grido dei poveri”: l’imprenditore Danilo Fossati, che diede inizio e promosse “senza voler apparire”, “sempre in punta di piedi”, il Banco alimentare, sul finire del secolo scorso confidò a don Luigi Giussani – fondatore del movimento di Comunione e Liberazione – il disagio per la distruzione di prodotti ancora commestibili di fronte a tanti che in Italia “soffrivano la fame”. Quindi invita a guardare a Cristo che, di fronte alle folle affamate, non ignorò il problema né fece “un bel discorso sulla lotta alla povertà”, ma moltiplicò pani e pesci in abbondanza:
“Possiamo fare qualcosa, di fronte all’emergenza della fame, qualcosa di umile, e che ha anche la forza di un miracolo. Prima di tutto possiamo educarci all’umanità, a riconoscere l’umanità presente in ogni persona, bisognosa di tutto”.
Ingrossare ‘fiume’ della speranza
L’invito del Papa è a seguire l’esempio di Fossati e don Giussani, i quali compresero “che qualcosa doveva cambiare nella mentalità delle persone, che i muri dell’individualismo e dell’egoismo dovevano essere abbattuti”:
“Continuate con fiducia questa opera, attuando la cultura dell’incontro e della condivisione. Certo, il vostro contributo può sembrare una goccia nel mare del bisogno, ma in realtà è prezioso! Insieme a voi, altri si danno da fare, e questo ingrossa il fiume che alimenta la speranza di milioni di persone”.
Carità verso i poveri che incontriamo
Gesù, prosegue il Papa, ci invita a fare spazio nel nostro cuore all’“urgenza” di dare da mangiare agli affamati: la Chiesa ne ha fatto una delle “opere di misericordia corporale”:
“Condividere ciò che abbiamo con coloro che non hanno i mezzi per soddisfare un bisogno così primario, ci educa a quella carità che è un dono traboccante di passione per la vita dei poveri che il Signore ci fa incontrare”.
L’esortazione finale è a non farsi scoraggiare dalle difficoltà ma a gareggiare “nella carità operosa”, sostenuti da Maria: pregando la Madre della Carità, Francesco sollecita i presenti a pensare non a sé stessi ma a una o più persone conosciute “che sono affamate e che hanno bisogno del pane di ogni giorno”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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