Categorie: Sancta Sedes

Papa Francesco prega per l’America Latina: società sia più fraterna

A pochi giorni dalla partenza per il suo nono viaggio apostolico in Ecuador, Bolivia e Paraguay, dal 5 al 13 luglio prossimi, il Papa dedica l’intenzione di preghiera di questo mese ai cristiani dell’America Latina: “Di fronte alle disuguaglianze sociali – si legge – possano dare testimonianza di amore per i poveri e contribuire ad una società più fraterna”. Sulle attese per questa visita, Paolo Ondarza ha raggiunto telefonicamente in Bolivia mons. Eugenio Scarpellini, vescovo di El Alto, città dove il Papa atterrerà mercoledì 8 direttamente dall’Ecuador:

R. – Siamo contentissimi, abbiamo una gioia immensa, siamo in attesa del Santo Padre! C’è un lavoro enorme di preparazione, però lo facciamo con gioia! E speriamo che anche il mondo intero possa cogliere da questa visita del Santo Padre nei tre Paesi dell’America Latina un messaggio grande di attenzione verso un popolo credente. Un popolo che ancora deve crescere nella dignità, nel superamento dei limiti, delle difficoltà, delle crisi e delle ingiustizie che ci sono, ma un popolo che guarda con speranza al futuro.

D. – Il tema della gioia, l’”alegria”, è centrale in questo viaggio. Ed è stato ricordato anche da Papa Francesco in un videomessaggio diffuso in questi giorni…

R. – Esattamente. Lui vuole venire per essere vicino a noi, per percepire le nostre preoccupazioni ma anche per portarci questa gioia del Vangelo. Leggere la nostra vita e su questa vita darci la gioia, la speranza che il Vangelo ci annuncia. Vuole essere, giustamente, il pastore che vive in mezzo alla sua gente, che non solo conosce perché ha informazioni, ma vuole guardare in faccia la gente: vuole vedere gli occhi, le espressioni e cogliere da questi volti la nostra vita in Bolivia e in questa vita inserire la sua parola, il suo messaggio di speranza e di gioia.

D. – Per utilizzare un’espressione cara al Papa, vuole “essere un pastore con l’odore delle sue pecore”…

R. – Esattamente. E lui atterrerà proprio in una grande città che è l’ultima città che è sorta in Bolivia. Pensiamo che 30 anni fa questa città aveva 200 mila abitanti, oggi ne ha più di un milione e 50 mila, con quartieri periferici grandi, con situazioni ancora di mancanza di strutture basilari, quindi con problematiche sociali, di vita, molto preoccupanti. Il Papa atterrerà qui a El Alto, la mia città, la mia diocesi.

D. – Il Papa prega pensando all’America Latina: di fronte alle disuguaglianze sociali i cristiani di queste terre possano dare testimonianza dell’amore per i poveri e contribuire a una società più fraterna…

R. – Sicuramente, in Bolivia si sono fatti passi importanti per superare le disuguaglianze. Passi importanti che però non possono distogliere lo sguardo dalla realtà che abbiamo e che è ancora molto, molto preoccupante. Disuguaglianze a livello di divario economico, fra ricchi e poveri, disuguaglianze  a livello culturale, di accesso all’educazione, disuguaglianze a livello di salute… Tutte queste situazioni ancora preoccupano e stimolano noi tutti, come Chiesa, in generale, a testimoniare la carità. Dobbiamo ricordare che in Bolivia la Chiesa ancora ha molte opere sociali, è al servizio della gente. Abbiamo più di 1.500 scuole, opere di salute, centri per ragazzi con disabilità, orfanotrofi, che sono a carico nostro. Quindi, la Chiesa svolge un lavoro grosso, purtroppo di supplenza. Noi speriamo che la visita del Santo Padre svegli la società intera su queste realtà in modo tale che ci sia un lavoro fatto insieme, fatto in comune, senza pensare se apparteniamo alla Chiesa o alla società civile, se siamo privati o pubblici…

D. – E’ questo l’auspicio che come vescovo formula in vista di questa importante visita del Papa?

R. – Senz’altro. Noi abbiamo fissato due parole, come motivo conduttore di questa visita: rinnovamento e riconciliazione. Il rinnovamento nasce da un desiderio di cambiare atteggiamenti e di essere attenti l’uno all’altro, superare le particolarità e sentire che nella diversità siamo una ricchezza uno per l’altro. La riconciliazione perché dobbiamo mettere da parte quello che può dividerci, negli aspetti  culturali, storici, religiosi. Le diversità, le divisioni del passato non possono continuare a ferire la nostra società, il nostro Paese. Bisogna avere il coraggio di guardare avanti e in Gesù riscoprire il senso del perdono reciproco per unire le forze e camminare verso una società più giusta, più degna per ogni persona che qui vive.

A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana

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